Così vanno le cose nell’ Europa della dolce vita finanziaria e nell’amara Italia: il sostituto procuratore generale di Milano. Gaetano Santamaria che ha chiesto l’assoluzione di Dolce e Gabbana per la società Gado in Lussemburgo dove transitavano i profitti fatti anche in Italia. “l’ottimizzazione del regime impositivo e’ lecita”, questa la ragione suprema. La sentenza di condanna in primo grado è stata completamente ribaltata alla luce di questa filosofia, la stessa per la quale Google e le altre major realizzano risparmi miliardari.
E’ lo spirito del tempo, quello che segna l’avvento, anche con il prossimo trattato transatlantico del dominio legislativo delle multinazionali e al quale si piegano ora anche i tribunali o quanto meno le eterne santemarie di questo Paese così ben delineate nel Gattopardo. Mi chiedo a questo punto perché anche i singoli cittadini, magari a gruppi non aprano piccole società in Lussemburgo e in Liechtenstein e non conferiscano a loro retribuzioni, salari e guadagni lordi al fine di godere di un regime fiscale più favorevole. Perché Dolce e Gabbana e non il macellaio all’angolo? Tanto basta qualche piccola e innocua operazione di compravendita azionaria per giustificare l’effettiva operatività all’estero.
Ma naturalmente ci sarebbe uno sbarramento feroce: solo i poveracci, gli umili, gli impoveriti debbono pagare, compresi gli esorbitanti stipendi di certi magistrati con toga griffata i quali ritengono che i due stilisti “non erano di fatto amministratori di fatto della Gado, ma si occupavano solo di aspetti creativi”. Del resto quanto a creatività, come si vede, hanno temibili concorrenti in ogni campo. E non si può nemmeno credere come si possa conciare e agghindare la bilancia della giustizia per questa primavera – estate
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