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Sabato 10 Dicembre 2011 10:44 |
Sono vent’anni che la valle di Susa formula inutilmente la stessa domanda: per favore, volete spiegarci a cosa serve la Torino-Lione?
Appena insediatosi al governo, il super-banchiere Corrado Passera
risponde a modo suo, cioè come tutti gli altri ministri che l’hanno
preceduto: la linea Tav si deve fare, punto e basta. L’Italia
– persino quella di oggi, con l’acqua alla gola – non ha tempo per
rispondere a trascurabili domande del tipo: perché mai gettare al vento
20 miliardi di euro per un’opera inutile? E così, al posto della
risposta tanto attesa, ai valsusini viene ancora una volta riservato il
solito trattamento: repressione, militarizzazione del territorio e
spietata criminalizzazione del movimento popolare No-Tav.
Specialità
– quella di “manganellare” i valsusini – nella quale brillano
soprattutto i politici del centro-sinistra come i sindaci di Torino,
ieri Sergio Chiamparino e oggi Piero Fassino, che ha il coraggio di
dichiarare che in val Susa a protestare ci sono «solo estremisti»:
peccato che il 3 luglio erano quasi centomila gli “estremisti” accorsi a
Chiomonte, e che da anni sono decine di migliaia i cittadini che,
nonostante tutto, continuano a lottare: in autunno hanno persino “rubato
la scena” alla Cgil, strappando applausi alla piazza di Torino. «La vostra battaglia è necessaria, oltre che giusta»,
li incoraggia lo scrittore Erri De Luca, allineandosi con quanti
ritengono che gli unici, veri estremisti siano i politici: quelli che
continuano ostinatamente a rifiutarsi di rispondere alla domanda
fondamentale: perché mai dare il via alla più grande opera pubblica
italiana senza uno straccio di prova della sua reale utilità?
I numeri della Torino-Lione,
arteria che si è deciso di sviluppare senza neppure una stima del
rapporto costi-benefici, sono purtroppo espliciti: un’opera faraonica,
devastante per il territorio, finanziariamente insostenibile specie in
questo momento di sacrifici “lacrime e sangue”, ma soprattutto inutile:
il progetto Tav Italia-Francia
nasce nel 1991 come linea passeggeri, ma il traffico crolla e allora si
pensa alle merci, che però franano a loro volta. L’attuale linea
internazionale Torino-Modane, che già attraversa la valle di Susa,
è praticamente semideserta: funziona al 20%. Le merci ormai arrivano
dalla Cina, sbarcano a Genova e puntano verso Rotterdam attraverso i
valichi del nord. Il mercato Italia-Francia è saturo, la Torino-Lione
non serve più. Lo dicono i migliori trasportisti italiani come Marco
Ponti del Politecnico di Milano, l’hanno ripetuto 150 docenti
universitari
italiani in un accorato appello al presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano: perché non fermarsi e ripensare un progetto così assurdo?
«Se
la politica “dialoga” solo coi manganelli», ha detto di recente ancora
Erri De Luca, «il risultato inevitabile è l’esasperazione». Come quella
che, l’8 dicembre, è sfociata nell’ennesima giornata di tensioni con le
forze dell’ordine costrette a predisidiare manu militari l’area della
Maddalena di Chiomonte, recintata frettolosamente per rassicurare
Bruxelles simulando l’avvio di un ipotetico cantiere, che ancora non s’è
visto. «Hanno innalzato il livello di reazione dopo le parole del nuovo
ministro dell’interno, che ha invocato il pugno duro contro le
proteste», dice a “La Stampa”
il portavoce No-Tav Alberto Perino: «Ma si sta esagerando. E adesso
abbiamo paura, perchè ogni volta che ci muoviamo anche solo di poco al
di là del consentito ci tirano i lacrimogeni addosso». Bilancio
dell’ultima giornata: almeno tre feriti «in condizioni serie», tra cui
«un uomo che rischia di perdere un occhio e un sedicenne ricoverato con
un brutto trauma cranico», anche se la questura si difende, sostenendo
che quella degli agenti è stata una reazione, provocata
dall’aggressività di un centinaio di manifestanti, avvicinatisi
minacciosamente alle reti sotto un fitto lancio di pietre.
Copione mediatico collaudato: alla fine si parla di qualsiasi cosa, tranne che del “mistero” della Torino-Lione. «La Tav in val di Susa – rileva Beppe Grillo nel suo blog
– deve essere davvero molto importante per molta gente, se Passera alla
Commissione Trasporti ha tenuto subito a precisare che sulla Torino-Lione
sarà “rispettato il cronoprogramma” e che “deve andare avanti”». Il
neo-ministro “tecnico” «non ha però spiegato perché il Paese deve
spendere 22 miliardi per un tunnel inutile di circa 50 chilometri che
sarà terminato tra 15 anni per trasportare merci che diminuiscono da un
decennio». Insieme a Cobas e Fiom, Grillo è uno dei maggiori
sostenitori della battaglia civile della valle di Susa.
Se coi valsusini l’ex ministro Paolo Ferrero ha schierato da subito
Rifondazione, ora il fronte si estende anche a Sel: mentre la difesa
No-Tav del consigliere comunale torinese Michele Curto irrita il Pd
e parte del suo stesso partito, è lo stesso Nichi Vendola ora a
prendere posizione: in vista delle imminenti elezioni di Avigliana,
città-chiave della valle di Susa, Vendola ha garantito il suo appoggio all’amministrazione uscente, di impronta ecologista, annunciando che non sosterrà candidati che non siano dichiaratamente No-Tav.
Contro l’imponente alleanza a favore della Torino-Lione, che schiera grandi partiti, industriali e banchieri, si sfoga su “Tiscali Notizie” Gianna De Masi, esponente No-Tav della prima ora, reduce dal tour condotto in tutta Italia per spiegare le ragioni della resistenza civile della valle di Susa:
«Una trasversalità così ottusa, così incapace di sentire ragioni e di
valutare un’opera in base alla propria utilità, sinceramente asseconda
il dubbio che l’elemento decisionale sia una serie di interessi
trasversali, comuni a tutto l’arco istituzionale: la contiguità tra
politica e affari è la vera questione morale di questo Paese». Come
giustificare altrimenti «tanta pervicacia, in un momento in cui ci
sarebbero priorità ineludibili?». Messaggio esplicito al
banchiere-ministro Passera: «Crede forse che ci fermeremo? Temo sia male
informato: gli consigliamo di approfondire l’argomento prima di
esprimersi».
Una
recente puntata di “Report”, il magazine televisivo di Milena
Gabanelli, ha documentato una volta di più il passaggio di treni merci
costantemente vuoti attraverso i valichi già esistenti. «E’ stato
ampiamente dimostrato che la Torino-Lione è inutile»,
dice ancora Gianna De Masi: «E se si pensa alla situazione
socio-economica nella quale ci troviamo, un’opera come quella appare
ancora più incomprensibile: con un chilometro di Tav si aggiustano le
scuole, si fanno gli asili, si danno i servizi che servono alle donne e
si fanno politiche di promozione occupazionale». Tutto chiaro,
perfettamente condivisibile, persino ovvio? «Verità palesi, dimostrate».
E quindi: completamente ignorate. Da Prodi, da Brelusconi, e adesso dai
banchieri di Mario Monti. Il “mistero” della Torino-Lione continua: avanti, a tutti i costi, e senza mai dare spiegazioni. Fino a quando?
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sabato 10 dicembre 2011
Passera perentorio sulla Tav,ma gli italiani non sono d'accordo a pagare per le sue clientele
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