venerdì 30 agosto 2013

Le tasse, Silvio e le rane di Galvani Di ilsimplicissimus


letta-governo-fini-e-mezziMentre infuria la trattativa per salvare Berlusconi e il ceto politico esprime il meglio del suo repertorio grottesco nel cercare di rendere la giustizia diseguale , si salvano però innanzitutto  le volontà dettate dell’ex cavaliere e si varano tasse che colpiscono tutti in maniera indiscriminata e in modo più pesante pur di cancellare l’Imu.
Chi ha poco continuerà a pagare per chi ha molto perché ormai, anche se non ce ne siamo accorti con la lucidità necessaria, i vincoli di bilancio a cui ci siamo inchiodati e la struttura per caste del modello italiano, assieme all’ideologia liberista che ha fatto da mentore ai primi e da alibi alla seconda, mettono in conflitto la governabilità e l’equità. Così il governo Letta sparacchia tasse come un motore ingolfato o un pistolero rimbambito facendo la parodia di un un esecutivo balneare democristiano, ma dando anche la sensazione di vivere alla giornata dentro uno Stato che ormai pensa soltanto a cercare di mettere assieme i conti, senza nemmeno fermarsi a riflettere sul senso della sua azione e delle conseguenze su un Paese ormai in caduta libera. La maggioranza dell’inciucio come suprema espressione politica non riesce a fare altro che mettere qualche unguento retorico sulle piaghe degli zoccoli duri dei propri elettorati.
E’ uno spettacolo miserabile e torbido che rappresenta un ideale terreno di caccia per i potentati e le camarille, che strizza l’occhio ad ogni senso di irresponsabilità e menefreghismo, come dimostrano le aziende che sbaraccano di notte, che continua a tutelare i vizi (compreso persino quello del fumo), l’egotismo, la dispersione delle risorse, la svendita di beni, la natura ricattatoria dei rapporti. E una governabilità difesa con i denti, ma che trasmette tutto il senso della sua episodicità, inconsistenza, ingiustizia riuscendo perciò ad essere tiranna verso i più deboli e serva discinta per i più forti. Una situazione che paradossalmente viene esaltata dal nefasto e vomitevole conformismo della concordia, peraltro tipico non delle democrazie, ma dei regimi autoritari.
Chiunque capirebbe che questa governabilità è l’ultima cosa che davvero serve a questo Paese, che in realtà si tratta di un lenzuolo funebre intessuto di rinvii, incertezze e soprattutto menzogne, spezzato da demagogie autistiche, segnato dalla straordinaria incapacità progettuale che del resto è all’origine della sua nascita. Che si muove come le zampe della rane di Galvani, quando è attraversata dalla corrente della vicenda Berlusconi con le sue grossolane supercazzole o dagli scuotimenti di un Paese vicino al disastro. Si direbbe una governabilità da coglioni, se i coglioni non fossimo noi che ci rassegniamo a tutto questo.

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