venerdì 9 dicembre 2011

Professor Monti, forse è meglio che se ne vada


Il governo Monti si è insediato per due fenomeni diversi. Nell’ultimo periodo i mercati hanno lavorato contro il governo Berlusconi ritenendolo inaffidabile. Ciò ha determinato agli occhi di molti la caduta del governo di centro destra in Italia. Ma da tempo una vasta parte del paese aveva mandato a dire che quel governo non lo rappresentava più. 
Per convenienza i media e i commentatori politici hanno dato enfasi al primo fenomeno. Sul secondo, frutto del lavoro politico di soggetti soprattutto non istituzionali, si è preferito glissare. Cosa avrebbero potuto fare i mercati e i poteri come il Presidente della Repubblica se attorno a Berlusconi ci fosse stato un forte consenso?
Se il suo populismo e quello della Lega avessero ancora mascherato la crisi? Un pezzo di popolo che ha resistito ai 17 anni di berlusconismo ha dato il suo contributo ad una battaglia che si sperava finale e ha salutato il governo Monti come un governo della possibile svolta. Svolta in che senso? Questo popolo aveva ben chiare la dimensione e la profondità della crisi. Non ha bisogno di un governo di professori per conoscerla
La conosce tutti i mesi quando fa i salti mortali per arrivarci alla fine con il magro stipendio. Lo conosce tutte le volte che la banca li chiama perché bisogna pagare la rata del mutuo sulla casa. Lo conosce tutte le volte che rimanda una visita medica perché i soldi non ci sono e la mutua non la passa o la aspetta per tre o quattro mesi anche se sarebbe meglio farla subito. Ma subito bisogna pagare. La conosce quando fa l’ennesimo colloquio di lavoro e si torna a casa col cuore stretto nell’attesa che poi andrà delusa.
Questo popolo, caro professor Monti, si è battuto perché qualcuno prendesse in mano le redini della situazione, chiamasse ai sacrifici, sì, ma chi aveva la possibilità di farli senza dover fare sempre di piu i conti con i centesimi. Davvero Lei pensa che si esageri? Beh, ha speso tre settimane a “studiare” la manovra, era meglio se spendeva un paio di giornate tra le periferie delle città chiedendo alle parrocchie quanti sono quelli che assistono con il pacco viveri, chiedendo ai comuni quante domande di assistenza stanno piovendo sulle scrivanie dei sindaci. La Sua manovra condanna questa parte della società.
Non a caso, quanti di loro hanno voce, hanno riempito il web di proteste, hanno sbeffeggiato la sua manovra e se stessi per aver nutrito una speranza? Perché Lei la speranza nel cambiamento la ammazza. Forse non Le importa, forse il cambiamento a Lei non interessa. Lo vediamo anche dalle piccole cose, come andare a Porta a Porta.
Se i suoi numeri sono giusti, ma su questo abbiamo molti dubbi, se davvero bastano 30 miliardi per raddrizzare la situazione le segnaliamo che sono lo 0,6% del patrimonio del 10% degli italiani più ricchi. Pensi, una misera tassa dello 0,6% su persone che possiedono oltre 5.000 miliardi e voilà, secondo Lei il problema non c’è più. Poi avrebbe potuto dedicarsi con attenzione alla riforma dello Stato, ai tagli, alle misure mirate per il rilancio dell’economia. I mercati sarebbero stati soddisfatti, a loro interessano soldi veri e la patrimoniale glieli assicura.
Invece dobbiamo pensare che è bene che Lei se ne vada. Meglio se a farLa cadere siamo noi anziché Berlusconi. Che oggi ringrazia per la rottura a sinistra e per aver fatto quello che avrebbe voluto fare e non c’era mai riuscito. Perché oggi al Pdl può riuscire da rappattumare lo schieramento precedente, può lasciarla bollire un altro paio di mesi e poi può portarci alle elezioni. No, professor Monti, è meglio se lei se ne va subito. I mercati? Ma a loro serve denaro fresco, non importa da dove viene.
 
Claudio Mezzanzanica - il manifesto

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