"Come in Fiat la brutalità di Marchionne ha cancellato il
contratto nazionale e ha costruito il consenso alla schiavitù del lavoro
(...), così il governo Monti costruisce il consenso alla schiavitù del
paese rispetto al diktat della speculazione sul debito". Sabato
un'assemblea nazionale a Roma
Dobbiamo fermarli! Così concludevamo l'appello lanciato nel
luglio scorso contro l'Europa delle banche e della speculazione
finanziaria, appello che portò all'assemblea di Roma del 1° ottobre.
Quando siamo partiti c'era ancora il governo Berlusconi e la politica
economica dettata dalla finanza internazionale si era scatenata
soprattutto sulla Grecia. Pensavamo che sarebbe arrivata da noi, visto
che l'Ue di oggi ne è una pura esecutrice, tuttavia non potevamo
prevedere che tutto sarebbe precipitato così in fretta. Invece l'attacco
speculativo al debito pubblico italiano e a quello di tutti i
principali paesi dell'Ue, e il contemporaneo totale fallimento del
governo Berlusconi, hanno portato a far sì che il governo unico delle
banche divenisse il concreto governo della Repubblica italiana.
Ora che
la lettera della Bce è diventata formalmente programma di governo, ciò
che sembrava largamente diffuso nell'opinione pubblica e soprattutto
nella grande informazione, non lo è più. Come in Fiat la brutalità di
Marchionne ha cancellato il contratto nazionale e ha costruito il
consenso alla schiavitù del lavoro rispetto alla globalizzazione, così
il governo Monti costruisce il consenso alla schiavitù del paese
rispetto al diktat della speculazione sul debito.
Eppure basterebbero poche cifre, per dare l'idea della brutalità, e
anche della follia dell'offensiva che stiamo subendo. La manovra lacrime
e sangue del governo porta via dalle nostre tasche sostanzialmente 30
miliardi di euro. Secondo la Cgia di Mestre la somma complessiva delle
manovre adottate dal governo Berlusconi e da quello Monti, porta via,
entro la fine del 2014, 208 miliardi di euro. E' una cifra enorme, in
gran parte, almeno al 90%, pagata dai lavoratori, dai pensionati, dai
poveri.
Eppure non basterà. Con i tassi di interesse attuali sui buoni
del tesoro l'Italia dovrà pagare dagli 80 ai 90 miliardi all'anno solo
per gli interessi sul debito. Quindi nello stesso periodo di tempo ci
vorranno dai 250 ai 300 miliardi solo per pagare gli interessi sul
debito, senza intaccarlo minimamente nella sua dimensione complessiva.
Queste aride cifre ci dicono che le manovre non basteranno, che si dovrà
tagliare ancora e che tutto questo provocherà ulteriori disastri
all'economia. E' la medicina greca, adottata da tutti i governi
dell'Europa, cambiando solo le dosi a seconda del Paese a cui viene
applicata. Oggi pare che in Grecia l'Ue chieda il licenziamento di
150mila dipendenti statali, fatte le proporzioni sarebbe quasi un
milione da noi. Si fanno le manovre, si scopre che non bastano perché
l'economia si deprime ancora di più e quindi si torna a farne delle
altre, mentre il debito resta sempre lì a imporci la sua schiavitù. E'
un meccanismo di semplice usura, quello a cui i governi europei sotto il
dettato della finanza internazionale e delle banche stanno sottoponendo
i loro cittadini. Il governo Monti è espressione di questa politica
fallimentare. Nello stesso tempo si affossa la democrazia. In Grecia il
primo ministro Papandreu è stato sostituito quando voleva fare un
referendum sulle misure dettate dall'Europa. In Italia si è fatto il
governo Monti, per non andare al voto, perché lo spread non voleva.
