Mentre
infuria la trattativa per salvare Berlusconi e il ceto politico esprime
il meglio del suo repertorio grottesco nel cercare di rendere la
giustizia diseguale , si salvano però innanzitutto le volontà dettate
dell’ex cavaliere e si varano tasse che colpiscono tutti in maniera
indiscriminata e in modo più pesante pur di cancellare l’Imu.
Chi ha poco continuerà a pagare per chi ha molto perché ormai, anche
se non ce ne siamo accorti con la lucidità necessaria, i vincoli di
bilancio a cui ci siamo inchiodati e la struttura per caste del modello
italiano, assieme all’ideologia liberista che ha fatto da mentore ai
primi e da alibi alla seconda, mettono in conflitto la governabilità e
l’equità. Così il governo Letta sparacchia tasse come un motore
ingolfato o un pistolero rimbambito facendo la parodia di un un
esecutivo balneare democristiano, ma dando anche la sensazione di vivere
alla giornata dentro uno Stato che ormai pensa soltanto a cercare di
mettere assieme i conti, senza nemmeno fermarsi a riflettere sul senso
della sua azione e delle conseguenze su un Paese ormai in caduta libera.
La maggioranza dell’inciucio come suprema espressione politica non
riesce a fare altro che mettere qualche unguento retorico sulle piaghe
degli zoccoli duri dei propri elettorati.
E’ uno spettacolo miserabile e torbido che rappresenta un ideale
terreno di caccia per i potentati e le camarille, che strizza l’occhio
ad ogni senso di irresponsabilità e menefreghismo, come dimostrano le
aziende che sbaraccano di notte, che continua a tutelare i vizi
(compreso persino quello del fumo), l’egotismo, la dispersione delle
risorse, la svendita di beni, la natura ricattatoria dei rapporti. E una
governabilità difesa con i denti, ma che trasmette tutto il senso della
sua episodicità, inconsistenza, ingiustizia riuscendo perciò ad essere
tiranna verso i più deboli e serva discinta per i più forti. Una
situazione che paradossalmente viene esaltata dal nefasto e vomitevole
conformismo della concordia, peraltro tipico non delle democrazie, ma
dei regimi autoritari.
Chiunque capirebbe che questa governabilità è l’ultima cosa che
davvero serve a questo Paese, che in realtà si tratta di un lenzuolo
funebre intessuto di rinvii, incertezze e soprattutto menzogne, spezzato
da demagogie autistiche, segnato dalla straordinaria incapacità
progettuale che del resto è all’origine della sua nascita. Che si muove
come le zampe della rane di Galvani, quando è attraversata dalla
corrente della vicenda Berlusconi con le sue grossolane supercazzole o
dagli scuotimenti di un Paese vicino al disastro. Si direbbe una
governabilità da coglioni, se i coglioni non fossimo noi che ci
rassegniamo a tutto questo.
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