lunedì 19 agosto 2013

Trombe, strombazzamenti e trombati di Alessandro Gilioli


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Raccontano le cronache di oggi che a un certo punto il servizio d’ordine dei ciellini è dovuto intervenire per chiedere di silenziare le trombette con cui ieri a Rimini i più entusiasti sottolineavano ogni frase del discorso di Enrico Letta: troppo casino, non si capiva più nulla di quello che stava dicendo.
Nella sua andreottiana furbizia, peraltro, ieri Letta non ha fatto altro che un lieve ricatto. Ben enunciato, con la consueta educazione nei modi, ma un ricatto: se non mi fate andare avanti, non avrete né la nuova legge elettorale né l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, senza dire che c’è la famosa ripresa e senza di me ve la perdete.
La realtà, al momento, è che sulla legge elettorale siamo a carissimo amico, sul finanziamento pubblico qui si scommettono un paio di stipendi che l’abolizione non verrà neppure proposta e quanto alla presunta ripresa finora si è visto qualcosa in Europa ma ancora niente in Italia – lo dicono tutti gli indicatori, mica io – specie per quanto riguarda l’occupazione (al più, se va bene, vedremo forse iniziare nel 2014 una ‘jobless recovery’ ).
Ma transeat, diciamo: Letta tenta di perpetuarsi il più possibile, stiamo appunto parlando di un andreottiano, e dietro di lui c’è Napolitano che conduce il gioco.
La realtà che si nasconde dietro la rappresentazione strombazzata a Rimini è che tempo due mesi Berlusconi ritirerà i suoi ministri e con essi la fiducia al governo: sta già preparando il ‘discorso storico’ su se stesso da tenere al Senato.
A quel punto le strade della politica saranno diverse e vedremo quale si realizzerà.
Prima ipotesi, la più probabile, Letta tenta di restare su comunque.
È lo ’scenario Napolitano’, che ama questo governo più di Clio. Si cercano insomma «in giro» i voti per non far cadere l’esecutivo.
Alla Camera non c’è problema: lì come noto basterebbe il Pd, grazie al super premio di maggioranza del Porcellum.
Al Senato piddini e centristi arrivano a quasi 130 seggi, quindi ne mancano meno di trenta per salvare Letta. Non è difficile prevedere dove si andrà a caccia: i gruppi più o meno di transfughi ‘Per le Autonomie-Psi’ e ‘Grandi Autonomie e libertà’ insieme fanno venti seggi e nel Misto ci sono diverse altre anime perse tra cui alcuni ex grillini. Lascio a voi valutare quanto nobile sarebbe questa manovra e soprattutto quanto coerente con il famoso mantra della ’stabilità’.
In integrazione, Letta potrebbe poi tentare di portarsi a  casa un po’ di voltagabbana pidiellini. Su 91 senatori berlusconiani, non dovrebbe essere impossibile trovarne una dozzina disposti a lasciare il Capo ai suoi vaneggiamenti sulle toghe rosse per passare con l’esecutivo. Tanto più che gli alibi in questo caso sarebbero robusti (il bene del Paese, lo spread, le aste dei Bot, insomma le solite robe).
Seconda possibilità, Letta fa la corte ai Cinque Stelle. Sembra fantapolitica, ma nel Palazzo c’è chi ci sta ragionando seriamente, preparando il ‘pacchetto’ di proposte da spedire a Grillo per una fiducia quanto meno a termine.
Terza ipotesi, Letta è costretto a dimettersi da un voto di sfiducia. Siccome Napolitano non vuole sciogliere le Camere neanche sotto tortura, a quel punto potremmo vedere comunque o un reincarico a Letta o in subordine un mandato pieno al silenzioso quanto ambizioso presidente del Senato: poi vedremo che maggioranza tenterà, nel caso, di mettere in piedi il signor Grasso.
Quarta ipotesi, esposta oggi a Matteo Pucciarelli di ‘Repubblica’ da Vito Crimi: caduto Letta, il Quirinale dà l’incarico a «una personalità esterna al M5S sul solco dei nomi che uscirono dalle Quirinarie» (parole di Crimi) per un governo appoggiato anche dai grillini. Una strada non facile – ce li vedete i 101 del Pd appoggiare un esecutivo Rodotà? – e di cui lo stesso Napolitano sarebbe pochissimo fautore.
Quinta ipotesi, si va a votare, nonostante Napo: con il Porcellum o con una rapida retromarcia verso il vecchio Mattarellum, magari corretto con un’iniezione di maggiore proporzionale, e poi que sera sera, whatever will be will be.
Questa la realtà, nascosta dietro le trombe con cui i ciellini hanno festeggiato Letta.

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