Egregio Presidente Renzi, Onorevole Giannini, esimio Sottosegretario Reggi,
chi vi scrive è una professoressa, una donna come tante, che fino ad oggi ha vissuto con entusiasmo il proprio lavoro, spendendosi giorno dopo giorno, ora dopo ora per i propri ragazzi.
Sono 30 anni che insegno, di cui 27 come insegnante di sostegno. Per scelta, sono fiera di precisarlo.
Oltre alla specializzazione per l’insegnamento ai ragazzi disabili, che ai miei tempi constava di un biennio parauniversitario (mica il corsetto di 6 mesi che proponete oggi), con 18 esami, fra cui neuropsichiatria infantile, clinica delle minorazioni, psicologia, pedagogia, normativa scolastica, e annesse prova scritta in Braille e tesi finale, ho conseguito diverse altre specializzazioni: sono specializzata in didattica della musica, sono facilitatore alla comunicazione di primo livello ed ho superato l’esame di accertamento linguistico (lingua inglese) per l’insegnamento all’estero. Oltre agli innumerevoli corsi di formazione in tecniche della comunicazione, ABA, dislessia e quant’altro.
Sono andata a discutere la mia tesi di specializzazione con la media del trenta, questo solo per farVi capire quanto io abbia investito sulla mia formazione.
Ogni mattina mi sveglio e affronto problemi che vanno dalle crisi di un ragazzino autistico all’incapacità di memorizzare di un alunno dislessico, fino alla gestione di crisi epilettiche o psicotiche. Ogni giorno, quando torno a casa, sono talmente stanca che vorrei solo dormire, ma mi metto a cercare materiali utili da mettere sul Cloud che ho creato per tutta la classe. Perché, sì, io faccio sostegno “alla classe”: a me vengono affidati i ragazzi immigrati che non conoscono bene l’italiano, gli alunni con problemi di dislessia, e i famosi BES, i bisogni educativi speciali, OLTRE alle problematiche che devo necessariamente affrontare con gli alunni certificati.
chi vi scrive è una professoressa, una donna come tante, che fino ad oggi ha vissuto con entusiasmo il proprio lavoro, spendendosi giorno dopo giorno, ora dopo ora per i propri ragazzi.
Sono 30 anni che insegno, di cui 27 come insegnante di sostegno. Per scelta, sono fiera di precisarlo.
Oltre alla specializzazione per l’insegnamento ai ragazzi disabili, che ai miei tempi constava di un biennio parauniversitario (mica il corsetto di 6 mesi che proponete oggi), con 18 esami, fra cui neuropsichiatria infantile, clinica delle minorazioni, psicologia, pedagogia, normativa scolastica, e annesse prova scritta in Braille e tesi finale, ho conseguito diverse altre specializzazioni: sono specializzata in didattica della musica, sono facilitatore alla comunicazione di primo livello ed ho superato l’esame di accertamento linguistico (lingua inglese) per l’insegnamento all’estero. Oltre agli innumerevoli corsi di formazione in tecniche della comunicazione, ABA, dislessia e quant’altro.
Sono andata a discutere la mia tesi di specializzazione con la media del trenta, questo solo per farVi capire quanto io abbia investito sulla mia formazione.
Ogni mattina mi sveglio e affronto problemi che vanno dalle crisi di un ragazzino autistico all’incapacità di memorizzare di un alunno dislessico, fino alla gestione di crisi epilettiche o psicotiche. Ogni giorno, quando torno a casa, sono talmente stanca che vorrei solo dormire, ma mi metto a cercare materiali utili da mettere sul Cloud che ho creato per tutta la classe. Perché, sì, io faccio sostegno “alla classe”: a me vengono affidati i ragazzi immigrati che non conoscono bene l’italiano, gli alunni con problemi di dislessia, e i famosi BES, i bisogni educativi speciali, OLTRE alle problematiche che devo necessariamente affrontare con gli alunni certificati.
Lo sa, Presidente Renzi? Ho una cicatrice sul braccio sinistro, causata
da un cutter che un ragazzino autistico era riuscito a trovare nella
cattedra dei bidelli, e per difendere lui da se stesso mi sono ferita
io.
