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bene la data, non è il primo aprile e quindi non si tratta di uno
scherzo: grazie alle “manovre anti-crisi” del Governo Monti, il debito
pubblico non solo non è diminuito ma è aumentato. A sottolinearlo è
anche l’attento Franco Bechis: “Dal
15 novembre del 2011 al 31 marzo 2012 sono scaduti titoli di Stato di
varia natura per 152.940 miliardi di euro. Monti ne ha rinnovati in
quantità maggiore dello scaduto: 188.288 miliardi di euro. È grazie a
quella differenza, di circa 35,3 miliardi di euro che è aumentato il debito pubblico italiano". E mentre sotto il già pessimo e spendereccio Governo
Berlusconi il debito pubblico aumentava di circa 6 miliardi al mese,
con Monti questo aumento è arrivato addirittura a quota 15,5”.
E
badate bene: non si tratta di “eredita della precedente
amministrazione” ma dell’immobilismo contro le vere caste palesato da
chi sta governando attualmente. I “tecnici” hanno infatti effettuato
operazioni chirurgico-finanziarie per dare qualche ridicolo buffetto ai
super-privilegiati e per riempire di sonori calci nel deretano i già
poveri e i sempre meno “ricchi”. Demagogia? Esagerazione? Allarmismo
complottista? Blasfemia scritta da chi non essendo laureato alla Bocconi
dovrebbe solo tacere? Bene: allora bando alle opinioni e vediamo dati e
fatti partendo dalla riforma del lavoro, un pastrocchio inconcludente
che non ha risolto nulla. I dipendenti statali strapagati ed in alcuni
casi illegittimamente assunti restano dove sono. Gli stipendi d’oro di
persone come Manganelli (che guadagna 4 volte di più del capo dell’Fbi)
nessuno oserà toccarli. Come ha sottolineato Il Fatto, nemmeno i
1.143 alti funzionari, di cui 767 occupano poltrone a cui non hanno
diritto, verranno sfiorati dai tecnici.
La
tanto irrinunciabile riforma dell’articolo 18 rende il licenziamento
più facile asserendo di volersi basare sul “modello tedesco” ma, nei
fatti, trasformandosi in un penoso compromesso dove di rigore germanico
non c’è nulla e di italico-iniquo-corporativistico molto. Un esempio? In
Germania a parità di condizioni un lavoratore guadagna anche il doppio,
nel Bel Paese si depotenziano le tutele ma gli stipendi e i salari
restano inchiodati. L’enorme e non più sostenibile macchina
statale non subirà cure dimagranti, nessun dipendente pubblico
privilegiato dovrà rinunciare a qualcosa. E pensare che persino
Confindustria ha ripetuto ai professoroni che, prima di una presunta
difficoltà di licenziamento, a bloccare gli investimenti in Italia, sono
proprio la tassazione esasperata, la criminalità organizzata, la
burocrazia ottocentesca e la mancanza di infrastrutture.
E l’IMU? La situazione è così apocalittica che non si sa da dove partire per raccontarla.
Magari dalle 41.000 famiglie che vivono in alloggi di cooperative a
proprietà indivisa e che, grazie a Mister Monti, dovranno sopportare un
aggravio fiscale del 1350% rispetto alla formula ICI (dai 45 euro per
70Mq ai 665 di oggi). Queste famiglie, già povere, saranno quindi
definitivamente stroncate. I tecnici espertissimi però festeggiano:
“ben” 500.000 euro in più incassati dallo Stato e Amen. Poi ci sono gli edifici agricoli supertassati con l’assurdità dell’IMU sui fabbricati rurali vasti
(considerati seconde case). Secondo le associazioni di categoria si
tratta di “una doppia tassazione, essendo i fabbricati strumentali
all’attività agricola già tassati quando vengono pagate l’IRPEFe l’ICI
sui terreni”. Dulcis in fundo ci sono i pensionati ricoverati in casa di
riposo che, se hanno la colpa di possedere un appartamento, di sicuro
sono dei super-ricchi e quindi devono pagare nuove tasse, considerato
come seconda casa (che poi questi so anziani: vorranno per caso portarsi
qualche risparmio nella tomba?) quel loro unico piccolo possedimento
nel mattone.
E
così, pian piano, il pareggio di bilancio entra in Costituzione (domani
la proposta sarà valutata al Senato) e si posiziona in posizione
privilengiata rispetto ad altri diritti della collettività che,
evidentemente, sono meno importanti o comunque non utili al
completamento del folle disegno neoliberista. Però è pur vero
che bisogna essere intellettualmente onesti e riconoscere ai montiani un
passo importante verso la crescita: le S.R.L ad un euro; un altro colpo
di genio tipico dei super-dotti che non sarebbe mai venuto in mente ad
un semplice diplomato (con 60/100) in ragioneria. Vabè poi ci sarebbe
anche la “liberalizzazione” che riguarda gli orari d’apertura degli
esercizi commerciali; anche in questo caso un goffo tentativo di emulare
gli stranieri (in questo caso gli anglosassoni): gli italiani hanno
sempre meno soldi da spendere ma i negozi saranno aperti di più. In
ultimo c’è da dire che Monti una conquista l’ha ottenuta: anche la
Chiesa pagherà l’ICI.
Peccato però per quel clamoroso sconto alle fondazioni bancarie.
“Fanno opere di bene”, si giustificano i tecnici. Solo che Sechi su Il
Tempo ci ricorda che queste fondazioni “possiedono quote determinanti
delle grandi banche, e partecipano agli utili, di cui solo una quota
viene ridistribuita in opere di bene. E possiedono un enorme patrimonio
immobiliare su cui non pagheranno un euro”. Vabè ma sono collegate alle
banche ed oramai si è capitato che gli ordini dall’alto hanno deciso: si
devono salvare solo quelle perché il mondo è fatto solo di finanza e
denaro. Per il resto non c’è spazio, tempo e opportunità.Poi certo,
quando tutto mancherà, potrete sempre dire alla cassiera del
supermercato che non avete un euro in tasca ma che può regalarvi qualche
fetta di salame pensando allo "Spread" che è sceso...
La
ricetta disastrosa appare dunque chiara: più tasse, qualche taglio
quasi a casaccio nella spesa pubblica, intoccabilità delle banche e
delle rendite pregresse e zero misure per la crescita. Un ottimo modo
per accompagnare il paese verso una recessione sicura e devastante ed un
relativo aumento del debito. E se da politici arraffoni, pusillanimi e
cialtroni potevamo aspettarci certi errori madornali, da questi
plurititolati proprio no.
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