Un mondo equilibrato è forse impossibile, ma di sicuro
quello che avanza dietro le gloriose insegne del progresso globale
assomiglia a una giostra manovrata da un ubriaco. A Londra un ragazzo
tedesco appena scampato all’età dei brufoli, Moritz Erhardt, è morto
nella doccia di un dormitorio dopo avere lavorato alla City dalle 9 del
mattino alle 6 di quello successivo: ventuno ore consecutive per tre
giorni di fila, cibandosi esclusivamente di caffè. A vent’anni si
sopravvive a strapazzi anche peggiori, quindi è probabile che Moritz
fosse predisposto (soffriva di epilessia), ma la sua fine ha acceso i
riflettori su una realtà: mentre la maggioranza dei giovani non trova
lavoro, quelli che riescono a ottenere un posto qualificato sono
sottoposti a ritmi da spremiagrumi. Un tirocinante della City lavora in
media 14 ore al giorno e guadagna l’equivalente di 3000 euro, tantissimi
ovunque ma non a Londra, dove l’affitto di un monolocale ne costa 1800:
e infatti Moritz dormiva in un ostello.
Questa contraddizione stridente tra i pochi che lavorano
troppo e i troppi che lavorano poco, o addirittura mai, sembrerebbe il
frutto di un sistema senza governo. Nella storia umana, che è una storia
di schiavi spesso inconsapevoli di esserlo, è sempre andata così, se si
esclude un breve intervallo – dal secondo Dopoguerra agli Anni Settanta
del secolo scorso – quando almeno in Occidente si riuscì a distribuire
lavoro e ricchezza, e a creare il ceto medio. Ma l’intervallo è finito e
la giostra dell’ubriaco ha ripreso a girare anche qui. Solo la politica
avrebbe le chiavi per fermarla, ma le ha perse. Forse se l’è vendute.
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