Qui bisogna essere chiari. La stima personale che abbiamo nei confronti del presidente della Repubblica non cancella il fatto, ormai riconosciuto in Italia e all'estero, che stiamo precipitando verso un modello di governo più monarchico che repubblicano. Nella nostra democrazia costituzionale non sono previsti governi del presidente, governi del sovrano, e il precedente è inquietante. Immaginiamo infatti se al posto di Napolitano ci fossero altre personalità, simili ad altri presidenti che hanno esercitato la loro funzione nella storia della nostra Repubblica. Immaginiamo come potrebbero utilizzare il potere presidenziale che si è così creato. Sì, dobbiamo essere preoccupati profondamente per la crisi della nostra democrazia. E d'altra parte, cosa si sta realizzando in Fiat se non prima di tutto la cancellazione delle libertà fondamentali di sciopero e di rappresentanza per i lavoratori del gruppo?
Qui bisogna essere chiari. La stima personale che abbiamo nei confronti del presidente della Repubblica non cancella il fatto, ormai riconosciuto in Italia e all'estero, che stiamo precipitando verso un modello di governo più monarchico che repubblicano. Nella nostra democrazia costituzionale non sono previsti governi del presidente, governi del sovrano, e il precedente è inquietante. Immaginiamo infatti se al posto di Napolitano ci fossero altre personalità, simili ad altri presidenti che hanno esercitato la loro funzione nella storia della nostra Repubblica. Immaginiamo come potrebbero utilizzare il potere presidenziale che si è così creato. Sì, dobbiamo essere preoccupati profondamente per la crisi della nostra democrazia. E d'altra parte, cosa si sta realizzando in Fiat se non prima di tutto la cancellazione delle libertà fondamentali di sciopero e di rappresentanza per i lavoratori del gruppo?
L'economia della globalizzazione, se non viene
contrastata distrugge la democrazia, nella fabbrica, nella società,
nelle istituzioni. E il governo Monti non ha nemmeno un centesimo di
anticorpo culturale per opporsi a questa deriva.
Per reggere dobbiamo ripartire dall'opposizione a questo governo, alla logica e ai principi che lo ispirano, ai mandati che deve eseguire.
Il 17 a Roma ci troviamo proprio per questo. Per costruire un punto di vista alternativo a quello del governo delle banche che domina l'Europa oggi e per essere coerentemente alternativi al governo Monti e a chi lo sostiene. La situazione è troppo grave per limitarci a chiedere il cambiamento a questa o a quella misura. E' la schiavitù del debito che va rovesciata, e con essa, in tutta Europa, i governi che se ne sono fatti interpreti. E' una grande sfida democratica, decisiva per non precipitare nella barbarie, nelle guerre tra i poveri, nei razzismi, che crescono come sempre nella storia europea in tempi di crisi. Bisogna dire basta alle politiche liberiste che ci governano da trent'anni e che ci hanno portato a questa crisi. E' necessaria l'unità tra chi si oppone oggi da sinistra al governo Monti. La situazione è troppo grave perché si possa continuare così e a mobilitarsi in ordine sparso. E' allarme rosso, compagni e compagne, dobbiamo unirci per lottare contro chi ci vuole distruggere e l'assemblea del 17 a Roma vuole mandare questo chiarissimo messaggio.
Per reggere dobbiamo ripartire dall'opposizione a questo governo, alla logica e ai principi che lo ispirano, ai mandati che deve eseguire.
Il 17 a Roma ci troviamo proprio per questo. Per costruire un punto di vista alternativo a quello del governo delle banche che domina l'Europa oggi e per essere coerentemente alternativi al governo Monti e a chi lo sostiene. La situazione è troppo grave per limitarci a chiedere il cambiamento a questa o a quella misura. E' la schiavitù del debito che va rovesciata, e con essa, in tutta Europa, i governi che se ne sono fatti interpreti. E' una grande sfida democratica, decisiva per non precipitare nella barbarie, nelle guerre tra i poveri, nei razzismi, che crescono come sempre nella storia europea in tempi di crisi. Bisogna dire basta alle politiche liberiste che ci governano da trent'anni e che ci hanno portato a questa crisi. E' necessaria l'unità tra chi si oppone oggi da sinistra al governo Monti. La situazione è troppo grave perché si possa continuare così e a mobilitarsi in ordine sparso. E' allarme rosso, compagni e compagne, dobbiamo unirci per lottare contro chi ci vuole distruggere e l'assemblea del 17 a Roma vuole mandare questo chiarissimo messaggio.
Nessun commento:
Posta un commento