Di che parleranno mai con Monti, stasera, i sindacati?
Pensioni e Imu sono argomenti già consegnati ai tecnici delle
Commissioni parlamentari. Se si trovano i soldi, ci sarà qualche
correzione, altrimenti....
Monti l'ha definito un "incontro informale". Una formula educata
che significa "senza impegno". Non è insomma una "trattativa", né "un
tavolo di concertazione". Semplicemente un atto di cortesia verso chi -
molto teoricamente, ormai - viene indicato come "rappresentante dei
lavoratori e dei pensionati" che vengono bastonati dai contenuti della
manovra.
Ci prepariamo quindi a una sceneggiata - un po' come lo "sciopero
generale di 3 ore" e senza una lunga serie di categorie che avrebbero
potuto "disturbare" il manovratore. I tre "di nuovo uniti" usciranno da
palazzo Chigi dicendo che "hanno ottenuto il massimo" e naturalmente
diranno che è tutto merito loro.
Guardando a quel che si prepara, come "modifiche" alla manovra,
sappiamo per ora di sicuro che saranno "abbelimenti" che non toccano "la
struttura". E quindi invitiamo i nostri lettori a riflettere non sulle
nostre considerazioni, ma proprio sulle parole usate dal presidente del
consiglio e riportate dall'articolo che vi proponiamo.
Mario Monti è stato come sempre chiarissimo: «mentre in
certe manovre finanziarie del passato l'unica cosa che non si poteva
toccare era il saldo, qui la cosa è più ambiziosa; certamente non si può
toccare il saldo, ma ci sono riforme strutturali e una visione nostra,
del governo, di distribuzione dei carichi».
Nientre berlusconate, insomma, con soldi presi da qui e buttati lì senza uno straccio di «cornice». Qui c'è una «struttura» che ha previsto fin dall'inizio di bastonare determinati settori sociali, anche ai limiti della sopravvivenza, e salvaguardarne altri, decisamente messi meglio. Del resto di queste cose è fatto il cuore della «politica vera», non certo delle sceneggiate ai talk show.
Nientre berlusconate, insomma, con soldi presi da qui e buttati lì senza uno straccio di «cornice». Qui c'è una «struttura» che ha previsto fin dall'inizio di bastonare determinati settori sociali, anche ai limiti della sopravvivenza, e salvaguardarne altri, decisamente messi meglio. Del resto di queste cose è fatto il cuore della «politica vera», non certo delle sceneggiate ai talk show.
*****
Francesco Piccioni, Il Manifesto
L'immagine è di quelle suggestive. Evoca impegno
senza pause in vista del raggiungimento dell'obiettivo. Il presidente
del consiglio Mario Monti incontrerà i sindacati stasera alle 20. I
segretari generali di Cgil, Cisl e Uil entreranno a palazzo Chigi per
chiedere correzioni importanti alla manovra in corso d'esame alla Camera
dei deputati. A cominciare dal capitolo pensioni, che è già di suo
complesso, articolato, spinoso.
Ci arrivano dopo aver messo sul piatto uno sciopero generale unitario, il primo da anni. Ma l'hanno depotenziato al massimo, con le proprie mani: solo tre ore, frutto di una mediazione tra le quattro ore decise dalla Cgil e le due (a fine turno) proclamate da Cisl e Uil. E soprattutto niente «opposizione» al governo (una volta gli scioperi generali erano giustamente definiti «politici» perché dichiaramente miranti a far dimettere il governo in carica).
Le materie che interessano ai tre sindacati confederali sono già oggetto di mediazioni nei lavori parlamentari. La Commisssione lavoro aveva approvato nei giorni scorsi l'elevamento a 1.400 euro lordi (il triplo del «minimo») della soglia oltre cui l'assegno pensionistico, nei prossimi due anni, non verrà nemmeno parzialmente adeguato al costo della vita. La soglia dei 935 euro messa nel testo del governo aveva sollevato critiche da destra, sinistra, dall'alto dei cieli (la Chiesa) e dal fondo delle valli (la Lega). Nelle «repubbliche» precedenti la correzione sarebbe già cosa fatta. Ma oggi siamo in una transizione verso terre ignote, sul piano istituzionale. Questo esecutivo «tecnico» nella composizione della squadra - politico al massimo grado nella volontà di «ristrutturare» il modello sociale del paese - «non ha il problema delle urne», ha spiegato Monti. Sa di fare una politica impopolare, ma è perfettamente consapevole di esser stato chiamato lì - dal presidente della Repubblica, dalle istituzioni europee, da chi volete voi - a realizzare esattamente quel programma. E non ha nessuna intenzione di mediare più di tanto.
