Un segno dei tempi la
trasmissione di “Report”, del 15 aprile? Speriamo di no e continuiamo a
credere che Milena Gabanelli non sia ancora omologabile ai tanti
giornalisti RAI oramai proni al “pensiero unico” di Monti e dei partiti
che lo appoggiano. Ma guardiamola da vicino questa puntata di “Report”.
Saltiamo a piè pari sull’”intervista” a Monti (e
sull’incredibile ringraziamento a lui rivolto) che quasi ci fa
rimpiangere Emilio Fede e arriviamo alla sostanza della trasmissione.
Dunque, il debito pubblico per “Report” sarebbe da
addebitare all’evasione fiscale commessa da idraulici, tassisti,
parrucchieri, salumieri... Neanche una parola sulle imprese che, sempre
più spesso, grazie ad una vergognosa legislazione comunitaria, pur
operando in Italia, localizzano le loro direzioni nei “paradisi fiscali”
o su manager plurimiliardari, come De Benedetti o Marchionne, che
“evadono le tasse” pigliandosi la cittadinanza svizzera. Neanche una
parola sulla progressiva diminuzione della tassazione ad aziende e
imprese (le aliquote marginali dell’imposta sui redditi più alti sono
passate il Italia dal 72% del 1981 al 43% del 2010, le imposte sui
redditi delle società dal 31,9% al 23,2%; nel 2007, il Governo Prodi con
il “cuneo fiscale” regala in detrazioni fiscali, ad aziende, banche ed
assicurazioni 18 miliardi di euro, ogni anno). Neanche una parola sul
progressivo smantellamento degli Ispettorati del Lavoro, principale
causa di evasione in Italia, al quale “Report” contrappone l’edificante
storia di un imprenditore della ristorazione che, scovato con i
dipendenti non in regola, a causa di non meglio precisati “disguidi
burocratici”, non trova niente di meglio da fare che licenziarli tutti.
No, per “Report” l’evasione fiscale e il debito
pubblico si risolve abolendo il contante e sostituendolo con le carte di
credito e transazioni finanziarie (tra l’altro, una strada intrapresa
da Tremonti che aveva già ridotto le soglie dei pagamenti cash prima a
12.500 euro e poi a 5.000) e obbligando dipendenti e pensionati ad
aprire un conto corrente.
Peccato che nulla venga detto da “Report” sull’uso
sempre più diffuso e “spensierato” di carte di credito (che è diventata
la principale causa di indebitamento per i privati in tutti i paesi
capitalisti, anche per i tassi da usura imposti dalle banche a chi va
“in rosso”) o sul controllo orwelliano dei consumatori determinato dalle
carte di credito.
Nulla di tutto questo: solo qualche frase
sull’arricchimento delle banche che arrivano a pretendere il 3 per cento
sulle transazioni tramite carta di credito (senza parlare dei costi per
il POS) e la presentazione come Vangelo di uno sbalorditivo “studio” di
un istituto, (guarda un po’ facente capo all’A.B.I.) che assicura che
l’uso delle carte di credito risulta essere per i consumatori più
economico e conveniente del contante.
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