Ormai l’avrete letto tutti: ieri Jovanotti ha difeso il
lavoro gratuito. Cioè no, non l’ha difeso, ha detto che be’, sì,
insomma, solo quello che ti fa fare esperienza, quello che fai da
giovane, poi quello che lui faceva da giovane, poi la sagra della
ranocchia, poi ha tirato dentro Nietzsche, infine la ciliegina: “non
dovete avere un atteggiamento lamentoso” …
Ecco, a noi di discettare su quello che detto Jovanotti, della
singola parola in più o in meno, non interessa nulla. Basta vedere i
video per capire nella sostanza quello che ne pensa: ovvero che i
giovani si devono muovere, si devono buttare, iniziare a faticare, poi
se qualcosa verrà, bene, magari conosci la persona giusta, qui “bisogna
navigare a vista”…
Ecco, questo è il Jovanotti-pensiero. Magari non ha detto proprio che
“lavorare gratis è giusto” – ma d’altronde chi lo direbbe
esplicitamente? siamo nel 2015 e dire certe cose fa ancora brutto – ma
nella sostanza ha detto le stesse cose che da anni ci dicono governanti
come Monti, la Fornero... Cioè che siamo bamboccioni, siamo coglioni, ci
lamentiamo solo etc.
Jovanotti pare papà, ci mancava solo che diceva: “vedi, il figlio
della signora Anna mò sta faticando, lui sì che si dà da fare”.
Ovviamente il figlio della signora Anna fa le fotocopie aggratis in
un’associazione di preti…
In realtà è peggio di così. Le parole di Jovanotti non sono sparate a
caso, né sono solo l’ennesima variazione sul tema “non siete buoni”. Le
parole di Jovanotti sono sempre perfettamente in linea con la
comunicazione del Governo Renzi. Una comunicazione paracula, che non
dice mica: “vi togliamo i diritti e non vi paghiamo”, come con Expo e il
Jobs Act, ma dice: “e su, vi stiamo dando un’opportunità, dimostrate di
meritarla”. Una comunicazione pensata per fregarci.
È qui che Jovanotti torna utile. Perché i politici ormai i giovani
non li ascoltano, se ne fottono. Mentre Jovanotti è un cantante, parla a
migliaia di ragazzi, che in assenza di riferimenti si trovano lui, il
fratello grande, che gli dice, come ha detto negli ultimi mesi: Renzi è
un grande, ha tanta energia, Landini e gli operai no, sono vecchi,
reazionari etc.
Succede allora che qualche ragazzo inizia a crederci. “Se lo dice
anche Jovanotti sarà vero. Io non sono buono, io non ci provo, io mi
lamento”. E il peso sulle spalle cresce. Si sfoga su chi è come lui ma
osa alzare la voce: “dovete fare sempre i soliti comunisti”. Però il
problema non passa mica così. Il ragazzo si dice: “è colpa mia”. Poi
succede che qualche ragazzo si colpevolizza troppo e si uccide, come a
Pomigliano qualche settimana fa. Perché hai voglia di crederci, ma se il
lavoro non c’è non c’è. E la colpa è proprio degli amici di Jovanotti,
dei Renzi, dei Marchionne...
Ovviamente c’è anche chi reagisce. Noi oggi siamo andati a chiedere
conto a Jovanotti delle sue parole, ma non perché ce ne fregava di
questo personaggetto, ma perché era l’occasione di parlare contro il
lavoro gratuito, di dire a tanti ragazzi: non accettate, non
deprimetevi, non rassegnatevi. Di farci portatori di quella rabbia che
molti ragazzi hanno.
La migliore dimostrazione che avevamo ragione, e che Jovanotti è in
tutto e per tutto in linea con il Governo Renzi, ce l’ha data la DIGOS
che ha impedito e decine di studenti di entrare. Si vede che a loro
piacciono le esperienze di lavoro gratuito, non le esperienze di
democrazia.
Per fortuna, anche se solo nelle forme che ci sono concesse oggi,
tantissima gente si è ribellata alle parole di Jovanotti. Ecco, questo
per noi è un segnale. Appena abbiamo pubblicato la notizia si sono
scatenati migliaia di commenti arrabbiati. Bisognerebbe chiedersi il
perché, invece di sparare cazzate come ha fatto Selvaggia Lucarelli.
Forse perché le parole di Jovanotti sono andate a toccare un nervo
scoperto? Forse perché c’è già tanta gente che lavora aggratis? Forse
perché sono vent’anni che ci rifilano la solfa – smentita
dall’esperienza e da tutti gli studi scientifici – meno diritti, meno
salario uguale più occupazione?
Ecco, questo volevamo dire, e rifiutiamo il cliché di quelli che ce
l’hanno con tutto e tutti. Semplicemente, noi non siamo ragazzi
fortunati. A noi non è stato regalato nessun sogno. A noi è stata
regalata questa realtà. La disoccupazione. Gli stage gratuiti, che dopo
manco ti assumono perché prendono un altro stagista. I contratti a
termine. Gli orari che si allungano a piacere del capo, perché se non
resti non ti rinnovano. L’emigrazione al Nord. Le relazioni affettive
che si allentano, poi si rompono.
Se ci date questa realtà, aspettatevi il nostro odio. Anche se dite
solo una mezza frase, anche se siete simpatici a tutti, anche se fate i
cantanti. Non è un odio stupido, non è quello populista contro i rom. È
quell’odio che ha iniziato a individuare i propri nemici. È quell’odio
che sa essere proposta, apertura di spazi, programma politico
alternativo.
Forse di questo molti hanno paura. Che iniziamo a svegliarci. Perché
su una sola cosa Jovanotti ha ragione: “non bisogna lamentarsi”. Ma non
nel senso che dice lui, ovvero che dobbiamo accettare. Nel senso che ci
serve a noi: che dobbiamo lottare.
Jovanotti è un ragazzo fortunato, e non c’è niente che ha bisogno.
Noi non lo siamo, e c’è tutto che abbiamo bisogno. E dobbiamo cominciare
a prendercelo.
Le compagne e i compagni di “Je so’ pazzo” (Napoli)
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