Oggi il nuovo Leviatano non è più lo Stato. Sono i grandi imperi
finanziari, economici ed industriali che usano gli Stati per trovare
accordi che non solo proteggano i loro interessi.
di Turi Comito
E' ormai una moda quella che hanno messo su i governi di mezzo mondo di
fare trattati
segreti o "riservati" se si preferisce. Non si fa a tempo a capire cosa è
il TTIP o il TTP che subito ne salta fuori un altro: il TISA (ne ha
parlato L'espresso 1 e 2).
Sono trattati, accordi, internazionali nel segno della liberalizzazione
degli scambi di merci e prodotti finanziariari (TTIP) e accordi
internazionali nel segno della liberalizzazione, della privatizzazione,
della "deregulation" nel settore dei servizi (TISA). Tutti i servizi:
quelli sanitari, quelli dell'istruzione, quelli dei trasporti, quelli
assicurativi e perfino quelli militari. Compreso, naturalmente, il
"servizio/merce" lavoro. Cioè la possibilità di servirsi di operai,
professionisti, consulenti e quant'altro senza che vi siano barriere
legate, ad esempio, ai contratti collettivi nazionali di lavoro o alle
legislazioni, poco "globalizzate", dei paesi aderenti al trattato.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che trattati di questo genere
intervengono radicalmente nella vita di ogni singolo cittadino di ogni
paese che aderirà a questi accordi. E dovrebbe essere altrettanto chiaro
a tutti che la mancanza di discussione pubblica, di conoscenza su
questi accordi è non una limitazione della democrazia ma il suo
annullamento, la sua liquidazione quale che sia la motivazione che ci
sta dietro.
Le trattative supersegrete relative a questi trattati sono nelle mani
dell'Unione Europea, degli Stati uniti e di parecchi altri paesi
occidentali. Almeno teoricamente. Più realisticamente sono nelle mani
delle grandi multinazionali e dei grandi gruppi di interesse
internazionali che, per interposta persona (cioè attraverso i governi
dei paesi in trattativa), decidono come il mondo dovrà essere da qui a
qualche anno. Tanto per dire: uno dei principali soggetti che ha
pressato governi, parlamenti e parlamentari acché si promuovesse il TISA
è la Coalition of Services Groups. Un gruppo di pressione statunitense
impegnatissimo da un trentennio nelle politiche di globalizzazione e che
include al suo interno membri quali IBM, Google, Citigroup, Walt
Disney, Microsoft, JP Morgan. Insomma il gotha del potere economico,
finanziario, tecnologico oggi esistente.
Indipendentemente dai contenuti - in ogni caso inquietanti almeno per me
- dei trattati di cui si parla, due sono gli elementi significativi,
dal punto di vista politico, di queste operazioni.
Il primo è proprio quello cui si accennava prima: la segretezza delle
trattative e dei trattati. Il TISA prevede che non solo il trattato sia
segreto e segreto debba rimanere, nel caso di approvazione, per almeno
cinque anni, ma che anche le trattative, se non si concludono
positivamente, debbano rimanere segrete per lo stesso periodo di tempo.
Il perché di questa segretezza è evidente. Il popolo è minorenne come
diceva nel celebre monologo Gian Maria Volonté nel film di Elio Petri
"Indagine su un cittadino al si sopra di ogni sospetto". E come tutti i
minorenni, magari pure minorati, il popolo potrebbe fare i capricci:
organizzare manifestazioni di piazza con dentro i no-global pronti a
imbrattare e rompere le vetrine delle banche o dei mac donald's, votare
per partiti contrari ai trattati segreti, insomma si potrebbero creare
situazioni seccanti che nuocerebbero al buon ordine della civiltà dei
consumi. Pertanto meglio mettere tutti di fronte al fatto compiuto
dicendo poi, quando l'ultimo degli ospedali pubblici diventerà una
clinica privata, che "ce lo chiede l'Europa" nel nome del progresso,
della ripresa economica e del benessere di pochi che coincide con la
minchioneria di tutti.
Il secondo elemento che va segnalato è la sostituzione di quella cosa
che chiamiamo Stato democratico con un insieme di regole definite da
multinazionali che, come tutti sanno, non sono strutture democratiche ed
elettive ma strutture sociali gerarchiche organizzate sul potere
economico e sulla capacità che hanno di produrre non benessere
collettivo ma profitto privato.
Hobbes nel suo "Leviatano" indicava lo Stato come il mostro cui ciascun
individuo cedeva una parte della sua libertà per potere vivere in
sicurezza e pace. L'atto era volontario ed era un male necessario per
evitarne un altro ben peggiore: il caos e la violenza di tutti contro
tutti.
Oggi il nuovo Leviatano non è più lo Stato. Sono i grandi imperi
finanziari, economici ed industriali che usano gli Stati per trovare
accordi che non solo proteggano i loro interessi e i loro profitti, ma
li amplifichino e li rafforzino. Il problema è che a questo nuovo
Leviatano nessuno ha ceduto volontariamente alcuna parte della sua
libertà. Semplicemente se l'è presa. Né vi è garanzia che questa
cessione di libertà porti ad una pace e sicurezza maggiori rispetto al
passato.
In compenso questa cessione di libertà è, almeno da punto di vista della
percezione, ampiamente ricompensata con un consumismo di massa sempre
più scintillante, sempre più futuristico, sempre più fascinoso. Ed è
sorretto da una idea di fondo ormai passata in giudicato: che solo la
concorrenza, solo la competizione possano assicurare a tutti il meglio.
Non vi è più posto in una concezione del mondo di questo genere per la
solidarietà (che è sostituita dalla carità volontaria, altrimenti detta
beneficienza, da parte dei supermiliardari di turno), né per
l'inclusione sociale che è sostituita da questa idea finto darwinista
della "meritocrazia" che altro non è - nella pratica - che premio per
chi è più cinico e spregiudicato e più "resistente" ad un mondo fatto di
legge della giungla e del più forte. Ne v'è più spazio per la
partecipazione politica che è delegata agli "esperti", ai "tecnici"
provenienti dalle fila delle multinazionali, ovvero ai politici al
servizio di questi.
E' il ritorno al passato tutto questo. E' la vera unica e sola
"antipolitica". E' l'annullamento di ogni forma di democrazia e il
trionfo dell'oligarchia. E' il ritorno al sovrano assolutista fintamente
illuminato. E' il ritorno al re, al Leviatano, padre e padrone che si
occupa, quando ha tempo e come dice lui, del suo popolo. Minorenne e
minorato.
Però contento e con poco tempo per informarsi. Perfino quando le
informazioni gliele sbattono in faccia (L'Espresso, non un samizat di
anarco-insurrezionalisti, vi ha dedicato spazio e titoli di copertina).
Il popolo, minorenne e minorato, è indaffaratissimo a guardare partite
di calcio in tv, comprare il comprabile salvo bestemmiare se non può
comprarlo, lamentarsi dei politici ladri e osannare i politici servi a
forza di tweet.
E' tutta lì, nei tweet, la nuova frontiera della partecipazione
(anti)politica. Quella che piace al nuovo Leviatano.
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