Questo articolo è il tentativo non tanto di commentare un articolo con analogo titolo, recentemente pubblicato su Limesonline,
quanto il desiderio da parte di un lettore russo interessato di
mostrare al lettore italiano il proprio sguardo sul problema e su
determinati stereotipi politici occidentali.
Spero che l'articolo possa aiutare a intenderci meglio l'un l'altro,
a capire il rispettivo modo di pensare, le apprensioni politiche, le
speranze e a trattare con maggior tolleranza il punto di vista politico
della controparte.
Ecco alcuni cliché.
Sulle “ambizioni neo imperiali di Mosca”
Sicuramente molti russi, soprattutto tra le persone più anziane, hanno accettato con profondo rammarico il crollo dell'Unione Sovietica.
Oggi però anche loro capiscono che una sua ricostruzione è pura utopia
politica. Anche se condizioni politiche esterne favorevoli lo rendessero
possibile, il progetto incontrerebbe insormontabili difficoltà dal
punto di vista economico. Soprattutto per quanto riguarda le repubbliche
ex sovietiche dell'Asia centrale. Possiamo invece parlare di
associazioni economiche interstatali sul tipo dell'Unione doganale, al
massimo con qualche forma di coordinamento per la politica estera.
Tra le ex repubbliche sovietiche, l'Ucraina occupa per la Russia una posizione del tutto particolare.
Kiev è anche conosciuta come “la madre delle città russe”: da essa ha
avuto inizio la costruzione dello Stato russo. Metà della popolazione
ucraina è russofona, e molti su entrambi i lati del confine comune
reputano quello russo e quello ucraino un unico popolo, oggi diviso per
equivoco da una frontiera. Sensazioni simili, sembrerebbe, a quelle
provate dai tedeschi della Germania Est e Ovest dal dopoguerra fino alla
riunificazione.
La Russia è stato uno dei primi paesi a riconoscere l'indipendenza dell'Ucraina.
Lo sviluppo di relazione positive, amichevoli ed economicamente
vantaggiose tra i nostri paesi sarebbe continuato se non fossero
intervenuti fattori geopolitici. Le prime dichiarazioni su un’ipotetica
adesione dell’Ucraina alla Nato iniziarono a circolare durante la
presidenza Kucma.
Nei circoli politici di Mosca, l’intrusione dell’Occidente negli affari ucraini
veniva letta come il tentativo di indebolire la statura geopolitica
della Federazione Russa, a livello sia politico sia militare. Molti
credono che il coinvolgimento dell’Ucraina nelle strutture
euro-atlantiche (e nell'Unione Europea) porterà inevitabilmente allo
schieramento di missili Nato al confine con le regioni di Kaluga,
Belgorod, Brjansk, Rostov e Orel.
Non bastano le rassicurazioni dell’Ue e degli Stati Uniti, perché i paesi occidentali,
in primo luogo gli Usa, dal momento della caduta dell’Urss hanno
apertamente contato sulla forza per risolvere le proprie questioni di
politica estera, ignorando palesemente le norme del diritto
internazionale. Per la leadership russa e per la maggioranza della
nostra popolazione, l’Ucraina rappresenta una sorta di Rubicone, una
linea rossa che l’Occidente non deve oltrepassare. Se lo facesse, la
cosa potrebbe generare conseguenze disastrose nelle relazioni
internazionali, senza escludere la soluzione militare.
La situazione può andare rapidamente fuori controllo e arrivare a un aperto confronto militare, scelta che verrebbe considerata ad un certo punto come inevitabile.
Il mito di Yanukovich politico filo-russo
Yanukovich non è mai stato filo-russo. Sia la sua
campagna elettorale del 2004 sia quella del 2010 sono state organizzate
da un gruppo di consulenti politici americani guidati da Paul Manafort,
che coordinavano i loro compiti dall’ambasciata statunitense di Kiev.
Yanukovich infatti ha utilizzato come propaganda slogan politici in
linea con gli interessi degli ucraini del sud e dell’ovest del paese.
Slogan incentrati sullo status della lingua russa e sullo sviluppo dei
rapporti con la Federazione Russa, che, una volta diventato presidente,
sono stati dimenticati.
