«L’avversario
è chiaro, ora dobbiamo far crescere le proposte. E dobbiamo essere
tanti, molti più di quanti siamo adesso. È vero che siamo il 99%, ma
almeno la metà non sa di esserlo. Per questo è importante collegarsi,
stare assieme, discutere anche quando non siamo dello stesso parere».
Dalla voce di Rossana Rossanda arriva un chiaro avviso ai naviganti
della sinistra. Di tutto il vecchio continente, perché è l’intera Europa
a dover trovare una via d’uscita alla crisi, ormai comunemente
considerata come di sistema. Così, a poche ore dall’ennesimo,
inconcludente appuntamento “di vertice” a Bruxelles, nel fiorentino
teatro Puccini vengono abbozzate altre proposte per dare nuove risposte
alla crisi. Con l’aiuto di una stella polare che si chiama democrazia.
Un’arma di costruzione di massa che l’avversario non possiede più.
Quasi impossibile dar conto compiutamente di quanto viene detto dai relatori Maurizio Landini, Paul Ginsborg, Luigi Ferrajoli, Alberto Lucarelli, Massimo Torelli, Guido Viale, Mario Pianta, Gabriele Polo, Norma Rangeri, Donatella Della Porta, Giulio Marcon e altri/e ancora nella densa giornata del forum «La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia». Le tre sessioni sono peraltro già on line, sul sito del manifesto (www.ilmanifesto.it) e di Global Project (www.globalproject.info).
Quasi impossibile dar conto compiutamente di quanto viene detto dai relatori Maurizio Landini, Paul Ginsborg, Luigi Ferrajoli, Alberto Lucarelli, Massimo Torelli, Guido Viale, Mario Pianta, Gabriele Polo, Norma Rangeri, Donatella Della Porta, Giulio Marcon e altri/e ancora nella densa giornata del forum «La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia». Le tre sessioni sono peraltro già on line, sul sito del manifesto (www.ilmanifesto.it) e di Global Project (www.globalproject.info).
In estrema sintesi, davanti a una platea da
tutto esaurito con un migliaio di partecipanti all’iniziativa congiunta
di Rete@Sinistra, Sbilanciamoci!, il manifesto e associazione Lavoro e
Libertà, la discussione parte dall’assunto di una ormai conclamata crisi
di democrazia nell’Europa basata sulle “regole” di Maastricht. Da qui,
per Luigi Ferrajoli, la necessità di lavorare per far nascere un nuovo
«costituzionalismo europeo». In grado di riscrivere i trattati fondanti
dell’Unione, per recuperare la partecipazione diretta alla vita
democratica con un nuovo ruolo, da protagonista, per l’Europarlamento di
Strasburgo. Con in parallelo il passaggio, strategico, dai vincoli di
bilancio ai «vincoli di garanzia»: leggi un decalogo dei diritti civili e
sociali, da quello al lavoro fino a quello alla rappresentanza.
Passo seguente, altrettanto ineludibile, quello relativo alle politiche economiche. Che per gli intervenuti devono sì condurre a una crescita dell’intera area europea – necessaria per far fronte ai fisiologici deficit dei bilanci senza alimentare nuove recessioni – che sia basata però su un diverso modo di produrre e di un diverso modo di consumare. Insomma una rivoluzione copernicana. Scientificamente possibile. Soprattutto necessaria, vedi il collegamento con Giuseppe De Marzo dalla 17ma Conferenza mondiale Onu sul clima a Durban. Infine, il nodo ancora da sciogliere di una efficace sintesi fra democrazia rappresentativa e democrazia “partecipativa” diretta. Un tema sul quale l’esperienza avviata a Napoli, delineata da Alberto Lucarelli, potrebbe diventare un efficace apripista.
Chiusura con la presentazione di un appello europeo, rivolto a reti, movimenti e realtà politiche del vecchio continente. Dal titolo «Un’altra strada per l’Europa», e diviso in capitoli (ridimensionare la finanza; integrare le politiche economiche; aumentare l’occupazione, tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze; proteggere l’ambiente; praticare le democrazia; fare la pace), con primi firmatari i relatori e gli organizzatori della giornata. Fra i quali una soddisfatta Rossanda («non ho ascoltato nessun intervento privo di senso») che ricompone alcune linee di frattura – da crescita/decrescita, a democrazia rappresentativa/democrazia diretta – e che però al termine ricorda a tutti: «Non basta dire che non paghiamo questa crisi. Perché la stiamo già pagando. Poi non possiamo nasconderci che negli ultimi trent’anni c’è stata una grande mutazione antropologica. Ci siamo ‘inselvaggiti’. Per questo uno dei nostri problemi è: chi siamo, quanti siamo, a quanti possiamo allargare queste nostre riflessioni».
Applausi, convinti, da una platea composita e intergenerazionale. Con le forze organizzate di sinistra, dal Prc-Fds a Sel, insieme a quelle sociali e di movimento. Applausi che chiudono una giornata pronta per essere replicata in altre città della penisola.
Passo seguente, altrettanto ineludibile, quello relativo alle politiche economiche. Che per gli intervenuti devono sì condurre a una crescita dell’intera area europea – necessaria per far fronte ai fisiologici deficit dei bilanci senza alimentare nuove recessioni – che sia basata però su un diverso modo di produrre e di un diverso modo di consumare. Insomma una rivoluzione copernicana. Scientificamente possibile. Soprattutto necessaria, vedi il collegamento con Giuseppe De Marzo dalla 17ma Conferenza mondiale Onu sul clima a Durban. Infine, il nodo ancora da sciogliere di una efficace sintesi fra democrazia rappresentativa e democrazia “partecipativa” diretta. Un tema sul quale l’esperienza avviata a Napoli, delineata da Alberto Lucarelli, potrebbe diventare un efficace apripista.
Chiusura con la presentazione di un appello europeo, rivolto a reti, movimenti e realtà politiche del vecchio continente. Dal titolo «Un’altra strada per l’Europa», e diviso in capitoli (ridimensionare la finanza; integrare le politiche economiche; aumentare l’occupazione, tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze; proteggere l’ambiente; praticare le democrazia; fare la pace), con primi firmatari i relatori e gli organizzatori della giornata. Fra i quali una soddisfatta Rossanda («non ho ascoltato nessun intervento privo di senso») che ricompone alcune linee di frattura – da crescita/decrescita, a democrazia rappresentativa/democrazia diretta – e che però al termine ricorda a tutti: «Non basta dire che non paghiamo questa crisi. Perché la stiamo già pagando. Poi non possiamo nasconderci che negli ultimi trent’anni c’è stata una grande mutazione antropologica. Ci siamo ‘inselvaggiti’. Per questo uno dei nostri problemi è: chi siamo, quanti siamo, a quanti possiamo allargare queste nostre riflessioni».
Applausi, convinti, da una platea composita e intergenerazionale. Con le forze organizzate di sinistra, dal Prc-Fds a Sel, insieme a quelle sociali e di movimento. Applausi che chiudono una giornata pronta per essere replicata in altre città della penisola.
Agostino Gemelli - il manifesto
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