Mario Monti è stato come sempre chiarissimo: «mentre in certe manovre finanziarie del passato l'unica cosa che non si poteva toccare era il saldo, qui la cosa è più ambiziosa; certamente non si può toccare il saldo, ma ci sono riforme strutturali e una visione nostra, del governo, di distribuzione dei carichi».
Nientre berlusconate, insomma, con soldi presi da qui e buttati lì senza uno straccio di «cornice». Qui c'è una «struttura» che ha previsto fin dall'inizio di bastonare determinati settori sociali, anche ai limiti della sopravvivenza, e salvaguardarne altri, decisamente messi meglio. Del resto di queste cose è fatto il cuore della «politica vera», non certo delle sceneggiate ai talk show.
Sulla previdenza, dunque, Susanna Camusso, Raffaele Bonannie Luigi Angeletti si sentiranno esporre quel che già avranno intuito dal lavorio dei parlamentari in Commissione bilancio e finanze, che riprenderanno i lavori proprio stasera, quasi alla stessa ora. E quindi un probabile «sì» all'indicizzazione delle pensioni fino a 1.400 euro, per cui forse non è impossibile trovare la «copertura» e che comunque non mette in discussione «la struttura» della riforma. Non impossibile - ma nemmeno certo - un mini-ritocco alla rapidità con cui si dovrebbe passare dalla «vecchia» età pensionabile alla nuova. Ovvero un'attenuazione dello «scalone» - soprattutto per le donne - per coloro che dovevano lasciare il lavoro nei prossimi 6-12 mesi.
L'altro capitolo controverso riguarda l'Ici, o meglio l'«imposta municipale unica» che la centrifuga insieme alla tassa sui rifiuti rimodulata (aumentata) e altre imposte sui servizi locali. Secondo la Cgia di Mestre - associazione degli artigiani - solo da qui dovrebbe uscire un gettito pari a 13,2 miliardi nel solo 2012; quasi tutti destinati «allo stato centrale», secondo loro. Le mediazioni in corso parlano di uno sconto di 200 euro per la «prima casa» di famiglie con un solo figlio; detrazioni più consistenti mano a mano che il nucleo familiare cresce (senza incrementare il reddito, ovvero con figli minori o studenti).
Soltanto questi due temi aprono un «buco» nei saldi pari a 4-5 miliardi. E ci sono anche molte perplessità «operative» sulla possibilità di aumentare la quota a carico dei «capitali scudati». I tecnici delle finanze, infatti, ritengono difficile persino l'individuazione di una parte consistente di questi capitali. Tremonti, insomma, aveva lavorato bene per un certo tipo di «clientela da tributaristi».
L'immagine suggestiva di tutta questa classe dirigente che si riunisce in modo «informale», addirittura sacrificando la sera della domenica, si scontra con la più banale delle domande: per cambiare qualcosa o soltanto per cercare nuove formule verbali con cui accompagnare il rito dei «sacrifici necessari»? Monti l'ha detto, «c'è una struttura». Piovuta dal cielo.
Ci arrivano dopo aver messo sul piatto uno sciopero generale unitario, il primo da anni. Ma l'hanno depotenziato al massimo, con le proprie mani: solo tre ore, frutto di una mediazione tra le quattro ore decise dalla Cgil e le due (a fine turno) proclamate da Cisl e Uil. E soprattutto niente «opposizione» al governo (una volta gli scioperi generali erano giustamente definiti «politici» perché dichiaramente miranti a far dimettere il governo in carica).