Sul carattere “pacifico” di Majdan
Il carattere pacifico è stato soprattutto delle forze dell’ordine,
costrette a confrontarsi - armate soltanto di scudi, manganelli di
gomma e granate stordenti - con i manifestanti. La situazione non è
cambiata neanche quando l’organizzazione estremista Pravyj Sektor ha
iniziato a utilizzare cecchini equipaggiati con armi da guerra. Tra le
vittime degli scontri si contano soprattutto agenti delle forze
dell’ordine, feriti e ustionati dalle molotov dei miliziani.
In nessun paese europeo, tanto meno negli Stati Uniti,
queste azioni sarebbero state qualificate come “pacifiche”. Un doppio
standard. Il risultato è che di quanto accaduto a Majdan, dopo le
dimostrazioni avviate dai partiti moderati, beneficiano ora i
neonazisti. Questi, utilizzando truppe d’assalto, minacciando
fisicamente deputati e loro familiari hanno costretto il parlamento a
decidere per il rovesciamento del presidente legittimo e per l’elezione
di un nuovo organo legislativo e di un nuovo presidente della Verchovna
Rada, che ancora oggi funge da capo dello Stato. Un parlamento e una
leadership che l’Occidente riconosce legittimi e che chiede alla Russia
di riconoscere.
Sul rifiuto di Yanukovich di firmare all’ultimo l’accordo con l'Unione Europea
Il ripensamento del presidente ucraino è stato attribuito alle pressioni esercitate su di lui da Vladimir Putin:
una ritorsione sotto forma di prestito (l’acquisto di titoli di Stato
ucraini per 15 miliardi di dollari americani) e di sconto sui prezzi del
gas. A quanto pare un tale accordo è stato effettivamente raggiunto e
nell’occasione il presidente russo ha illustrato i problemi che
l’economia ucraina avrebbe incontrato dopo la firma con l'Ue: molte
aziende avrebbero chiuso per l’impossibilità di reggere la concorrenza
con le merci europee. La Russia sarebbe stata costretta a chiudere le
frontiere ai prodotti ucraini, il che avrebbe portato ad una forte
riduzione del fatturato e a perdite significative per l’economia di
Kiev, in larga parte orientata verso il mercato russo.
Yanukovich non ha certo letto tutte le 960 pagine dell’accordo con l'Ue
e chi avrebbe potuto spiegargli l’essenza del contratto o si è
deliberatamente tirato indietro, o non ha potuto incontrare il
presidente o ha avuto paura di farlo, conoscendo il suo carattere.
Yanukovich ha invece dovuto ascoltare Putin…
Sulla situazione in Crimea
La questione chiave della vicenda è il riconoscimento della legittimità del referendum
per l’autodeterminazione della Crimea e la possibile adesione alla
Federazione Russa. Naturalmente il punto di vista dei paesi occidentali e
quello di Mosca sulla questione divergono completamente. La Russia si
rifà al precedente del Kosovo,
quando l’Occidente ne riconobbe l’indipendenza e il diritto degli
albanesi all’autodeterminazione. Cosa che le diplomazie occidentali si
sono guardate bene dal fare dopo il referendum con il quale gli abitanti
della Crimea hanno espresso la loro volontà.
Il Kosovo, hanno sostenuto, è un “caso a sé”, senza però spiegare
in cosa consiste la sua particolarità. La Russia, come noto, non
riconosce il “precedente kosovaro”, ma ha trovato il modo di utilizzarlo
per il riconoscimento dell’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia
del Sud. E adesso della Crimea. Molti esperti si sono chiesti: perché
gli Stati Uniti hanno creato e imposto un precedente così pericoloso per
molti di quei paesi europei dove forti resistono sentimenti
separatisti? E hanno concordato sul fatto che lo scopo principale della
diplomazia americana è quello di indebolire politicamente l’Unione
Europea.
In linea con l’obiettivo di fiaccare Bruxelles,
principale alleato e serio concorrente sulla scena internazionale in
campo politico, economico e finanziario, Washington ha inanellato una
serie di iniziative. Tra queste: dislocare in Europa nuovi componenti
per lo scudo di difesa missilistica, spingere l'Ue verso un costante
allargamento a paesi economicamente depressi, amplificare i contrasti
tra i membri europei e la Russia prima in campo politico e adesso, con
le sanzioni adottate a seguito della crisi ucraina, anche in campo
economico. La normalizzazione dei rapporti politici ed economici tra Ue e
Russia in base alle rispettive risorse naturali e tecnologiche è
percepita dagli Stati Uniti come una minaccia al proprio status di unico
leader globale.
