domenica 6 luglio 2014

LA CAPORETTO EUROPEA DI RENZI di Riccardo Achilli


Il Nostro Eroe fiorentino, che, a beneficio del suo pubblico, tuona contro i banchieri che gli finanziano le campagne elettorali, avrebbe a suo dire riportato, fieramente da Bruxelles, in cambio del voto all'iper-liberista Juncker, una "flessibilità dentro le regole europee". Chiariamo. Flessibilità dentro le regole già esistenti NON significa portare fuori dal Patto di stabilità gli investimenti pubblici, come da obiettivo formulato dal Governo prima del vertice. Significa avere un pò più di tempo per raggiungere l'obiettivo di pareggio strutturale del bilancio, oppure avere la possibilità di usare il margine fra l'effettivo rapporto deficit/PIL e la soglia del 3% per fare investimenti, a patto, però, di realizzare riforme strutturali penalizzanti per la crescita e l'equità distributiva, come quelle del mercato del lavoro, della P.A., del welfare (già il Patto per la Salute appena stipulato contiene una clausola di possibile taglio del Fondo Sanitario Nazionale nel 2015 per esigenze di finanza pubblica) o magari un nuovo round di riforme previdenziali.

Prendiamo i dati ufficiali e le previsioni governative contenuti nel Documento di Economia e Finanza appena pubblicato dal Governo Renzi, aggiornandoli con le stime di crescita, più severe di quelle governative, recentemente proposte dal Centro Studi Confindustria. e facciamo qualche conto. 
Un rinvio di un anno dell'obiettivo di pareggio di bilancio strutturale "varrebbe" uno sconto di circa 7,9 miliardi per il 2015  (il condizionale è d'obbligo. Stiamo infatti parlando di una ipotesi teorica; il rinvio di un anno richiesto dal Governo è stato infatti appena bocciato, proprio mentre Renzi faceva il guappo a Bruxelles) . Poiché però a partire dal 2015 scatta l'obbligo di ridurre di un ventesimo il debito/PIL, con tutti i margini di flessibilità oggi esistenti, ciò comporterebbe una legge di stabilità pari a poco più di 18 miliardi, sempre considerando le stime di crescita. Quindi, al netto di un eventuale beneficio di flessibilità, una ulteriore manovra restrittiva di 10 miliardi, fra maggiori entrate o minori spese, su un'economia esangue. Che poi, considerando anche una stima realistica del servizio del debito, si tradurrebbe in non meno di ulteriori 9 miliardi di risparmi per l'anno successivo, e così via.Guarda caso, anche gli analisti di Mediobanca parlano di una manovra restrittiva di 10 miliardi per l'autunno prossimo ( http://www.huffingtonpost.it/2014/07/03/manovra-correttiva-per-mediobanca-inevitabile_n_5555314.html?utm_hp_ref=italia-economia ), partendo, peraltro, da una stima di crescita intermedia fra le previsioni del Governo e quelle più restrittive, di Confindustria (e di altri analisti, come il Credit Suisse). 

Questo per dire che Renzi ed i suoi non stanno ottenendo assolutamente niente. Una sconfitta che, essendo stata sancita,come impegno programmatico e politico ufficiale, dentro il discorso ufficiale di avvio della Presidenza italiana (in cui lo stesso Renzi ha ribadito il pieno rispetto dei trattati oggi vigenti) non potrà essere ribaltata nei prossimi mesi, e che ci condannerà a continuare a ristagnare nella palude del declino economico e sociale.  

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