Che cosa si aspetta ancora? Oramai è chiaro che le misure che si
prepara ad adottare il governo Monti sono di un’iniquità sociale
mostruosa.
Si allunga l’anzianità, cioè si colpiscono le condizioni di lavoro e i
posti di lavoro di chi fatica di più. Si tagliano le pensioni in
essere, con il blocco e il loro adeguamento all’inflazione, mentre
l’inflazione sale, una misura vergognosa che colpirebbe la massa dei
pensionati poveri. Si colpiscono le donne, costrette a fare le
disoccupate o ad accettare condizioni di lavoro terribili perché non
possono più andare in pensione. Si annunciano, inoltre, l’aumento
dell’Ici sulla prima casa, quello dell’Iva, che colpiscono i redditi del
lavoro dipendente proprio quando questi vengono registrati dall’Istat
in deficit drammatico rispetto all’inflazione. Si promette ai giovani di
essere assunti prima se potranno essere licenziati più facilmente,
togliendo loro l’articolo 18. Si lanciano le privatizzazioni, contro il
pronunciamento del referendum di giugno. Si propone l’assurdo pareggio
in bilancio in Costituzione, che provocherà, se attuato, una recessione
economica permanente. Nella sostanza, si accettano le misure più
reazionarie richieste dalle banche e dai governi di destra dell’Europa.
Misure coperte da due ridicole foglie di fico: qualche taglietto ai
costi della politica e l’elemosina della piccola patrimoniale. Il 2x1000
per i patrimoni oltre un milione e mezzo di euro. Per capirci, chi ha
due milioni di euro in banca, paga la spaventosa tassa di mille euro.
Non sono queste le misure? Intanto però una precisa campagna di
stampa bancaria e confindustriale spinge tutti nella stessa direzione e
dal governo non vengono smentite, anzi, si assecondano gli istinti
peggiori della finanza internazionale, promettendo di rassicurarli.
No, non ci siamo proprio e a questo punto è dovere prima di tutto del
sindacato dire di no e mobilitarsi. Bisogna già minacciare e poi
organizzare uno sciopero generale, se queste saranno le misure del
governo Monti. Già i metalmeccanici, il 16 dicembre, se queste saranno
le misure del governo, scenderanno in sciopero contro Marchionne e
contro il suo amico Monti. Ma bisogna fare di più, bisogna fermare
questo disastro, che riproduce nel nostro paese la stessa catastrofica
politica che ha portato al collasso la Grecia. Si taglia e si massacra
sul piano sociale senza neanche avere un risultato. Decine e decine di
miliardi di euro di sacrifici di lavoratori e pensionati in carne ed
ossa, dei giovani, vengono buttati nel gorgo distruttivo della
speculazione finanziaria. Che se li ingoia e poi vuole altro ancora.
A cosa servono questi sacrifici terribili? Assolutamente a nulla.
L’Europa non cambia niente, fa solo promesse di più rigore, quindi
questi sacrifici sono inutili e dannosi. Se in Italia c’è una sinistra
che ancora intende tutelare il mondo del lavoro questo è il momento di
farsi sentire, oppure di sparire per sempre.
E’ ora di dire con tutta la forza possibile che la carta di credito del governo Monti è già in default.
Giorgio Cremaschi
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