sabato 3 dicembre 2011

Marchionne, quando fai un’auto che vende?

La quota di mercato del Gruppo Fiat in Italia continua a calare. Il Gruppo è ormai al 28,04%, mentre le immatricolazioni a marchio Fiat crollano di un ulteriore 14,39% e quelle a marchio Alfa Romeo rovinano del 17,93%. Cresce solo Lancia.
 
Era prevedibile. Da quanto tempo Fiat non fa una macchina vincente? I piccoli buoni andamenti della 500 non fanno un successo di mercato, semmai di nicchia. Per il resto, da decenni, la Fiat continua ad essere assente in alcuni segmenti strategici e non è stata capace di creare fin qui alcun successo di mercato tipo la Punto, o le concorrenti Yaris, Golf, eccetera. Soprattutto non c’è riuscito Marchionne, al vertice da quasi otto anni con grande spreco di superlativi.
Come si sa, in compenso, il coriaceo manager italo-elvetico-canadese ha chiesto agli operai di smetterla di perdere tempo, di fare meno pause, di assentarsi di meno, di lavorare di più. Per produrre cosa? Macchine che non vendono, macchine sbagliate, incapaci di competere. Tant’è che i marchi perdono quote di mercato. Domanda: ai dirigenti, ai designer, agli ingegneri, al top management strapagato, a se stesso, cioè a quelli che pensano e progettano le macchine, cosa ha chiesto? Ha detto che li caccia (e si caccia) se non fanno un’auto vincente entro domani? Non risulta.
Risulta invece che Marchionne minacci di lasciare l’Italia, come dire: “se qui non si può lavorare adeguatamente, vado altrove”. A me però non risulta che in Italia ci siano vincoli particolari per ideare una macchina di successo. Ci sono problemi ambientali, sindacali, politici per questo? Direi di no. Forse lui si riferisce alla produzione, agli operai, alle relazioni industriali…
Fantastico, e tipicamente italiano: uno deve fare macchine vincenti; non le fa; se la prende con quelli che dovrebbero produrle a minor costo. E tutti applaudono. Ma una macchina che non vende, se la produci a minor costo, non è che vende di più! Migliora solo il dato di bilancio, non quello di mercato.
Logica vorrebbe che uno prima si impegna a fare auto che vendono, POI, o parallelamente, se la prende (comprensibilmente) con chi è assenteista, con chi non ha capito che i tempi sono cambiati, con le corporazioni. Non PRIMA. Del resto, in quel caso, chi potrebbe dargli torto? “Ma come io mi sbatto, disegno una macchina vincente, perfetta, che ne potremmo vendere a milioni, aiutando il Paese con occupazione e crescita, facendo dunque ciò che Fiat, per storia e ruolo, ha il dovere di fare (avendo anche preso denaro a tonnellate dalle tasche degli italiani per decenni)… e poi gli operai che fanno? Non collaborano, producono meno, male, lentamente, non sono competitivi, costano troppo!? Eh no, questo è disfattismo!” In quel caso, tutti zitti… Ma le cose non sono andate così.
Eppure a sentire tutti, anche i politici, soprattutto di sinistra… Marchionne è un figo, uno che ha il pugno di ferro, uno da seguire, un innovatore, un rivoluzionario. Capacità di M&A, certamente ne ha. Ma le macchine belle, quelle che poi tutti vogliono comprare, quelle che gli altri si affrettano a imitare, non le sa fare. Se l’auto fosse uno dei business della Fiat, glielo si potrebbe forse perdonare. Ma la Fiat fa SOLO auto…
 
Simone Perotti, www.ilfattoquotidiano.it

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