sabato 3 dicembre 2011

Il professor Monti e la lotta di classe

C’è un passaggio del libro di John Reed, Dieci giorni che sconvolsero il mondo, cronaca della rivoluzione sovietica, che ho letto molti anni fa e mi è sempre rimasto impresso. Un gigantesco operaio impegnato in opera di vigilanza armata, discute con alcune persone che dissentono dai bolscevichi. Alle domande e obiezioni di questi risponde sempre con le stesse parole: “Ci sono due classi: la borghesia e il proletariato”.

Molta acqua è passata sotto i ponti, e la situazione pare oggi ben più complessa. Ma il processo di polarizzazione sociale operato negli ultimi decenni dal capitalismo finanziario conferisce una certa attualità a questa frase. Un’idea semplice, ma che fatta propria da milioni di individui, poté realizzare all’epoca il miracolo di una grande rivoluzione. La prima di una lunga serie, e siamo in attesa delle prossime.

Guardatevi le misure che il governo Monti si accinge a varare. Non si può scorgere in esse un netto segno di classe? 
Di patrimoniale, che sarebbe necessaria per colpire coloro che si sono arricchiti in tutti questi anni, anche grazie al governo del bunga-bunga, non c’è più traccia. Si parla invece di riduzione delle pensioni per fare cassa (anche se com’è noto l’Inps è in attivo), di aumento indiscriminato dell’Iva (ricordate la tassa sul macinato?) e dell’Ici, in un Paese nel quale si è sempre fomentato l’acquisto della casa. Continuano i folli sperperi in grandi opere inutili, come la Tav e il terzo valico, e in spese militari, con l’acquisto di 131 cacciabombardieri Eurofighter, che da soli valgono più di metà della manovra, e costituiscono lo strumento di una politica estera aggressiva, in chiaro contrasto con l’art. 11 della Costituzione.

Nonostante quanto continuano a dirci, la lotta di classe, a oltre 160 anni dalla pubblicazione del Manifesto del partito comunista e a quasi cento dalla rivoluzione sovietica, continua, solo che la fanno solo i padroni. Tutti gli altri (il famoso 99%) subiscono, intenti a lottare per la loro sopravvivenza o a rimbecillirsi nelle molteplici forme offerte da questa società malata.

Sono bastate poche settimane per dissipare le illusioni degli inguaribili ottimisti (a volte anche un po’ fessacchiotti). Lo stile di Monti, la sua indubbia levatura intellettuale e la presenza di persone degne nel suo governo non possono dissipare questa verità elementare: il governo Monti è il governo delle classi dominanti del nostro Paese, assoggettate, come sempre ai diktat delle Potenze dominanti del mondo occidentale: Usa e Germania. Senza contare il fatto che, come scrive l’ottimo Travaglio, è sostenuto da Berlusconi come la corda sostiene l’impiccato. La politica, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra.

La presunta obiettività è del resto sempre più una chimera anche nelle scienze cosiddette esatte, figuriamoci in politica e in politica economica. La pletora di veri e presunti “tecnici” che ammannisce dagli schermi televisivi al popolo bue, ignorantello e angosciato la lezioncina secondo la quale non c’è alternativa, ha, a sua volta, precisi e sostanziosi interessi economici a sostenere questa linea. Non credo che saranno colpiti più di tanto dall’introduzione del metodo contributivo, tanto per fare due nomi, Giuliano Amato o Mario Draghi…

E allora che fare? Ci vuole un’alternativa. Saranno necessari lunghi anni per imporla, ma intanto si cominci ad affermare, quantomeno sul piano delle idee. In politica estera, vanno appoggiate le posizioni del governo cinese per conferire la giusta centralità alle Nazioni Unite e un contesto di pace, contro le tentazioni avventuriste del militarismo israeliano e statunitense. Al tempo stesso va portata avanti un’iniziativa per la globalizzazione dei diritti, primo fra tutti quello all’organizzazione sindacale, che vanno riconosciuti in tutti i Paesi del mondo, dall’Italia del predatore Marchionne alla Cina. In politica economica, è giunto il momento di dire no alla Merkel e alla sua miope visione dell’integrazione europea che ci spinge verso una recessione che sarà, comunque, feroce. I principi di eguaglianza sostanziale e solidarietà economica, politica e sociale contenuti nella Costituzione repubblicana offrono delle stelle polari secondo le quali orientarsi. Finisca quindi quanto prima l’insano limbo bipartisan del professor Monti e si vada alle elezioni affinché il popolo italiano possa scegliere fra alternative chiare e contrapposte.

Fabio Marcelli, www.ilfattoquotidiano.it

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