Proprio quando sembrava che le cose potessero essere sotto controllo a Fukushima, scopriamo che sono peggio che mai.
Smisuratamente peggio.
Smisuratamente peggio.
Adesso quantità massicce di liquidi radioattivi stanno scorrendo
dall’area del reattore distrutto nell’Oceano Pacifico. E la loro
composizione è di gran lunga più letale del ‘semplice’ trizio di cui
abbiamo letto sui giornali finora.
La Tepco, proprietaria/dirigente – e uno dei più grandi e
tecnologicamente avanzati fornitori al mondo – ha fatto tutto tranne che
ammettere di non essere in grado di controllare la situazione. Il suo
comportamento meschino ha spinto l’ex commissario della Nuclear
Regulatory Commission americana, Dale Klein, ad accusare: “Non sapete
cosa state facendo.”
Il governo giapponese sta intervenendo. Ma non c’è alcuna garanzia, e
nemmeno probabilità, che possa fare di meglio. In effetti, non c’è
alcuna certezza riguardo a cosa stia causando questa ondata di morte e
distruzione totalmente fuori controllo.
A distanza di circa 16 mesi dall’esplosione di tre dei sei reattori
nell’area di Fukushima Daichi, nessuno è in grado di dare una
spiegazione definitiva riguardo cosa stia accadendo lì o come affrontare
la situazione. La congettura più convincente adesso si basa sul fatto
che, molto semplicemente, l’acqua scorre verso il basso.
Oltre alla sua posizione in una zona soggetta a terremoti e tsunami,
la centrale Fukushima I era posta in corrispondenza di una grande falda
acquifera. Questo dato critico non è stato specificato in quasi nessuna
delle discussioni sull’incidente, da quando è avvenuto. Ci possono
essere pochi dubbi a questo punto riguardo al fatto che l’acqua in
quella falda sia stata completamente contaminata.
Subito dopo il disastro dell’11 marzo 2011, la Tepco portò l’opinione
pubblica a credere che essa aveva per lo più contenuto il flusso di
acque contaminate verso il Pacifico. Ma ora ammette non solo che quella
era una menzogna, ma che le quantità di acqua in questione sono molto
grandi, a quanto pare 1800000 litri al giorno. Parte di quell’acqua
potrebbe provenire dalla falda acquifera. E un’altra parte consistente
scorre giù dai ripidi versanti delle colline giapponesi attraversando
l’area della centrale e poi finendo nel mare.
Finora, l’azienda e le autorità hanno assicurato all’intero pianeta
allarmato che le sostanze contaminanti nell’acqua sono rappresentate per
lo più dal trizio. Il trizio è un isotopo relativamente semplice con un
tempo di dimezzamento di 12,3 anni. I danni alla salute da esso
provocati possono essere rilevanti, ma il suo breve tempo di
dimezzamento è stato sfruttato per diffondere l’illusione che non sia
niente di veramente preoccupante.
I rapporti adesso indicano che la fuoriuscita a Fukushima contiene
anche importanti quantità di elementi radioattivi quali iodio, cesio e
stronzio. Il che, a sua volta, fa presumere che ci siano altre cose di
cui finora non abbiamo avuto notizia. E queste notizie sono davvero
pessime.
Lo iodio-131, ad esempio, può essere assorbito dalla tiroide, dove
emette particelle beta (elettroni) che danneggiano i tessuti. La piaga
delle tiroidi danneggiate è già stata riscontrata addirittura nel 40%
dei bambini della zona di Fukushima. E la percentuale non può che
aumentare. Nei giovani, questo può arrestare la crescita sia fisica che
mentale. Negli adulti causa un’ampia gamma di disturbi collegati,
compreso il cancro.
Del cesio-137 proveniente da Fukushima è stata trovata traccia nel
pesce pescato sino alla California. Si diffonde nel corpo, ma tende ad
accumularsi nei muscoli. Il tempo di dimezzamento dello stronzio-90 è di
circa 29 anni. Si comporta come il calcio e va nelle nostre ossa.
La presenza di questi isotopi fra quelli scaricati nel Pacifico è la
peggior notizia che giunge dal Giappone da Hiroshima e Nagasaki, di cui
ricordiamo i bombardamenti di 68 anni fa proprio in questa settimana, e
la cui ricaduta nucleare è stata abbondantemente superata a Fukushima.
Infatti, gli esperti giapponesi hanno già stimato che la quantità di
ricaduta di Fukushima sia di 20-30 volte più alta di quella dei
bombardamenti del 1945. Le ultime rivelazioni manderanno questo numero
alle stelle. Ma soprattutto il dato di fatto è questo: Non c’è
assolutamente alcuna indicazione su come o quando questa fuoriuscita
letale verrà arrestata.
Finora, la Tepco ha costruito un gran numero di cisterne nell’area
per contenere quanta più acqua contaminata possibile. Ma la compagnia
non riesce assolutamente a raccoglierla tutta, e lo spazio a
disposizione si sta esaurendo. In alcune delle cisterne, ovviamente, si
sono già aperte delle falle. Non si sa con certezza se la fuoriuscita
stia accelerando. La Tepco ha iniettato nel terreno prodotti chimici per
indurirlo e quindi formare un muro tra i reattori e il mare.
C’è anche una surreale discussione riguardo all’ipotesi del
sovra-raffreddamento di una parte dell’area per creare dal nulla un muro
di ghiaccio. Ma l’acqua sicuramente è in grado di aggirare questi
deboli stratagemmi.
Potrebbero ancora dire che questa massiccia perdita sia un fenomeno
temporaneo, ma non è più credibile. L’area è ancora imprevedibilmente
radioattiva. E rimane poco chiaro cosa sia successo ai noccioli fusi dei
tre reattori esplosi. La recente apparizione di un pennacchio di vapore
suscita la paura che la fissione possa ancora essere in atto da qualche
parte nell’area.
Non è neppure chiaro cosa succederà alle centinaia di tonnellate di
combustibile esaurito depositato precariamente in una piscina di
raffreddamento a 30 metri di altezza sopra l’Unità 4. Sorreggere questo
sistema di raffreddamento fino a quando le barre di combustibile
potranno essere rimosse (e non è chiaro quando questo succederà) è una
sfida seria.
Se dovesse venire un terremoto prima che ciò sia possibile, e se
quelle barre di combustibile dovessero precipitare al suolo dove, con il
loro rivestimento di zirconio, potrebbero prendere fuoco all’aria
aperta, le conseguenze non potrebbero che essere apocalittiche.
E mentre accade tutto questo, il nuovo governo giapponese
pro-nucleare continua a parlare di far ripartire i 48 reattori spenti
dopo l’incidente. La Tepco è stata tra i fornitori a spingere perché
riprenda l’attività negli altri suoi stabilimenti.
Negli USA, si parla di reattori atomici che in qualche modo
risolverebbero la crisi del surriscaldamento globale. Ma quello che
adesso sappiamo tutti molto bene a Fukushima è che la peggior catastrofe
atomica del mondo è tutto fuorché finita.
L’unica cosa prevedibile è che arriveranno notizie peggiori. E quando
arriveranno, il nostro pianeta ogni giorno più fragile sarà
ulteriormente irradiato, a un prezzo inimmaginabile per tutti noi.
Harvey Wasserman cura il sito www.nukefree.org ed è autore di SOLARTOPIA! Our Green-Powered Earth. Il suo programma SOLARTOPIA GREEN POWER & WELLNESS SHOW può essere ascoltato su www.prn.fm. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su www.progressivemagazine.com
Fonte: www.counterpunch.org
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