Confrontando la situazione nell'ex Jugoslavia e in Ucraina
si riscontra senza dubbio un'interpretazione unilaterale e interessata
delle norme del diritto internazionale, che in prospettiva mette in
discussione la loro stessa esistenza.
Senza regole chiare, globalmente riconosciute e giuridicamente vincolanti il mondo finirà nel caos,
visto che l'alternativa al diritto internazionale può essere solo il
ricorso all'uso della forza. Purtroppo il mondo si sta muovendo in
questa direzione, cioè verso una nuova guerra mondiale.
Come si giudica in Russia la minaccia occidentale di imporre sanzioni
Politici, media e opinione pubblica si domandano cosa impedisca di unirci alla Crimea
politicamente ed economicamente. In questo momento nessuno ha la
risposta, viste le innumerevoli variabili da considerare. Certamente,
per quanto riguarda le sanzioni gli americani sono pronti ad agire,
mentre tra i paesi europei non c'è unanimità al riguardo. La ragione è
che non ci sono soltanto i previsti costi economici (per la già debole
economia europea), ma anche motivi puramente politici.
Si avvicinano elezioni dalle quali si prevede nell'Unione Europea il rafforzamento delle forze e delle tendenze conservatrici.
I loro leader sono meno influenzati dalle scelte americane e più
disposti a prendere decisioni di interesse nazionale senza dogmi
ideologici da guerra fredda. Un atteggiamento che manterranno durante la
campagna elettorale. L'incertezza “variabile” dipenderà da quanto
coerentemente i leader conservatori vorranno (o potranno di fronte alla
pressione statunitense) mantenere la linea dopo le elezioni. È
un'incertezza non di poco conto.
Senza dubbio, l'annessione della Crimea alla Russia non è riconosciuta dalla maggior parte del mondo.
Neanche alcuni leader di paesi ex sovietici sono completamente a loro
agio su questo punto. Ma non c'è da aspettarsi da loro entusiasmo e
approvazione incondizionata, anche se un'unione tra ex repubbliche
sovietiche (anche in forma di confederazione) agevolerebbe la
risoluzione di molti problemi ancora irrisolti, come ad esempio quello del Nagorno-Karabakh. In molti tentano di non drammatizzare la situazione, anche se saranno imposte sanzioni economiche.
Si ritiene che, al contrario, queste potranno stimolare la soluzione di annosi problemi
come la lotta alla corruzione (il deposito in banche occidentali di
parte dei capitali russi è quasi sempre una forma di corruzione),
l'assenza di incentivi a investire nel paese non solo nel campo delle
materie prime, il sostegno alle piccole e medie imprese, e così via.
Tutte cose che ben conosciamo e mai affrontate a causa di inerzia
mentale e dei facili soldi guadagnati grazie all'export di materie prime
e di risorse energetiche.
Sul progetto Ue di firmare con la nuova leadership di Kiev un accordo di associazione politica
Commenti ufficiali su questo punto non sono ancora stati rilasciati,
e non sembra registrarsi una particolare preoccupazione da parte russa.
La ragione è semplice: lo sviluppo della situazione a Kiev è ancora da
decifrare.
Il nuovo governo ucraino mostra sempre più la sua dipendenza dai neonazisti.
Cosa che diventa evidente per la popolazione, per le forze di
opposizione moderate e per la comunità internazionale. L'economia del
paese si trova in una situazione di pre-default (se non di default)
dalla quale può uscire soltanto attraverso un rapido ripristino dei
deteriorati legami economici con la Russia e con gli altri paesi
dell'Unione doganale. Per un certo periodo di tempo, i bisogni di
bilancio più urgenti potranno essere soddisfatti attraverso prestiti e
aiuti finanziari da parte di paesi occidentali. Ma aiuti del genere non
sono salutari per il paese, perché diretti non a rifondarne l'economia
ma semplicemente a sostenerne il regime.
La caduta del governo è un problema che si porrà in un futuro prossimo.
Il potere che sostituirà l'attuale esecutivo sarà autorizzato a
considerarsi libero dall'adempiere agli impegni internazionali
sottoscritti dall'Occidente con un regime chiaramente illegale.
Per approfondire: L'articolo da cui è scaturita questa risposta
da Limes online
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