sabato 10 dicembre 2011

Tagli, la rivolta della Casta

Parlamentari contro il dimezzamento dell'indennità previsto da Monti.

Loro di equità non vogliono sentir parlare. Non appena è circolata la notizia del taglio delle indennità per i parlamentari, Camera e senato si sono messe in moto con insospettabile efficienza e hanno iniziato a dar battaglia.
 
Secondo quanto previsto dal decreto salva-Italia, dopo la cancellazione del vitalizio, anche l'indennità è destinata a essere dimezzata. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio, però, ha espresso parere negativo sul settimo comma dell'articolo 23 della manovra.
Si tratta della norma che prevede l'equiparazione degli stipendi di amministratori, consiglieri, sindaci e - appunto - parlamentari a quelli dei colleghi europei. Il tutto a partire dal primo gennaio.
PARLAMENTARI, NABABBI IN ITALIA.
Al momento, l'indennità di un deputato italiano ammonta a 11.704 euro, al netto della diaria. La media delle retribuzioni nell'Eurozona - a cui la manovra fa riferimento - è di 5.339 euro: meno della metà.
A far insorgere la Casta è stata la previsione del ricorso a un decreto di governo nel caso, sempre più probabile, in cui la commissione guidata dal presidente Istat, Enrico Giovannini, non depositi lo studio di comparazione entro fine anno. 
LA CAMERA PUNTA I PIEDI.
La prima commissione di Montecitorio ha puntato i piedi e bocciato il comma: «Tocca a noi decidere come procedere», hanno fatto sapere i deputati. Stessa scena si è verificata a Palazzo Madama: «Quell'intervento, giusto nel merito, lede l'autonomia del parlamento», ha spiegato  il senatore questore Benedetto Adragna. «Se non lo faranno prima i colleghi della Camera, il nostro collegio dei questori depositerà un emendamento correttivo. Puntiamo all'equiparazione ai parlamentari europei, con tutto ciò che ne consegue».
I BENEFIT PESANO SU BRUXELLES.
Parlamentari europei che guadagnano circa 5.900 euro netti, ma con benefit decisamente onerosi: i collaboratori, infatti, sono tutti a carico di Bruxelles, che concede anche un lauto rimborso spese ai propri deputati. 
Ragion per cui l'agganciamento delle retribuzioni a quelle dell'Europarlamento farebbe lievitare i costi delle Camere, anziché ridurli. Un calcolo che ha convinto i relatori della Camera a presentare un emendamento più in linea col progetto Monti.
LA MUSSOLINI: «ISTIGAZIONE AL SUICIDIO».  Il questore di Montecitorio, Gabriele Albonetti, ha cercato di mediare: «Dobbiamo parametrarci a un regime molto più rigido e individuare quale sia la soglia effettiva delle indennità nette, perché il lordo non fa testo, la fiscalità è diversa da paese e paese». 
Tra i parlamentari, Lamberto Dini si è fatto capofila del movimento di protesta: «Le nostre retribuzioni sono già sotto la media Ue», ha tuonato. Alessandra Mussolini, poi, ha dichiarato che il solo fatto di togliere il vitalizio è, né più né meno, una «istigazione al suicidio». Figurarsi l'indennità.

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