Guerra o pace. Anche le regioni russofone dell’est sperano in Mosca e nel modello Crimea. A Belbek un’altra base strappata all'esercito ucraino
Al contrario di quanto hanno voluto far credere i leader
europei, con la firma dell’«accordo di associazione», la situazione
in Ucraina non pare indirizzarsi verso scenari ottimistici, anzi.
Ieri, nelle regioni orientali del paese, manifestazioni filo
russe hanno sottolineato tutta la distanza politica da Kiev; una
differenza che l’accordo e il riconoscimento della legittimità
del «governo di Majdan» da parte di Bruxelles rischiano di
aumentare. Alcune migliaia di filorussi hanno manifestato a Donetsk
e centinaia a Kharkiv, due rilevanti centri urbani della della
russofona Ucraina orientale.
A Donetsk, ha fatto sapere l’agenzia Interfax, i dimostranti
avrebbero esplicitamente richiesto un referendum per l’annessione
alla Russia come quello svoltosi con successo in Crimea domenica
scorsa. Per rispondere a queste manifestazioni, i servizi segreti
di Kiev hanno arrestato ieri, in mattinata, Mikhail Ciumacenko,
leader dell’autoproclamato «Esercito popolare del Donbass» (la
regione di Donetsk e Lugansk).
Secondo le agenzie di stampa, i migliaia di filorussi scesi in
piazza a Donetsk avrebbero anche chiesto il ritorno al potere di
Viktor Yanukovich, il presidente destituito dalla rivolta di
Majdan. A questo proposito, sui morti della battaglia di Kiev dei
giorni di febbraio, ancora non si è fatta chiarezza, ma serpeggia
sempre di più la voce che vorrebbe i cecchini intenti a sparare
tanto sui manifestanti quanto sui poliziotti.
Le regioni orientali del paese che considerano il governo di Kiev
come il frutto di un colpo di Stato, sono in ebollizione. Il
riconoscimento della Ue e la possibilità che Bruxelles
irretisca il paese verso l’Occidente, non convincono le regioni
dell’est, che possono contare su un alleato tutt’altro che debole, la
Russia. E Mosca dopo la Crimea non è escluso faccia un pensiero alla
possibilità di accaparrarsi anche quelle zone. Del resto ieri
i movimenti militari in Crimea ci sono stati (i soldati russi hanno
conquistato un’altra base, a Belbek, ferendo un soldato ucraino,
nonostante Kiev abbia ordinato da giorni la ritirata) e pare che ci
siano esercitazioni in corso ai confini orientali dell’Ucraina.
A peggiorare la situazione internazionale la posizione della
Polonia, paese europeo più intenzionato ad approfittare
dell’attuale scenario: rispetto alla Ue, Varsavia spinge sulla
propria alleanza con gli Usa, a loro volta in disaccordo sulla scarsa
forza delle sanzioni anti Mosca della Ue. «Gli Stati uniti dovrebbero
aumentare la propria presenza militare in Polonia e in altri paesi
dell’Europa centro-orientale in seguito alla crisi ucraina», ha
sostenuto ieri il ministro della difesa polacco Tomasz Siemoniak,
aggiungendo che Washington sarebbe aperta all’idea. Il
vicepresidente Usa Joe Biden, che ha visitato la Polonia martedì
scorso, ha confermato il piano americano per lo scudo antimissile
nel paese entro il 2018 (in chiara funzione anti russa).
Ed ecco che l’avvicinamento europeo a Kiev, dimostra tutto il suo
potenziale detonante: le regioni orientali ucraine in subbuglio,
Mosca che intravede la possibilità di fare addirittura un passo in
più, gli Usa su posizioni che potrebbero anche spingere per un
futuro intervento Nato.
Nel frattempo in Ucraina sembrano continuare le rese dei conti.
Dopo l’arresto di un paio di giorni fa del responsabile dell’azienda
che gestiva i rapporti con Gazprom per quanto riguarda il gas russo,
ieri la polizia ucraina ha sequestrato un vero e proprio tesoro
all’ex ministro dell’energia, Eduard Stavitski, accusato di essersi
appropriato indebitamente di denaro pubblico. Secondo il ministro
dell’Interno Arsen Avakov, perquisendo varie abitazioni di
Stavitski, gli agenti avrebbero sequestrato 4,8 milioni di dollari
in contanti, 42 chili d’oro e borse piene di pietre preziose, forse
diamanti.
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