Le materie che interessano ai tre sindacati confederali sono già oggetto di mediazioni nei lavori parlamentari. La Commisssione lavoro aveva approvato nei giorni scorsi l'elevamento a 1.400 euro lordi (il triplo del «minimo») della soglia oltre cui l'assegno pensionistico, nei prossimi due anni, non verrà nemmeno parzialmente adeguato al costo della vita. La soglia dei 935 euro messa nel testo del governo aveva sollevato critiche da destra, sinistra, dall'alto dei cieli (la Chiesa) e dal fondo delle valli (la Lega). Nelle «repubbliche» precedenti la correzione sarebbe già cosa fatta. Ma oggi siamo in una transizione verso terre ignote, sul piano istituzionale. Questo esecutivo «tecnico» nella composizione della squadra - politico al massimo grado nella volontà di «ristrutturare» il modello sociale del paese - «non ha il problema delle urne», ha spiegato Monti. Sa di fare una politica impopolare, ma è perfettamente consapevole di esser stato chiamato lì - dal presidente della Repubblica, dalle istituzioni europee, da chi volete voi - a realizzare esattamente quel programma. E non ha nessuna intenzione di mediare più di tanto.
Mario Monti è stato come sempre chiarissimo: «mentre in certe manovre finanziarie del passato l'unica cosa che non si poteva toccare era il saldo, qui la cosa è più ambiziosa; certamente non si può toccare il saldo, ma ci sono riforme strutturali e una visione nostra, del governo, di distribuzione dei carichi».
Nientre berlusconate, insomma, con soldi presi da qui e buttati lì senza uno straccio di «cornice». Qui c'è una «struttura» che ha previsto fin dall'inizio di bastonare determinati settori sociali, anche ai limiti della sopravvivenza, e salvaguardarne altri, decisamente messi meglio. Del resto di queste cose è fatto il cuore della «politica vera», non certo delle sceneggiate ai talk show.
Sulla previdenza, dunque, Susanna Camusso, Raffaele Bonannie Luigi Angeletti si sentiranno esporre quel che già avranno intuito dal lavorio dei parlamentari in Commissione bilancio e finanze, che riprenderanno i lavori proprio stasera, quasi alla stessa ora. E quindi un probabile «sì» all'indicizzazione delle pensioni fino a 1.400 euro, per cui forse non è impossibile trovare la «copertura» e che comunque non mette in discussione «la struttura» della riforma. Non impossibile - ma nemmeno certo - un mini-ritocco alla rapidità con cui si dovrebbe passare dalla «vecchia» età pensionabile alla nuova. Ovvero un'attenuazione dello «scalone» - soprattutto per le donne - per coloro che dovevano lasciare il lavoro nei prossimi 6-12 mesi.
L'altro capitolo controverso riguarda l'Ici, o meglio l'«imposta municipale unica» che la centrifuga insieme alla tassa sui rifiuti rimodulata (aumentata) e altre imposte sui servizi locali. Secondo la Cgia di Mestre - associazione degli artigiani - solo da qui dovrebbe uscire un gettito pari a 13,2 miliardi nel solo 2012; quasi tutti destinati «allo stato centrale», secondo loro. Le mediazioni in corso parlano di uno sconto di 200 euro per la «prima casa» di famiglie con un solo figlio; detrazioni più consistenti mano a mano che il nucleo familiare cresce (senza incrementare il reddito, ovvero con figli minori o studenti).
Soltanto questi due temi aprono un «buco» nei saldi pari a 4-5 miliardi. E ci sono anche molte perplessità «operative» sulla possibilità di aumentare la quota a carico dei «capitali scudati». I tecnici delle finanze, infatti, ritengono difficile persino l'individuazione di una parte consistente di questi capitali. Tremonti, insomma, aveva lavorato bene per un certo tipo di «clientela da tributaristi».
L'immagine suggestiva di tutta questa classe dirigente che si riunisce in modo «informale», addirittura sacrificando la sera della domenica, si scontra con la più banale delle domande: per cambiare qualcosa o soltanto per cercare nuove formule verbali con cui accompagnare il rito dei «sacrifici necessari»? Monti l'ha detto, «c'è una struttura». Piovuta dal cielo.
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