Lo sa, Onorevole Giannini? Spesso sono tornata a casa coi lividi, da
scuola, per un calcio, un pugno, perché ho dovuto contenere un ragazzino
che si sarebbe fatto male.
Lo sa, Sottosegretario Reggi, che mi sono pagata da sola la
supervisione, assolutamente necessaria per non scaricare sui ragazzi i
miei problemi e le mie frustrazioni personali?
E oggi mi sento dire che “non faccio abbastanza”, che rispetto
all’Europa “gli insegnanti italiani lavorano meno”. Ma con quale
faccia!!!
Ognuno di voi, è mai stato un’ora, dico una sola, in cattedra? Avete mai avuto a che fare con un ragazzino autistico che si autolesiona? Conoscete le teorie comportamentiste, l’approccio psicanalitico, le neuroscienze in rapporto all’autismo? Se vi chiedessi quale ritenete più consona sapreste rispondere? No, che non sapreste rispondere. Perché di scuola sapete poco o nulla.
Ognuno di voi, è mai stato un’ora, dico una sola, in cattedra? Avete mai avuto a che fare con un ragazzino autistico che si autolesiona? Conoscete le teorie comportamentiste, l’approccio psicanalitico, le neuroscienze in rapporto all’autismo? Se vi chiedessi quale ritenete più consona sapreste rispondere? No, che non sapreste rispondere. Perché di scuola sapete poco o nulla.
A voi interessa risparmiare.
Ed è per questo che avete montato ad arte una campagna pubblica contro
gli “insegnanti fancazzari”, è per questo che volete raddoppiarci
l’orario di lavoro, a parità di stipendio, si badi bene, in modo da non
dover pagare supplenti e non assumere i precari, è per questo che
propagandate una scuola che sia al contempo succursale dell’ASL, degli
assistenti sociali, dei campi estivi.
SOLO PER RISPARMIARE. Sulla nostra pelle, si intende.
Io sfido chiunque si azzardi a dire che non lavoriamo abbastanza a fare
non dico una mattinata, ma almeno 3 ore in una classe problematica.
Vi invito caldamente a venire a pulire la bava alla bocca di un ragazzo
epilettico, poi a cambiarlo, perché si è urinato addosso, e soprattutto
a rassicurarlo e pregare Dio che la crisi passi presto. Per lui, per i
suoi genitori, per voi stessi che vi trovate di fronte
all’imponderabile.
Vi sfido a contenere la crisi di un ragazzo autistico che sbatte la testa contro al muro e comincia a sanguinare.
Lo sapreste fare? No che non lo sapreste fare…. E allora di cosa parlate?
E i miei colleghi, che gestiscono classi eterogenee, dove si devono
fare fino a 5 versioni differenti dello stesso compito in classe per
andare incontro alle esigenze di ogni alunno, pensate che a casa non
facciano niente?
Fate pure tutti i vostri piani, allora, costringeteci, col plauso del
popolo bue, che non vede l’ora di punire gli “insegnanti fannulloni”, a
fare più di quanto sia umanamente possibile, toglieteci ogni
motivazione, spremeteci come limoni…. Come pensate sarà la scuola, poi?
Ve lo dico io: insegnanti che perderanno ogni motivazione, che
ridurranno la propria disponibilità all’osso, che andranno in burnout a
discapito degli allievi, che non saranno più disposti a fare nulla più
di quanto dovuto.
Da ultimo, una mia personalissima considerazione: ho amato il mio
lavoro, ci ho creduto, mi sono spesa senza riserve, ho fatto molto,
molto più di quanto sarebbe stato richiesto. Oggi, invece, l’unico
pensiero che riesco ad avere è di scappare il più presto possibile,
anche a costo di fare la cameriera.
Un bel risultato, eh? Complimenti, da parte mia e da parte di tutti gli
insegnanti che da anni si prendono cura dei nostri ragazzi, che sono il
nostro futuro.
Annachiara Piffari
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