Chiedo scusa se, una volta tanto, prendo in prestito un’espressione triviale, ma ricorrente. Oggi è di moda scrivere e parlare così (dicono che è più “diretto”) e, comunque, nessuno dei dirigenti avrà l’amor proprio di inalberarsi a difesa del Pd. Il loro non è un partito; e loro non sono un gruppo dirigente, ma un’accozzaglia di persone, ciascuna delle quali pensa, dice e fa una cosa diversa dalle altre. La loro specialità è quella di riuscire a trasformare situazioni di vantaggio politico in sconfitte clamorose. Ora si apprestano alla nuova straordinaria impresa di resuscitare, per l’ennesima volta, Berlusconi. Logica vorrebbe che, in un argomento tanto delicato, la parola del segretario dovrebbe valere per tutti. Invece no, dopo il segretario e spesso in contrasto con lui, arriva il coro delle comari degli altri dirigenti.
Accade così che, ogni volta che Berlusconi è in difficoltà, giunge da parte di qualcuno di loro una ciambella di salvataggio. L’ultimo, sull’applicazione della legge Severino, è stato Violante, che era stato preceduto da Veltroni. Sostenere che la legge Severino non sia chiara, anzi chiarissima, è un’impresa impossibile. Sostenere la sua incostituzionalità è una cosa infondata e strumentale. Se lo fosse sarebbero, ad esempio, incostituzionali tutte le misure riduttive della ampiezza della immunità parlamentare che sono state via via adottate e sulle quali nessuno ha eccepito niente. Eppure, a parte i più sbracati soccorritori di Berlusconi come Violante, è il partito nel suo complesso ad apparire debole, incerto, succube dell’attacco dell’avversario. E così, nel nostro povero Paese (negli altri Berlusconi sarebbe in galera), si verifica l’altro straordinario miracolo in base al quale coloro, Berlusconi appunto e il Pdl, che dovrebbero tacere, chiedere scusa agli italiani, nascondersi per la vergogna di essere lestofanti e truffatori, possono dominare il dibattito politico, presentarsi nelle vesti di vittime e parti lese e continuare nell’opera di demolizione di quel poco che rimane di cultura istituzionale e coesione tra istituzioni dello Stato. Roba da matti!
Questa tesi (presumo che al Pd si giustifichino così) in base alla quale Berlusconi è un condannato, ma rappresenta comunque milioni di italiani, che forse poteva avere un senso in passato, è oggi una scusa, sbagliata e perdente. Berlusconi si è indebolito, la sua stella si è di molto offuscata anche agli occhi di quella piccola borghesia individualista che egli ha a lungo blandito nei suoi peggiori istinti. Sarebbe da vedere quanti di questi (e dei dirigenti che ora gli giurano fedeltà) , di fronte ad una offensiva decisa del fronte democratico, lo seguirebbero in avventure ricattatorie ed elettorali. Perché il Pd non lo sfida con sagacia e determinazione? Perché, può perdere?! Certo; ma, se gli italiani vogliono Berlusconi, è giusto che se lo tengano!; e sarà comunque stata scelta una strada di chiarezza che eviterà alla sinistra di ingrossare le file del movimento 5 stelle!
L’altro elemento giustificativo della tiepidezza del Pd sulla condanna di Berlusconi è la “difesa del quadro politico”, cioè il mantenimento del governo Letta: e qui siamo davvero, se possibile, ad un livello più basso del primo. Si fanno ingioiare al popolo della sinistra rospi grandi come le case e (ciò che più conta) si mette a repentaglio la tenuta democratica del Paese, per tenere in vita un governo che l’unica cosa che dimostra di saper fare è rinviare le decisioni in attesa di una (ipotetica) ripresa spontanea dell’economia internazionale.
Questa vicenda dell’abolizione dell’imu è allucinante e, anche, per certi versi spudorata. L’imu non è abolita. Sarà sostituita, il prossimo anno, da un’altra tassa, con un altro nome, presumibilmente, guardando a quanto accaduto in passato, più alta della precedente. E, ciliegina nella torta!, quello che si risparmia quest’anno, sarà compensato da un aumento delle imposte indirette, iva o altre. Conclusione (“tragica” per la sinistra!): un regalo ai ricchi (si sostituiscono imposte dirette con quelle indirette), un regalo a Berlusconi, in termini di successo personale e della sua politica!
Il pensiero (machiavellico, ma neanche tanto!) che egli in questo modo non potrà fare la crisi di governo, non solo è del tutto politicista, ma anche un calcolo sbagliato. La misura illusoria sull’imu potrà infatti essere tenuta in vita con la reiterazione del decreto e il “successo” del Pdl sarà indifferente alla eventuale scomparsa del governo.
Povera Italia, se non si costruisce una alternativa a questo modo di modo di intendere e fare la politica! Ci vuole una nuova, “grande”, forza della sinistra. La si potrà costruire però, si badi bene, non con estremistiche illusioni, ma con determinazione e “furbizia”, misurando, di volta in volta, i reali rapporti di forza.
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