sabato 14 aprile 2012

Accise, proteste contro il Governo da consumatori, sindacati e associazioni


Cinque centesimi al litro. Questo l'aumento dei carburanti previsto dalla cosiddetta riforma della Protezione civile approvata ieri in Consiglio dei ministri attraverso la seguente formula: “le Regioni hanno facoltà di elevare l'imposta regionale sulla benzina di loro competenza sino al massimo di cinque centesimi per litro”. Il testo è passato “in via preliminare”: una formula per dire che non c'è ancora il via libera delle Regioni - in questa materia “interlocutori centrali e imprescindibili”, secondo lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti - che dovrebbe però arrivare dopo la Conferenza Unificata in programma giovedì prossimo. E che sul testo della riforma non ci sia ancora la quadra lo conferma anche il fatto che palazzo Chigi non ha indicato lo strumento legislativo per presentarlo al Parlamento, un disegno di legge oppure un decreto. È probabile però che alla fine si deciderà di procedere con un ddl, anche per consentire una maggiore possibilità di intervento. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, non ha chiuso la porta, pur ricordando “l'incostituzionalità ribadita dalla Consulta”.
I “cinque centesimi” scatenano comunque una bufera sul governo, additato per quello che viene visto da consumatori, sindacati, gestori e imprese del settore come un nuovo aumento delle tasse.
In febbraio la Consulta aveva già bocciato la tassa regionale stabilità del Milleproghe del 2011, poiché lesiva dell'autonomia di entrata e dell'autonomia di spese delle Regioni. Ed ora il Governo attraverso il solito maquillage formale cerca di rendere legale quella che già viene definita “tassa sulla disgrazia”.
Assopetroli-Assoenergia, l'organizzazione che rappresenta le oltre 1.000 imprese attive nella commercializzazione dei prodotti petroliferi, accusa il Governo “di fermare il Paese e con esso l'economia”. Una posizione, questa condivisa anche dai gestori della Figisc Confcommercio e della Faib Confesercenti. “Un atto di irresponsabilità economica -sottolinea il presidente della Faib-Confesercenti, Martino Landi- che rischia di condurre il Paese verso la paralisi”.
La Cna-Fita in una nota ricorda “le imprese in fortissima difficoltà, la crisi di liquidità fomentata dalle banche e da un generalizzato prolungamento dei tempi di pagamento da parte dei nostri committenti, a cui si aggiunge l’aumento del prezzo dei carburanti”. Per questo la Cna-Fita chiede al governo un intervento per “introduzione dell'accisa mobile, sterilizzazione dell'iva sulle accise e maggior impulso alla liberalizzazione della distribuzione carburanti”.
Da un anno a questa parte, il prezzo dei carburanti è aumentato mediamente di 31 centesimi/litro; di questi, 10 sono dovuti all'aumento del petrolio (che ha le quotazioni più alte in assoluto), e ben 21 all'aumento delle imposte. Nei primi tre mesi del 2012 il mercato si è contratto per quasi 900 milioni di litri rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (-8%). Secca la bocciatura anche da parte del responsabile del settore trasporto e logistica di Legacoop Servizi, Alessandro Massarelli, che invita il Governo “a valutare attentamente le conseguenze che l'operazione potrebbe avere sul settore autotrasporto e sulla nazione nel suo complesso”.
Per i presidenti di Federconsumatori, Rosario Trefiletti e dell'Adusbef, Elio Lannutti siamo di fronte a una “vera assurdità”, dopo che la stessa benzina è aumentata in un anno di 43 centesimi con una ricaduta per le tasche dei cittadini di 516 euro. “Come se il Governo non sapesse che tale operazione avrebbe ripercussioni gravissime anche sui prezzi di tutti i beni di largo consumo, trasportati in larga misura su gomma. Per non parlare delle conseguenze sull'andamento dai consumi e sull'intero andamento economico”. Un ulteriore aumento di 5 centesimi aggraverebbe la situazione con una ricaduta di 60 euro portando il complessivo a ben 576 euro annui solo per costi diretti. Inoltre la tassazione a favore dell'Erario, aggiungono, “aumenterebbe, solo per la benzina, di 720 mln annui che si aggiungerebbero a quelli già calcolati per le precedenti tassazioni (9,8 mld) portando il totale alla inaudita cifra di 10,52 miliardi di euro”.

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