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bibliche di autoblu della nomenclatura politica, specie piddina, folla
di scorte per le alte cariche e ministri, giostra di auto di lusso di
imprenditori, palazzinari, possidenti e naturalmente divine mondane,
fauna da salotto, giornalisti, chiamati a decantare il santino filmico
di Veltroni su Berlinguer., perché tutti hanno famiglia e i giornalisti
spesso più di una. Insomma tutto l’ecumenismo sotto vuoto del Walter è
lì a contraddire con la sua stessa presenza, la sua stessa esibizione,
con il rumore cupo degli scheletri nell’armadio di cui peraltro ci si
rifiuta di parlare, il segretario del Pci che pose la questione morale.
Forse sapendo che dopo di lui sarebbe stato il diluvio e che negli
afrori dell’arca sarebbero nati mutanti del calibro dei Fassino, dello
stesso Veltroni e infine di Renzi per non parlare dei tanti ufficiali
pagatori e dei menestrelli della intellighenzia
Chi ha visto questa sorta di documentario dice in privato che è una
palla di due ore che esprime appieno tutta la mediocrità del regista
amatoriale, altri puntano il dito sull’infantilismo e la grossolanità
della ricostruzione storica, ma non avendolo visto non voglio dare
giudizi di seconda mano, anche se il richiamo a Berlinguer è un evidente
tentativo di fondare su un nome ormai mitico le fortuna di una
probabile mitica schifezza.
Ma una cosa è certa: la futile mondanità dentro cui si è celebrata la
nascita del Veltroni regista della domenica, è la sconfessione vivente
non solo di Berlinguer come segretario, del Pci, ma anche come uomo del
tutto alieno dal sentimento della salottitudine e del dilettantismo
politico e intellettuale che era presente alla “prima” dell’opera prima.
Anzi guardando le immagini si ha l’impressione che i presenti non siano
gli eredi, ma i traditori che si sono adagiati negli ozi della
questione immorale. Non siano gli epigoni moderni, ma solo il rimasuglio
della politica e della rendita di posizione, quel grasso persistente e
opaco che si appiccica ai piatti, le ossicine spolpate che resistono
alle spugnette.
Non basta fare santo Berlinguer per ottenere l’assoluzione. Anzi
l’operazione è così rozzamente ipocrita che meriterebbe una penitenza
aggiuntiva. E suscita un unico desiderio: quello di una lavapiatti.
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