giovedì 1 dicembre 2011

La carta di credito di Monti è già in default di Giorgio Cremaschi

Che cosa si aspetta ancora? Oramai è chiaro che le misure che si prepara ad adottare il governo Monti sono di un’iniquità sociale mostruosa.
Si allunga l’anzianità, cioè si colpiscono le condizioni di lavoro e i posti di lavoro di chi fatica di più. Si tagliano le pensioni in essere, con il blocco e il loro adeguamento all’inflazione, mentre l’inflazione sale, una misura vergognosa che colpirebbe la massa dei pensionati poveri. Si colpiscono le donne, costrette a fare le disoccupate o ad accettare condizioni di lavoro terribili perché non possono più andare in pensione. Si annunciano, inoltre, l’aumento dell’Ici sulla prima casa, quello dell’Iva, che colpiscono i redditi del lavoro dipendente proprio quando questi vengono registrati dall’Istat in deficit drammatico rispetto all’inflazione. Si promette ai giovani di essere assunti prima se potranno essere licenziati più facilmente, togliendo loro l’articolo 18. Si lanciano le privatizzazioni, contro il pronunciamento del referendum di giugno. Si propone l’assurdo pareggio in bilancio in Costituzione, che provocherà, se attuato, una recessione economica permanente. Nella sostanza, si accettano le misure più reazionarie richieste dalle banche e dai governi di destra dell’Europa. Misure coperte da due ridicole foglie di fico: qualche taglietto ai costi della politica e l’elemosina della piccola patrimoniale. Il 2x1000 per i patrimoni oltre un milione e mezzo di euro. Per capirci, chi ha due milioni di euro in banca, paga la spaventosa tassa di mille euro.
Non sono queste le misure? Intanto però una precisa campagna di stampa bancaria e confindustriale spinge tutti nella stessa direzione e dal governo non vengono smentite, anzi, si assecondano gli istinti peggiori della finanza internazionale, promettendo di rassicurarli.
No, non ci siamo proprio e a questo punto è dovere prima di tutto del sindacato dire di no e mobilitarsi. Bisogna già minacciare e poi organizzare uno sciopero generale, se queste saranno le misure del governo Monti. Già i metalmeccanici, il 16 dicembre, se queste saranno le misure del governo, scenderanno in sciopero contro Marchionne e contro il suo amico Monti. Ma bisogna fare di più, bisogna fermare questo disastro, che riproduce nel nostro paese la stessa catastrofica politica che ha portato al collasso la Grecia.  Si taglia e si massacra sul piano sociale senza neanche avere un risultato. Decine e decine di miliardi di euro di sacrifici di lavoratori e pensionati in carne ed ossa, dei giovani, vengono buttati nel gorgo distruttivo della speculazione finanziaria. Che se li ingoia e poi vuole altro ancora.
A cosa servono questi sacrifici terribili? Assolutamente a nulla. L’Europa non cambia niente, fa solo promesse di più rigore, quindi questi sacrifici sono inutili e dannosi. Se in Italia c’è una sinistra che ancora intende tutelare il mondo del lavoro questo è il momento di farsi sentire, oppure di sparire per sempre.
E’ ora di dire con tutta la forza possibile che la carta di credito del governo Monti è già in default.
Giorgio Cremaschi

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