venerdì 27 aprile 2012

Miseria fa miseria di Valentino Parlato, Il Manifesto

Sul Financial Times di ieri spiccava un titolo assai eloquente e tempestivo: «Time to say basta to the nonsense of austerity». Parole sante con quel «basta» in corsivo sulle quali dovrebbero riflettere i nostri attuali governanti che di tagli e austerità hanno fatto la loro bandiera.
Vediamo come vanno le cose in Italia secondo una rilevazione dell’Istat e dell’Inps. Nel 2010 quasi la metà dei pensionati (7,6 milioni) ha ricevuto pensioni per un importo medio mensile inferiore a 1.000 euro. Per gli altri 2,4 milioni l’importo delle pensioni non ha superato i 500 euro. In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono in media 15.471 euro l’anno, e sappiamo bene che le medie coprono disparità abissali. Questo è un aspetto dello stato della nostra società, nella quale la disoccupazione è in aumento e i prezzi in rialzo.
Questa la situazione in Italia, ma anche in Spagna e terribilmente in Grecia. Secondo l’Ocse, ad Atene i redditi nel 2011 sono diminuiti di ben il 25 per cento rispetto al 2010. Per questo 2012 la recessione toccherà il 5 per cento mentre la Banca centrale prevede che per il periodo2013-2014 i redditi dei lavoratori del settore pubblico e privato subiranno una ulteriore riduzione di circa il 20 per cento e il tasso di disoccupazione resterà al di sopra del 19 per cento. Lo scorso gennaio, sempre in Grecia, la disoccupazione è arrivata al 21,8 per cento. Dunque la disoccupazione è quasi raddoppiata rispetto al 2010, quando la Grecia si rivolse alla Ue e la Fmi per ottenere prestiti di emergenza con l’impegno di praticare austerità.
Italia e Grecia: due esempi piuttosto significativi di come vanno le cose con la politica del rigore e dell’austerity. Ma il male si sta diffondendo in tutta l’Europa, e non pare che i nostri attuali governanti ne traggano insegnamento e neppure le sinistre (mi pare) si stanno impegnando a frenare questa corsa al disastro, che – tra l’altro – come in Francia fa crescere la destra, nel senso che cresce una disperazione popolare che ha sempre meno fiducia in una sinistra succube dell’austerità risanatrice.
Certo, c’è il debito pubblico e i debiti si debbono pagare. Ma c’è modo e modo di pagarli ed è forte il pericolo che queste imposizioni sul pagamento del debito blocchino la crescita e portino al tanto temuto default. Insomma siamo in una situazione nella quale Monti dice «no al keynesismo vecchio stile». E nel contempo l’altro Mario, Mario Draghi, dice giustamente che ci vuole «subito un patto per la crescita. Troppe tasse creano recessione».
Mio nonno, che non sapeva chi fosse Keynes, mi ripeteva: «Miseria fa crescere miseria». Parole sante e, aggiungo, che il rigore tende ad avvicinarci al rigor mortis. Insomma sarebbe ora di avere il coraggio di finirla con i miti rigoristici e suicidi.

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