giovedì 15 dicembre 2011

No al debito, no a Monti. Il 17 assemblea a Roma di Giorgio Cremaschi

"Come in Fiat la brutalità di Marchionne ha cancellato il contratto nazionale e ha costruito il consenso alla schiavitù del lavoro (...), così il governo Monti costruisce il consenso alla schiavitù del paese rispetto al diktat della speculazione sul debito". Sabato un'assemblea nazionale a Roma

Dobbiamo fermarli! Così concludevamo l'appello lanciato nel luglio scorso contro l'Europa delle banche e della speculazione finanziaria, appello che portò all'assemblea di Roma del 1° ottobre. Quando siamo partiti c'era ancora il governo Berlusconi e la politica economica dettata dalla finanza internazionale si era scatenata soprattutto sulla Grecia. Pensavamo che sarebbe arrivata da noi, visto che l'Ue di oggi ne è una pura esecutrice, tuttavia non potevamo prevedere che tutto sarebbe precipitato così in fretta. Invece l'attacco speculativo al debito pubblico italiano e a quello di tutti i principali paesi dell'Ue, e il contemporaneo totale fallimento del governo Berlusconi, hanno portato a far sì che il governo unico delle banche divenisse il concreto governo della Repubblica italiana. 
Ora che la lettera della Bce è diventata formalmente programma di governo, ciò che sembrava largamente diffuso nell'opinione pubblica e soprattutto nella grande informazione, non lo è più. Come in Fiat la brutalità di Marchionne ha cancellato il contratto nazionale e ha costruito il consenso alla schiavitù del lavoro rispetto alla globalizzazione, così il governo Monti costruisce il consenso alla schiavitù del paese rispetto al diktat della speculazione sul debito.
Eppure basterebbero poche cifre, per dare l'idea della brutalità, e anche della follia dell'offensiva che stiamo subendo. La manovra lacrime e sangue del governo porta via dalle nostre tasche sostanzialmente 30 miliardi di euro. Secondo la Cgia di Mestre la somma complessiva delle manovre adottate dal governo Berlusconi e da quello Monti, porta via, entro la fine del 2014, 208 miliardi di euro. E' una cifra enorme, in gran parte, almeno al 90%, pagata dai lavoratori, dai pensionati, dai poveri
Eppure non basterà. Con i tassi di interesse attuali sui buoni del tesoro l'Italia dovrà pagare dagli 80 ai 90 miliardi all'anno solo per gli interessi sul debito. Quindi nello stesso periodo di tempo ci vorranno dai 250 ai 300 miliardi solo per pagare gli interessi sul debito, senza intaccarlo minimamente nella sua dimensione complessiva. Queste aride cifre ci dicono che le manovre non basteranno, che si dovrà tagliare ancora e che tutto questo provocherà ulteriori disastri all'economia. E' la medicina greca, adottata da tutti i governi dell'Europa, cambiando solo le dosi a seconda del Paese a cui viene applicata. Oggi pare che in Grecia l'Ue chieda il licenziamento di 150mila dipendenti statali, fatte le proporzioni sarebbe quasi un milione da noi. Si fanno le manovre, si scopre che non bastano perché l'economia si deprime ancora di più e quindi si torna a farne delle altre, mentre il debito resta sempre lì a imporci la sua schiavitù. E' un meccanismo di semplice usura, quello a cui i governi europei sotto il dettato della finanza internazionale e delle banche stanno sottoponendo i loro cittadini. Il governo Monti è espressione di questa politica fallimentare. Nello stesso tempo si affossa la democrazia. In Grecia il primo ministro Papandreu è stato sostituito quando voleva fare un referendum sulle misure dettate dall'Europa. In Italia si è fatto il governo Monti, per non andare al voto, perché lo spread non voleva.
Qui bisogna essere chiari. La stima personale che abbiamo nei confronti del presidente della Repubblica non cancella il fatto, ormai riconosciuto in Italia e all'estero, che stiamo precipitando verso un modello di governo più monarchico che repubblicano. Nella nostra democrazia costituzionale non sono previsti governi del presidente, governi del sovrano, e il precedente è inquietante. Immaginiamo infatti se al posto di Napolitano ci fossero altre personalità, simili ad altri presidenti che hanno esercitato la loro funzione nella storia della nostra Repubblica. Immaginiamo come potrebbero utilizzare il potere presidenziale che si è così creato. Sì, dobbiamo essere preoccupati profondamente per la crisi della nostra democrazia. E d'altra parte, cosa si sta realizzando in Fiat se non prima di tutto la cancellazione delle libertà fondamentali di sciopero e di rappresentanza per i lavoratori del gruppo? 
L'economia della globalizzazione, se non viene contrastata distrugge la democrazia, nella fabbrica, nella società, nelle istituzioni. E il governo Monti non ha nemmeno un centesimo di anticorpo culturale per opporsi a questa deriva.
Per reggere dobbiamo ripartire dall'opposizione a questo governo, alla logica e ai principi che lo ispirano, ai mandati che deve eseguire.
Il 17 a Roma ci troviamo proprio per questo. Per costruire un punto di vista alternativo a quello del governo delle banche che domina l'Europa oggi e per essere coerentemente alternativi al governo Monti e a chi lo sostiene. La situazione è troppo grave per limitarci a chiedere il cambiamento a questa o a quella misura. E' la schiavitù del debito che va rovesciata, e con essa, in tutta Europa, i governi che se ne sono fatti interpreti. E' una grande sfida democratica, decisiva per non precipitare nella barbarie, nelle guerre tra i poveri, nei razzismi, che crescono come sempre nella storia europea in tempi di crisi. Bisogna dire basta alle politiche liberiste che ci governano da trent'anni e che ci hanno portato a questa crisi. E' necessaria l'unità tra chi si oppone oggi da sinistra al governo Monti. La situazione è troppo grave perché si possa continuare così e a mobilitarsi in ordine sparso. E' allarme rosso, compagni e compagne, dobbiamo unirci per lottare contro chi ci vuole distruggere e l'assemblea del 17 a Roma vuole mandare questo chiarissimo messaggio.

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