La ministra della difesa Roberta
Pinotti ha le idee davvero chiare sugli F-35. Ieri è stata categorica
parlando all’anniversario dell’Aeronautica, rivolta ai vertici dello
stato maggiore non ha esitato a ri-ripensarci: «State sereni, nessuno
passo indietro, il problema non sono gli F35 ma gli sprechi».
Ma che risponderebbe la ministra della difesa Pinotti se qualcuno
facesse notare che appunto di sprechi si tratta? Perché nessuno ha
ancora capito a cosa servono davvero i cacciabombardieri della
Lockheed Martin, fatti apposta per essere strumento d’offesa, da
«primo attacco», vale a dire per essere uno strumento non di difesa ma
di guerra dichiarata.
E quindi continuiamo a fare domande
sull’utilità del micidiale sistema d’armi che tanti miliardi ci costa?
Ecco la risposta — da noi puntualmente registrata — che la ministra
Pinotti stessa ha dato nell’intervista alle Invasioni Barbariche di
giovedì sera alla domanda di Daria Bignardi «A cosa servono
i cacciabombardieri F35: «… di fatto i cacciabombardieri
servono perché, a parte che se tu hai delle truppe, dove c’è
necessità di avere difesa aerea, però potrebbe succedere che
qualcuno decide di sparare…un missile magari…e potrebbe decidere,
ormai ci sono missili che possono arrivare a distanze estreme,
potrebbero decidere di volere, con quello, distruggere
o…ehm…ovviamente creare, oggi purtroppo le armi sono micidiali».
Chiaro no? Finalmente, tra lo
sproloquio lungimirante di Razzi e la sicumera verbale di
Trapattoni, arriva la chiarezza confusa della ministra della guerra
Pinotti.
Gli F35 ora sono “buoni” e “utili”
Difesa. Pronta una nuova mozione dei deputati pacifisti
Con
un sincronismo perfetto (con la visita di Obama) la ministra della
difesa Pinotti e il capogruppo del Pd Speranza sono ieri scesi in
campo per difendere gli F35. La prima, di fronte ai vertici
dell’aeronautica, ha detto che in fondo non sono aerei cattivi, cioè
che sono buoni; e il secondo ha dichiarato che non sono inutili, cioè che sono utili.
Per le spese militari entrambi hanno parlato di «compatibilità
economiche» e della necessità di ridurre gli sprechi. Tra gli
sprechi evidentemente non ci sono i 14 miliardi di euro da spendere
nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri capaci di fare la
guerra e di trasportare ordigni nucleari e che sono dal punto di
vista economico e tecnologico dei veri e propri bidoni.
Pesano troppo, devono atterrare al primo temporale, hanno un
software che fa cilecca e il casco dei piloti è da buttare. I loro
costi aumentano vertiginosamente anno dopo anno. La corte dei
conti americana (il Government Accountability Office) ha detto che è un programma tutto da rivedere.
Invece, solo il 25 marzo scorso —
contravvenendo alle mozioni parlamentari approvate nel giugno
del 2013 che chiedevano la sospensione dei nuovi acquisti — il
ministero della Difesa di F35 ne ha comprati altri due. A fine
settembre ne aveva presi tre. C’era da aspettare la fine dei lavori
di indagine della Commissione difesa sui sistemi d’arma prima di fare
altri contratti, ma prima Mauro e poi Pinotti non ne hanno tenuto
conto, con la scusa che le procedure erano state già avviate. La
Commissione Difesa terminerà i suoi lavori mercoledì prossimo:
c’è il documento dei deputati Pd che almeno chiede (e conferma) la
sospensione di nuovi contratti per gli F35, ma evidentemente il
capogruppo alla Camera di quel partito ha un’altra idea, come la
ministra della Difesa.
Vedremo cosa succederà in un Pd in
grande confusione e diviso: tra chi (e sono tanti) gli F35 non li
vuole o li vuole significativamente ridurre e chi — il governo —
invece pensa che siano buoni e utili. Solo poco più di un anno fa (in campagna elettorale) i leader del Pd dicevano che il lavoro viene prima degli F35 (Bersani) e che si tratta di un programma insensato
(Renzi): ora quel partito non si sa che idea abbia, anche se — in
contrasto con una parte significativa del suo gruppo
parlamentare e con il senso comune del suo elettorato — sembra che
la bussola della leadership stia tornando nuovamente ad
orientarsi verso il sostanziale mantenimento del programma.
Sarebbe una scelta disastrosa che avrebbe effetti laceranti sulla base
sociale di quel partito.
Paradossalmente ha avuto più
coraggio l’ex ministro della Difesa — militare e ammiraglio della
marina — Di Paola nel ridurre con il governo Monti gli F35 da 131 a 90
che l’ex marciatrice di Porto Alegre e l’ex manifestante contro la
mostra navale bellica di Genova — ovvero l’attuale ministra della
Difesa — che non perde occasione per avvalorare tutte le peggiori
scelte dei sistemi d’arma delle nostre Forze Armate.
Magari il governo e la maggioranza
parlamentare tenteranno di rinviare la decisione finale per
l’ennesima volta (utilizzando la stesura di un libro bianco
da fare entro la fine dell’anno), mentre nel frattempo si continuerà
a procedere a singhiozzo con nuovi contratti che permettono di
andare avanti nella produzione fino al 2016. Oppure concederanno un
contentino: qualche aereo in meno. Si tratta di una
strategia dilatoria e comunque miope. Una scelta dannosa per
l’Italia e ritenuta sbagliata dalla stragrande maggioranza degli
elettori di sinistra e sicuramente anche dalla maggior parte del
paese. Tra qualche settimana ci sarà una nuova mozione dei deputati
pacifisti per lo stop agli F35: quella potrebbe essere l’occasione per
cambiare strada. Possiamo ancora fermarci e destinare questi soldi
al lavoro e a cause più buone e utili.
GIULIO MARCON
da il manifesto
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