"Governo
irresponsabile. Tutti a Palazzo Chigi, compreso il presidente del
Consiglio, conoscono benissimo le difficoltà degli enti locali. Varare
un piano da 256 milioni di tagli per le città metropolitane è
irragionevole”. Nel suo percorso verso Def e legge di Stabilità, il
premier Renzi dovrà vedersela con i comuni d’Italia. Sono troppi i
“conti che non tornano” alla vigilia del varo del Documento economico e
finanziario (venerdì), e del vertice Anci a Roma (giovedì). Firenze,
Napoli e Roma sono le “città metropolitane” più colpite rispettivamente
con tagli di 26, 65 e 87 milioni. Ma il rischio default interessa
soprattutto migliaia di piccoli comuni, senza contare un altro bel
grappolo di tagli che potrebbe arrivare dall’introduzione del criterio
dei costi standard nella sanità. Ora l’esecutivo sta pensando alla local
tax, che nelle intenzioni dovrebbe sostituire Imu e Tasi. Ancora non ci
sono cifre, ma è chiaro che tra ritocchi e trasferimenti di competenze
l’operazione ha il senso di attribuire agli enti locali un potere di
tassazione che il Governo avrà già “scontato” con i tagli nei
trasferimenti.
Il capitolo dei tagli, tutti rigorosamente mascherati da “recupero di efficienza”, come non si stanca di ripetere il consigliere economico di Renzi, Gutgeld, oltre alla sanità riguarda anche altri settori come i trasporti. Difficile far passare come efficientamento, però, il taglio delle detrazioni fiscali, che il Sole 24 ore valuta per un miliardo e mezzo di risparmi, nonostante tutti gli abbellimenti di cui è capace Renzi tra una intervista e un twitter, e il taglio delle indennità di accompagnamento. Si tratta di voci che andranno ad incidere tutte direttamente sulla redditi e quindi sulla capacità di spesa degli italiani, e sul Pil.
L’Italia “non riparte”. E’ questa l’amara verità spiegata pochi giorni fa dal Wsj. Inevitabile, poi, che con queste misure torni ad impennarsi verso l’alto il peso del fisco, al contrario di quanto sostiene Renzi, che lamenta il mancato conteggio del bonus di 80 euro nell’allegerimento dell’Irpef. Insomma, siamo al solito gioco delle tre carte. E alle solite raccomandazioni all’indirizzo di Bruxelles, alla cui benevolenza il Governo italiano affida tutte le sue speranze di potersela cavare in autunno. Il ragionamento è facile quanto rimasticato: posto che il tasso di crescita “sperato” possa ritoccare di mezzo punto il parametro sul deficit, sfruttando quindi la flessibilità Ue e una vaga ipotesi di posticipo del pareggio di un altro anno ancora, ci sarebbe qualche miliardo da destinare agli sgravi per le assunzioni.
Sembra la fotocopia della manovra precedente? Esatto. E' per questo che Renzi attraverserà tutti questi mesi insistendo sulla ripresa. Strappare un mezzo punto di crescita in più equivale a cavarsela e a tenere buoni i burocrati di Bruxelles.
Il capitolo dei tagli, tutti rigorosamente mascherati da “recupero di efficienza”, come non si stanca di ripetere il consigliere economico di Renzi, Gutgeld, oltre alla sanità riguarda anche altri settori come i trasporti. Difficile far passare come efficientamento, però, il taglio delle detrazioni fiscali, che il Sole 24 ore valuta per un miliardo e mezzo di risparmi, nonostante tutti gli abbellimenti di cui è capace Renzi tra una intervista e un twitter, e il taglio delle indennità di accompagnamento. Si tratta di voci che andranno ad incidere tutte direttamente sulla redditi e quindi sulla capacità di spesa degli italiani, e sul Pil.
