Renzi aveva promesso di farsi valere in Europa.
Quindi ha guardato la Merkel dritto negli occhi, e gliel’ ha detto forte e chiaro:
“Obbedisco”.
Poi s’è voltato verso la telecamera, ed ha aggiunto: “ma lo faccio per me stesso, non per te”.
Alla camera dei deputati ha invece parlato ininterrottamente per sei ore. Senza dire niente. Come sempre, a braccio: se dovesse riempire un pezzo di carta con le cose che dice davvero, il risultato sarebbe un foglio bianco.
Intanto, entrava in vigore il primo decreto del suo “Jobs Act”, che aumenta ulteriormente la precarietà del lavoro, rendendo milioni di persone ancora più faciili da sfruttare e licenziare.
E Cottarelli, il suo commissario alla “Spending Review” annunciava la seconda porzione della sua rivoluzionaria e inedita ricetta economica: tagli a pensioni e sanità.
Renzi è considerato da molti italiani una speranza di cambiamento. L’ultima. I sondaggi gli danno ancora un consenso popolare superiore al 40%.
Renzi in realtà è un cazzaro. L’ennesimo. Quanto ci metteranno gli italiani ad accorgersene stavolta?
Sappiamo che alcuni non se ne accorgeranno mai.
Ci sono ancora milioni di italiani che votano Berlusconi, e che alle elezioni europee lo cercheranno sulla scheda, pronti a votare una qualsiasi delle sue figlie – se candidata – solo perché ha lo stesso cognome.
C’è ancora chi vota Alessandra Mussolini per lo stesso motivo.
E c’è chi ha eletto Di Battista del M5S, il figlio segreto della coppia Bonolis – Laurenti.
Certi elettori grillini sono un interessante caso di cecità selettiva: si sono sciroppati tutte le dietrologie snocciolate da Grillo durante l’intervista a La 7, senza vedere come se ne servisse per cambiare discorso ed eludere ogni domanda di Mentana sul vero ruolo di Casaleggio nel M5S.
La settimana scorsa molti leghisti hanno invece votato per l’indipendenza del Veneto, paragonandolo alla Crimea, benché le stonzate che spara la Lega non producano abbastanza metano per un gasdotto.
Ci sarà sempre qualcuno che crederà a Renzi.
La cosiddetta luna di miele con la maggioranza del paese però non durerà in eterno.
Ultimamente l’emivita dei cazzari s’è ridotta notevolmente. Monti s’è smontato ben prima del previsto. Letta s’è squagliato subito come una di quelle bistecche gonfiate con gli estrogeni che sulla graticola si riducevano immediatamente a uno straccetto carbonizzato.
Renzi è un imbonitore tronfio e logorroico che la sta sparando troppo grossa. Si desccrive come un “torrente impetuoso”, ma è soltanto un tombino intasato.
Quando le date del suo calendario del FantaCambio saranno passate tutte invano, le sue millantate riforme si saranno rivelate tutte per quelle cazzate reazionarie che sono, la maggioranza degli italiani s’accorgerà che la ricetta economica è sempre la stessa e sforna la solita merda, e così anche Renzi sarà bruciato. I suoi Quattro Salti in Padella finiranno nella brace.
Quale altro Coniglio Cacciaballe uscirà dal cappello del governissimo allora?
Il Toto Cazzaro è già cominciato, e non c’è praticamente nessuno nel PD di Renzi che non si stia già provando le sue scarpe. Dai presunti fedelissimi, ai nemici che hanno finto di arrendersi, agli ex amici che ha fregato.
E a Bruxelles già si ridacchia anche di lui.
Quindi ha guardato la Merkel dritto negli occhi, e gliel’ ha detto forte e chiaro:
“Obbedisco”.
Poi s’è voltato verso la telecamera, ed ha aggiunto: “ma lo faccio per me stesso, non per te”.
Alla camera dei deputati ha invece parlato ininterrottamente per sei ore. Senza dire niente. Come sempre, a braccio: se dovesse riempire un pezzo di carta con le cose che dice davvero, il risultato sarebbe un foglio bianco.
Intanto, entrava in vigore il primo decreto del suo “Jobs Act”, che aumenta ulteriormente la precarietà del lavoro, rendendo milioni di persone ancora più faciili da sfruttare e licenziare.
E Cottarelli, il suo commissario alla “Spending Review” annunciava la seconda porzione della sua rivoluzionaria e inedita ricetta economica: tagli a pensioni e sanità.
Renzi è considerato da molti italiani una speranza di cambiamento. L’ultima. I sondaggi gli danno ancora un consenso popolare superiore al 40%.
Renzi in realtà è un cazzaro. L’ennesimo. Quanto ci metteranno gli italiani ad accorgersene stavolta?
Sappiamo che alcuni non se ne accorgeranno mai.
Ci sono ancora milioni di italiani che votano Berlusconi, e che alle elezioni europee lo cercheranno sulla scheda, pronti a votare una qualsiasi delle sue figlie – se candidata – solo perché ha lo stesso cognome.
C’è ancora chi vota Alessandra Mussolini per lo stesso motivo.
E c’è chi ha eletto Di Battista del M5S, il figlio segreto della coppia Bonolis – Laurenti.
Certi elettori grillini sono un interessante caso di cecità selettiva: si sono sciroppati tutte le dietrologie snocciolate da Grillo durante l’intervista a La 7, senza vedere come se ne servisse per cambiare discorso ed eludere ogni domanda di Mentana sul vero ruolo di Casaleggio nel M5S.
La settimana scorsa molti leghisti hanno invece votato per l’indipendenza del Veneto, paragonandolo alla Crimea, benché le stonzate che spara la Lega non producano abbastanza metano per un gasdotto.
Ci sarà sempre qualcuno che crederà a Renzi.
La cosiddetta luna di miele con la maggioranza del paese però non durerà in eterno.
Ultimamente l’emivita dei cazzari s’è ridotta notevolmente. Monti s’è smontato ben prima del previsto. Letta s’è squagliato subito come una di quelle bistecche gonfiate con gli estrogeni che sulla graticola si riducevano immediatamente a uno straccetto carbonizzato.
Renzi è un imbonitore tronfio e logorroico che la sta sparando troppo grossa. Si desccrive come un “torrente impetuoso”, ma è soltanto un tombino intasato.
Quando le date del suo calendario del FantaCambio saranno passate tutte invano, le sue millantate riforme si saranno rivelate tutte per quelle cazzate reazionarie che sono, la maggioranza degli italiani s’accorgerà che la ricetta economica è sempre la stessa e sforna la solita merda, e così anche Renzi sarà bruciato. I suoi Quattro Salti in Padella finiranno nella brace.
Quale altro Coniglio Cacciaballe uscirà dal cappello del governissimo allora?
Il Toto Cazzaro è già cominciato, e non c’è praticamente nessuno nel PD di Renzi che non si stia già provando le sue scarpe. Dai presunti fedelissimi, ai nemici che hanno finto di arrendersi, agli ex amici che ha fregato.
E a Bruxelles già si ridacchia anche di lui.
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