Si sa, agosto è il mese del disimpegno, e niente meglio di un bel sondaggione estivo
su internet ravviva la poche riserve cerebrali consumate dall’afa e
dalle creme doposole. Qualche tempo fa le curiosità mondane avrebbero
riguardato l’ultimo flirt della velina o del calciatore di turno. Oggi
il quizzone estivo di Repubblica concerne nientemeno che l’idea di
sinistra e le parole per descriverla. Segno dei tempi, la sinistra è
divenuta evidentemente una simpatica curiosità a metà fra il gossip e il
divertimento.
Non
bastasse, Repubblica tende sempre a prendersi sul serio, e aprendo la
pagina del quizzone scopriamo che è addirittura la puntata finale di
“un’inchiesta” intitolata Dì qualcosa di sinistra.
I soliti interventi dei soliti soloni della presunta intellettualità
“de sinistra” (in realtà più democristiana di Cossiga e Andreotti) –
l’immancabile Cacciari, il sempreverde Michele Serra, il triste Marco
Revelli, ecc.. – interventi culminanti nel sondaggio sulle parole più
efficaci per descrivere l’idea di sinistra. A dire il vero, fra gli
interventi emerge quello dei Wu Ming,
evidentemente fuori luogo in quel calderone di “benpensantismo” da
liberali democratici che rappresenta quella presunta inchiesta e
soprattutto quel quotidiano. Un intervento che infatti, a giudicare dai
commenti ricevuti, non è stato capito perché non può essere capito in
quel contesto ormai impossibilitato alla recettività culturale
alternativa al pensiero liberale.
Interessante
è però il sondaggio. Nel guazzabuglio di termini stilati per definire
una possibile idea di sinistra, fra i quali spiccano “diritto”,
“libertà”, “dignità”, “gentilezza”, “fantasia” e cose così, fa specie
l’assenza di alcuni concetti che un tempo sarebbe stato ovvio inserire
in una lista del genere. Ad esempio, è interessante notare l’assenza
della parola “Rivoluzione”, un tempo automaticamente associata all’idea
di sinistra; così come “lotta di classe”, o “conflitto”, o
“liberazione”, o molte altre che anni addietro avrebbero sicuramente
descritto il campo della sinistra in opposizione ai concetti culturali
della destra. Oggi queste parole non sono neanche più pensate come
possibili per descrivere un’ipotetica sinistra, e fra le tante che
Repubblica suggerisce non c’è niente che possa lontanamente rimandare a
quei concetti. In fondo, le parole suggerite, nonché quelle più votate,
sono parole inservibili a descrivere una reale frattura fra sinistra e
destra. Lavoro, laicità, addirittura legalità, sono i termini più
votati, termini che non avrebbero problemi a descrivere anche il
concetto di destra. Infatti, al di là della peculiarità berlusconiana,
concetti come legalità o laicità sono patrimonio comune di tutta la
destra popolare europea, e non circostanziano per nulla il compito
storico che dovrebbe attendere alle forze politiche di sinistra.
Proprio
per questo, azzardiamo cosa debbano aver pensato quelle persone che
leggevano di società conflittuali, di lotte, di extraistituzionalità,
nell’intervento dei Wu Ming, parole che immaginiamo abbiano prodotto lo
stesso effetto delle scimmiette danzanti nella testa di Homer Simpson
quando si sforza di pensare. E non è certo per snobbismo intellettuale
che pensiamo questo, quanto per il fatto che ormai esiste una frattura
sociale e politica che divide il nostro modo di pensare e di essere (al
di là delle differenze, anche profonde, insite nella nostra parte) da
quello del vasto mondo liberale, di cui Repubblica e i suoi affezionati
lettori fanno parte. Repubblica, insomma, non fa che spingere per la
creazione della sua “sinistra” del futuro, quella liberale-blairiana,
pienamente accettata dai mercati, solido ceto politico che si alterna al
potere col partito conservatore, in una visione finalmente statunitense
della vita politica. Buon per loro, quello che Repubblica e il PD si
adoperano a costruire è il nemico politico da combattere con tutte le
nostre forze e con tutta la nostra intelligenza.
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