Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, con una certa
amarezza che gli vela la voce, accetta di parlare di quella che da tutti
viene definita la svolta dell’ex leader di Rifondazione Comunista –
pentito- Fausto Bertinotti. Non è tanto una critica, ma più un
confronto tra chi (come Paolo) ha molto apprezzato il morire comunista
di Berlinguer, il suo esempio, e chi (come Fausto) ha deciso “di buttare
il bambino con i panni sporchi” e apre ad altre idee. Il pensiero
liberale? Per Ferrero significa “tornare indietro”. Quanto allo
stalinismo “non racchiude certo il comunismo”.
Ferrero, come commenta la svolta di Fausto Bertinotti, il
fondatore di Rifondazione Comunista, che oggi critica il comunismo ed
elogia il papa e il liberalismo.
“Ho visto quello che la rete ha pubblicato e faccio due premesse:
non ho ascoltato tutte le parole dell’intervista a Fausto e… lui dice
tante cose, alcune condivisibili altre no, ma io mi soffermerò sul punto
fondamentale della vicenda: l’idea che si esca dalla sconfitta del
comunismo dando centralità al pensiero liberale”.
Uno sbaglio dunque quello di Fausto…
“Aspetti però, arrivo al punto e mi spiego. Se la tesi centrale è
che dalla sconfitta se ne esce con il pensiero liberale io non sono per
nulla d’accordo. E il motivo è questo. Da un lato lui fa un torto alla
storia del movimento comunista che è fatto di tante cose, c’erano i
gulag e negli stessi anni il fronte popolare in Francia conquistava le
ferie per i lavoratori. Parlare degli anni bui dello stalinismo come se
fossero la totalità del comunismo è un errore analitico oltre che
politico. Lo stesso errore Fausto lo fa con il pensiero liberale.
Caricare tutto ciò che c’è di negativo da una parte e il positivo tutto
da un’altra è sbagliato e falso. E poi lui descrive lo stalinismo e non
il complesso del movimento comunista, tanto che sovente la repressione
del dissenso è avvenuta a carico di altri comunisti. Quindi non tutti i
comunisti la pensano allo stesso modo. Quello che lui chiama il
comunismo è lo stalinismo, ma non è certo il comunismo per intero, non
so se mi spiego”.
E Marx che direbbe?
“Anche qui si allude ad una sintesi che non mi trova d’accordo.
Marx si è occupato dell’uguaglianza, il liberalismo della libertà
dell’individuo e il pensiero cattolico della solidarietà. Non la penso
così. Per me al centro del pensiero di Marx c’è l’idea della libertà e
penso che il cuore del marxismo e del comunismo è quello di rendere
liberi gli uomini e le donne. A partire dalla centralità del tema della
libertà Marx si pone l’obiettivo di superare la condizione di schiavitù
economica e di necessità che è propria del modo di produzione
capitalistico. Marx vuole che l’uomo e la donna si sviluppino
liberamente perché non più sottoposti al dominio del bisogno e della
necessità. Questo è il motivo per cui sono comunista. L’uguaglianza è
una precondizione della libertà, insomma”.
Ma la sconfitta del comunismo c’è stata…
“Certo, c’è stata come è ovvio. L’uscita da questa sconfitta
passa per la capacità di superare gli errori valorizzando gli elementi
positivi. E’ sbagliato gettare il bambino con l’acqua sporca e tornare
al pensiero liberale, per me si tratta di una regressione: il pensiero
comunista va oltre il pensiero liberale come dimostra Marx ma anche il
subcomandante Marcos per non fare che un esempio”.
E l’ulteriore passaggio del suo ex leader dall’ultra sinistra atea all’apprezzamento al cristianesimo l’ha stupita?
“Si mischiano troppe cose. Io non ho nulla contro il
cristianesimo, sono un credente, valdese. Per me le categorie della
contrapposizione tra l’essere marxista e la fede non sono il punto. Il
probblema è che Fausto è passato dal ragionare su come fare una
rifondazione del comunismo, e superare alcuni errori, a buttare tutto.
E’ lo stesso percorso che aveva fatto Occhetto negli anni ’90. Io spunti
positivi in mille altre tradizioni culturali ho sempre pensato che ci
fossero. Se il Papa dice delle cose contro l’ingiustizia, bisogna
dialogare con il Papa. La cosa che non condivido per nulla è la
sostituzione: prima c’era il comunismo come palingenesi e adesso si
cerca da una altra parte. Questo non mi convince e mi pare più un
cedimento al “secolo presente” che non una effettiva innovazione nella
ricerca”.
Estremizzando alcuni concetti, c’è chi dice che liberalismo e
comunismo hanno poi in comune il primato dell’economia e l’egemonia di
classe e non viene colto da stupore per le parole di Bertinotti. E poi
c’è il soggettivismo introdotto nel ’68. A questi cosa risponde?
“Non hanno capito cosa è il comunismo, che vuole rovesciare
questi rapporti economici al fine di permettere la libertà delle
persone. Noi ci battiamo contro la precarietà, vogliamo far pagare i
ricchi, ridurre l’orario di lavoro e sconfiggere le politiche
neoliberiste perchè le attuali scelte economiche e sociali sono
distruttive dell’umanità delle persone. Penso ai ragazzi di oggi: lo
sviluppo della tecnologia invece che essere utilizzato per ridurre a
tutti l’orario di lavoro, viene utilizzato per creare milioni di
disoccupati e di precari, producendo una sofferenza enorme quanto
gratuita. sta producendo la precarizzazione. Mia figlia ogni settimana
cerca cosa farà il mese dopo. Il profitto di pochi peggiora la vita a
milioni di persone. Noi ci preoccupiamo delle condizioni economiche
perché abolire l’ingiustizia sociale è la condizione per permettere la
libertà di ogniuna ed ogniuno. Viceversa i liberali fanno finta che la
libertà possa essere conquistata senza mettere in discussione lo
sfruttamento e le diseguaglianze e questa è una mistificazione enorme”.
Quale pensiero invia a Fausto, lo invita a ripensarci o augura il meglio perché ormai le strade sono divise?
“Ascoltandolo ho ripensato a un’intervista a
Berlinguer, era una Tribuna Politica, dove lui diceva di non essere
stato un rivoluzionario da giovane, liberale man mano e poi altro
ancora. No, diceva: “Sono rimasto comunista tutta la vita e considero
l’aver mantenuto gli ideali di gioventù una fortuna, una cosa molto
positiva.” Io condivido il pensiero di Berlinguer e mi dispiace che in
Italia in questo ultimo ventennio le persone che col passare degli anni
sono “diventate liberali” sono diventate tante. Io sono affezionato a
quell’immagine immagine di Berlinguer, dell’intelligenza che aiuta a
sviluppare meglio le passioni di gioventù”.
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