giovedì 11 giugno 2015

La Grecia, le riforme e il giallo della tabella

di Carlo Clericetti, La Repubblica

Dall’inizio della crisi al 2014, chi ha fatto più riforme nell’Eurozona? Ma quei pigracci dei greci, guarda un po’. E chi è al secondo, terzo e quarto posto? Portogallo, Irlanda e Spagna. Precisamente il drappello dei Pigs (porci), come li chiamano gentilmente in Europa, mentre gli americani si sono inventati un acronimo meno spregiativo, Gipsi (gipsy sono gli zingari). Lo dice l’Ocse, in una tabella pubblicata nel rapporto annuale Going for growth. Ecco la tabella:
OECD-reform-chart
O meglio lo diceva. Perché la tabella è stata pubblicata nella prima versione del rapporto, rilasciata il 9 febbraio, a pagina 111, come precisava su Forbes Steve Keen. Anche un’altra nota commentatrice, Frances Coppola, aveva pubblicato la stessa tabella.
Ma se andavate a cercarla ieri nel rapporto Ocse non la trovavate più, era stata tolta. Abbiamo scritto all’Ocse chiedendo spiegazioni: ancora non c’è stata risposta, ma oggi la tabella è riapparsa, a pagina 109. Non proprio uguale: con un titolo anodino, più piccola e molto meno evidente. E allora, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, come diceva Giulio Andreotti, ci viene da pensar male. Ci viene il sospetto, cioè, che quella tabella, utilizzata dai due commentatori citati per esprimere l’opinione che le mitiche “riforme strutturali” siano inutili per superare la crisi, se non addirittura dannose, sia stata considerata inopportuna, specie in questo momento cruciale della trattativa con la Grecia. E che quindi qualcuno abbia spiegato all’Ocse che era meglio toglierla di mezzo, suggerimento che è stato prontamente seguito. Poi però, rendendosi conto che c’era chi l’aveva già vista, riprodotta e commentata, all’Ocse devono aver pensato che la figuraccia sarebbe stata eccessiva e l’hanno rimessa, ma in tono minore.
Oecd-bis-reform
Anche il titolo dev’essere stato considerato imbarazzante: “Il frutto delle riforme”. Se si considera l’attuale situazione della Grecia, non si può non concludere che quel frutto è immangiabile. Che è quello che sostengono Tsipras e Varoufakis, finora inutilmente, nel braccio di ferro con i partner europei; o, per dirla più chiaramente, con i tedeschi che continuano a bocciare ogni minima variazione del programma imposto dalla Troika.
Forse i greci, che sono con le spalle al muro e rischiano di non poter pagare stipendi e pensioni, finiranno per cedere sulla sostanza, ottenendo magari solo qualche piccola concessione formale che permetta al nuovo governo di non perdere completamente la faccia. Ma se andrà così non sarà una buona notizia né per la Grecia né per l’Europa, perché significherà che la politica reazionaria ed economicamente immotivata seguita finora non cambierà affatto. E di questo dovranno assumersi la responsabilità gli altri paesi europei, che hanno lasciato la piccola Grecia da sola rinunciando all’occasione di imporre la discussione di una svolta che sarebbe stata indispensabile per tutti.

PS: Mi scrive l'economista Sergio Cesaratto: ""Non è la prima volta che accade. Negli anni ´90 pubblicarono e rapidamente ritirarono un rapporto che dimostrava che la flessibilità non serviva. Due anni fa Ecofin ritirò per ripubblicarlo epurato un rapporto in  cui si dimostrava che l'austerità danenggiava il Pil".

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