L’Italia “non riparte”. E’ questa l’amara verità spiegata pochi giorni fa dal Wsj. Inevitabile, poi, che con queste misure torni ad impennarsi verso l’alto il peso del fisco, al contrario di quanto sostiene Renzi, che lamenta il mancato conteggio del bonus di 80 euro nell’allegerimento dell’Irpef. Insomma, siamo al solito gioco delle tre carte. E alle solite raccomandazioni all’indirizzo di Bruxelles, alla cui benevolenza il Governo italiano affida tutte le sue speranze di potersela cavare in autunno. Il ragionamento è facile quanto rimasticato: posto che il tasso di crescita “sperato” possa ritoccare di mezzo punto il parametro sul deficit, sfruttando quindi la flessibilità Ue e una vaga ipotesi di posticipo del pareggio di un altro anno ancora, ci sarebbe qualche miliardo da destinare agli sgravi per le assunzioni.
Sembra la fotocopia della manovra precedente? Esatto. E' per questo che Renzi attraverserà tutti questi mesi insistendo sulla ripresa. Strappare un mezzo punto di crescita in più equivale a cavarsela e a tenere buoni i burocrati di Bruxelles.
Sindaci in rivolta contro i tagli, giovedì vertice. Marino: "Misure insopportabili". De Magistris: "Governo irresponsabile"
I sindaci chiedono un riparto più equilibrato dei tagli. Sul tavolo del Governo ci sono i criteri di ripartizione della sforbiciata da 2,2 miliardi di euro prevista dalla manovra, che deve essere distribuita fra 8 mila municipi italiani. Secondo i sindaci di Firenze, Roma e Napoli, le loro amministrazioni si trovano a dover sostenere oltre la metà del peso dei tagli destinati alle città metropolitane - ben 178 milioni (di cui 26 milioni Firenze, 87,2 Roma, 65,8 Napoli) su un totale di 256 milioni. Protestano tuttavia anche i sindaci dei piccolissimi Comuni, perché penalizzati dai criteri demografici che in 2000 amministrazioni porterebbe a tagli incrementati dal 20 al 100 per cento. "Rischiano il default centinaia di enti" spiega Massimo Castelli, responsabile dei piccoli Comuni presso l'Anci.
Già giovedì scorso il sindaco di Firenze, Dario Nardella, aveva ammesso che il taglio da 26 milioni di euro alla città metropolitana di Firenze "ci porterà a mettere le mani sulla pressione fiscale a livello metropolitano e territoriale". "Francamente- spiega il sindaco che è anche coordinatore delle città metropolitane dell'Anci- non so come riusciremo a sopportare un taglio del 23%. Qualunque azienda con un taglio al budget di un quarto non sarebbe in grado di sopravvivere".
"Misure insopportabili" dice Ignazio Marino alla Repubblica, proponendo al Governo di "concordare insieme strade alternative per effettuare i tagli alla spesa pubblica". Per Roma i tagli, pari a 87 milioni nel 2015, aumenterebbero fino a 175 milioni nel 2016 e a 262 milioni nel 2017, "5 volte superiori a quelli imposti a Milano, 4 volte quelli imposti a Torino. Non voglio scatenare assurde guerre fra poveri, ma mi limito a segnalare un paradosso". Finora "siamo riusciti a risparmiare senza tagliare i servizi, ma in queste condizioni non è più possibile farlo. E se tagliamo servizi e mettiamo nuove tasse - aggiunge - siamo poi noi sindaci che dobbiamo andare a metterci la faccia di fronte ai cittadini". Marino propone misure alternative, come "una tassa di 1 o 2 euro sui transiti aeroportuali".
PIù duri i toni di Luigi De Magistris, che parla di "Governo irresponsabile" e di manovre "irragionevoli". "Hanno messo in bilancio un risparmio di un miliardo e ora per le incongruenze delle loro manovre finanziarie fanno pagare ai cittadini un prezzo troppo alto. Questi tagli andranno a toccare un terzo del Paese". Per il sindaco di Napoli, intervistato dalla Repubblica, "sembra di stare davanti a due-tre sarti della finanza che fanno tagli irresponsabili, ma io credo che dietro questa deriva sartoriale ci siano delle manine politiche che vogliono colpire aree strategiche del Paese. C'è una riforma appena nata, quella delle città metropolitane, e invece di mettere in campo ogni iniziativa per sostenere queste macro aree urbane - sottolinea -, gli si spezzano le gambe sul nascere, per giunta con un criterio di distribuzione dei tagli assolutamente illogico".
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