L'esecutivo delle “larghe intese”
potrebbe essere agli sgoccioli. A quanto pare le divinazioni sulla
ripresa economica alle porte o le apocalittiche giaculatorie sui
disastri che si abbatterebbero su una Italia di nuovo senza governo, non
sembrano essere più argomenti convincenti. Almeno non lo sono per
Berlusconi e il suo entourage che ha ben compreso la reciproca
connessione tra il suo capolinea e quello del governo e viceversa. Tra
le due il Cavaliere sembra intenzionato a giocare il tutto per tutto, o
almeno a bleffare fino all'ultimo sulla inscindibilità della sua sorte
con quella dell'esecutivo imposto da Napolitano.
Stando così le cose non sembrano esserci
alternative fruibili alla caduta del governo Letta e alla convocazione
di elezioni anticipate. Le due scadenze ravvicinate – la decisione
sull'IMU e la riunione della Giunta del Senato sulla decadenza di
Berlusconi da senatore – segneranno in qualche modo la conclusione di
questa fase della politica istituzionale. Roba da strapparsi i capelli?
Certamente no. Gli allarmi di Letta, Napolitano e PD sul diluvio dopo
fine delle larghe intese sono nati e si sono rivelati come una ipoteca
irricevibile. Anzi hanno confermato lo scenario di un paese
commissariato dai poteri forti europei.
Su questo quadro agiscono però due
variabili. La prima è il sospetto che dentro il PD e lo stesso PdL non
siano tutti disponibili ad allinearsi. Nel primo come nel secondo ci
sono settori che vorrebbero mantenere in vita il governo,
salvacondottando Berlusconi nel primo caso, facendo a meno di Berlusconi
nel secondo. Il fatto che la situazione sia nitida e ingarbugliata allo
stesso tempo non concede troppe chance a chi vorrebbe il mondo in
bianco e nero. La legge sulla decadenza dal mandato per i condannati
esiste ed è stata votata sia dal Pd che dal Pdl durante il governo
Monti. I tre gradi di giudizio per la condanna di Berlusconi dovrebbero
essere un criterio erga homnes rispetto al quale soluzioni ad personam
sarebbero inaccettabili. Ma l'applicazione della legge butta per aria il
castello governativo voluto e costruito da Napolitano sotto l'imput dei
poteri forti europei. Una alternativa del diavolo dunque.
La seconda variabile sta nelle parole
preoccupate di Letta sul rischio di conflitti sociali nel paese. Per
loro è un rischio, per noi è un auspicio e un impegno, a cominciare
dallo sciopero generale del 18 ottobre e della mobilitazione sociale del
19 ottobre. Il cloroformio dell'antiberlusconismo come diversivo
speriamo che stia esaurendo i suoi effetti. Si tratta di rimettere al
centro le emergenze sociali, la loro priorità e l'emersione di
alternative di medio periodo e strategiche contro il perdurare della
subalternità ai tic tac dello spread, al ricatto del capitale
finanziario e ai diktat della Troika europea. L'autunno si avvicina.
Auguriamoci ed impegnamoci afinchè sia il capolinea per le
mistificazioni con cui ci hanno avviluppato in questi venti anni.
Nessun commento:
Posta un commento