giovedì 8 dicembre 2011

Colpo di mano in Toscana contro l’acqua pubblica


A Napoli l’acqua ridiventa pubblica e in Toscana i sindaci dell’Ato 2 (Comuni della provincia di Pisa e in piccola parte di Pistoia, Firenze, Siena e Lucca) vanno nella direzione opposta e tradiscono l’ampia volontà popolare uscita dalle urne lo scorso 13 giugno che chiede la ripubblicizzazione dell’acqua.
 
Lunedì scorso a San Miniato si è consumata questa rottura quando l’assemblea dei sindaci, noncurante del mandato referendario, ha votato il prolungamento della concessione ad Acque SpA fino al 2026. Una decisione presa anche in spregio alla richiesta congiunta Fds-Sel a Pisa e in Regione, oltre a quella di Idv e del movimento, di stralciare la decisione e in spregio all’assenza, nell’assemblea, dei sindaci contrari all’operazione i quali, per diverse ore, avevano tenuto in scacco la riunione facendo mancare il numero legale, finché le pressioni non hanno convinto alcuni refrattari. Il tutto mentre fuori era in corso il presidio di compagni e compagne insieme con militanti del forum dell’acqua, soggetti sociali e politici, che chiedevano, appunto, di stralciare l’argomento dall’odg dell’assemblea.
Il colpo di mano è chiaro ed inequivocabile: a poche decine di giorni dalla scadenza degli Ato e dalla approvazione in consiglio regionale della legge che definirà ruolo e modalità delle nuove Autorities e che esplicitamente, nel testo in discussione, parla di nuovo soggetto pubblico che dovrà subentrare alla scadenza delle singole concessioni, viene deliberato il prolungamento ad Acque spa della gestione. Dunque una chiara scelta contro la ripubblicizzazione, contro l’esito referendario e contro l’indirizzo della Regione Toscana.
Nessuna giustificazione ci può essere per questa scelta, nessuna emergenza per motivarne la tempistica se non quella che gli Ato stanno per scadere e l’unica urgenza è la loro medesima decadenza, per assicurare al gestore una inaccettabile regalia. Da sottolineare, inoltre, la dubbia legittimità della decisione. In breve: il prolungamento della concessione concede anche per successivi anni il 7% della remunerazione del capitale, ossia disapplica il referendum anche in questo campo; il prolungamento della concessione varia qualitativamente un elemento fondamentale della gara europea svolta a suo tempo; la modifica della durata della concessione deve essere semmai sostenuta e decisa dai consigli comunali, e non dai soli sindaci, in quanto è parte fondamentale della scelta da loro votata a suo tempo di affidamento della gestione ad un soggetto esterno. Anche Federconsumatori sostiene le ragioni della illegittimità della scelta e paventa ricorsi amministrativi.
Noi ci sentiamo ancora più impegnati a rispettare il mandato popolare e a contribuire a sanare questo grave strappo. Siamo consapevoli che oggi il tema della ripubblicizzazione, che in Toscana significa trovare le risorse per “rimborsare” il soggetto privato, è difficile proprio per le condizioni di asfissia in cui si trovano i Comuni, schiacciati dall’azzeramento del trasferimento delle risorse e oggi obbligati a scegliere tra tagliare i servizi o scaricare interamente il loro costo sulle spalle dei cittadini; niente però può giustificare la scelta di andare in direzione contraria all’esito referendario.
Per questo ci batteremo per determinare le condizioni di azzeramento di tale scelta, fino a contribuire a costruire un grande fronte politico e sociale che impugni la medesima, e – non secondario – lavoreremo affinché questa scelta scellerata non diventi l’apripista nel resto della Toscana, a partire dall’Ato 3 (Firenze, Prato e Pistoia).
Una brutta pagina che chiede di impegnarci ancora di più, in questa battaglia che si apre la quale può diventare il volano per far crescere e radicare la Costituente dei Beni Comuni.

(Monica Sgherri è Capogruppo di “Federazione della Sinistra – Verdi” Consiglio Regionale della Toscana)
(Stefano Cristiano è Segretario Regionale Rifondazione Comunista – FdS)

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