La vicenda di Soriano Ceccanti, paraplegico da 44
anni a cui l’Inps ha sospeso il pagamento dell’indennità di
accompagnamento senza dirgli perché, sta scivolando con il caldo di
Ferragosto verso il teatro dell’assurdo. Ed è esemplare dell’inferno in
cui può finire un cittadino preso di mira da un burocrate.
Il 24
maggio scorso l’Inps di Pisa ha mandato a Ceccanti la seguente
comunicazione: “La pensione in via cautelativa è stata eliminata in
quanto da accertamenti effettuati risulta abitante in Marocco”. Un falso
palese, Ceccanti vive a Pisa. La sua figura non passa inosservata. Un
“proiettile vagante” l’ha ridotto sulla sedia a rotelle quando aveva 16
anni e fu coinvolto in scontri con la polizia davanti al locale
versiliano “La Bussola” a Capodanno del ‘69. Così, appena gli tolgono
l’assegno, scende in campo in sua difesa l’allora capo di Lotta
Continua, Adriano Sofri, che sulle colonne del Foglio
denuncia il sopruso. All’Inps si innervosiscono, come se Ceccanti fosse
un raccomandato. E alle richieste di spiegazioni fanno capire che lui
sa perché gli hanno tolto l’assegno di accompagnamento, esattamente come
la moglie cinese sa perché viene picchiata.
Il 6 agosto l’ufficio stampa dell’Inps riceve dalla redazione del Fatto
una breve mail che chiede quale sia esattamente la norma che fissa i
criteri per togliere un assegno di accompagnamento. L’Inps non è in
grado di rispondere: ci sono le ferie, il dottore è fuori stanza è così
via. Dopo una settimana arriva il consiglio di rivolgersi direttamente
al direttore dell’Inps della Toscana, Fabio Vitale, che
forse conosce le leggi meglio del vertice dell’Istituto. Vitale spiega
che non esiste nessuna legge che limiti il diritto del percettore di
indennità di accompagnamento di viaggiare all’estero, ma che l’Inps,
dovendo combattere gli abusi, applica agli invalidi, “per analogia”, un
complesso di norme e circolari per le pensioni sociali: ti viene sospesa
se stai all’estero per più di trenta giorni. Nel caso degli invalidi
l’Inps si riserva di valutare “caso per caso” se l’assistito sia
residente o no. Ha diritto Ceccanti di sapere quanto può stare in
viaggio fuori d’Italia prima di perdere la pensione? No, perché nella
patria del diritto il cittadino-suddito è in balia delle valutazioni
degli uffici. Chi e come ha accertato che Ceccanti “è abitante in
Marocco”? Non si sa. E adesso si passa al teatro dell’assurdo.
L’Inps, dopo l’intervento del sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, e del
prefetto, Francesco Tagliente, ha convocato Ceccanti con raccomandata
spedita al suo patronato. Pare che Ceccanti possa risolvere la pratica
autocertificando quello che tutti sanno, cioè che vive a Pisa.
Potevano chiederglielo sei mesi fa,
ma era troppo semplice. E ora il patronato è chiuso per ferie, così
Ceccanti non riceverà la convocazione e non si presenterà. Chissà come
lo sanzioneranno stavolta. E tutto questo perché l’Inps tra tante
circolari non ne ha fatta una per i casi in cui deve solo dire:
“Scusate, abbiamo sbagliato”.
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