El ga avuo un momento de mona, è il modo
veneziano per dire che a volte anche Omero sonnecchia, per indicare cioè
qualcuno che ha compiuto una scelta dissennata, criticabile anche da
parte chi gli vuol bene, controproducente ed effettuata sull’onda di
impulsi irrazionali.
Oggi lo sappiamo per certo: il sindaco di Cantù che, non solo ha permesso la manifestazione promossa da Forza Nuova
e cui parteciperanno in folto numero delegazione dei partiti neo
nazisti europei, ma ha addirittura deciso di presenziare in veste
ufficiale, non ha avuto un momento de “mona” (organo femminile, nota del
traduttore), ma probabilmente lo è, se rivendica che la sua
determinazione, a dir poco illegale più che improvvida, è frutto di
convinzioni profonde e radicate.
Peggio mi sento: l’uomo, chiamiamolo
così, rivendica di avere agito secondo coscienza. “La mia, dice, è
una scelta di non violenza, di distensione e non significa che io
condivida le idee e i messaggi che verranno proposti durante
quell’evento”.
Insomma si è ispirato a Gandhi, Claudio Bizzozero,
che definisce la sua una “scelta sconveniente” (ma io la chiamerei
infame) in linea con la sua militanza nel coordinamento comasco della
pace.
“Perché io, continua, sono un convinto
democratico. Da sindaco, al di là delle mie idee che com’è noto sono
diametralmente opposte a quelle di Forza Nuova, ho il dovere di
garantire i principi della Costituzione. Andrò al Festival Boreal non
per fare un saluto ma per dire, soprattutto a chi viene dall’estero, che
sono ospiti di una città parte di una Repubblica che nel 1948 si è
dotata di una Costituzione che garantisce a tutti di manifestare il loro
pensiero riunendosi pacificamente e senza armi”.
Ne hanno fatti di danni i liberi interpreti del libero pensiero di Voltaire: “Lo
ripeto: proclama, sono un convinto democratico, e di conseguenza
antifascista. Ma la libertà di pensiero, va garantita a tutti.. e se mi
mi imbarazza che un ex ministro della Repubblica (Calderoli)
dica che Kyenge assomiglia a un orango, ma non per questo, pur non
condividendo nulla del pensiero leghista, vieterò alla Lega di fare la
sua festa a ottobre qui, nello stesso spazio che ho concesso a Forza
Nuova. Vale il medesimo discorso”.
A una così supponente ignoranza di Gandhi
come di Montesquieu, di Stuart Mill come di Bobbio, ma anche di
storia e di diritto costituzionale, si dovrebbe rispondere solo con la
richiesta di dimissioni e successiva incandidabilità, e con
l’imposizione di ripetere la scuola dell’obbligo.
Ma non stupisce. In fondo, il sindaco di
Cantù è un volto esemplare prestato alle larghe intese: eletto da una
coalizione fotocopia di quella governativa, quindi incline, per indole
più che per scelta, a quell’inciucio eufemisticamente chiamato
pacificazione. Frutto dell’alimentazione forzata del più becero
stereotipo dei nostri giorni: il superamento delle categorie e delle
ideologie destra e sinistra, smentito appunto proprio dall’evento che
sponsorizza e che dimostra che la destra
c’è, viva vegeta e nutrita da una folta pletora di imbecilli
bipartisan. Affine al ceto dirigente del Pd, allegoricamente
testimoniato da quel Violante che alterna la legittimazione dei ragazzi
di Salò
e dei condannati in Cassazione. E omogeneo con gli esponenti dell’altro
partner, nonché padrone dell’alleanza di governo, laddove appunto
spaccia per democratico e rispettoso della carta un comportamento fuori
dalla legge, compresa quella morale: la militanza fascista, esplicita
apologia di reato, così come l’evasione e la corruzione. Eh si, è
proprio un uomo delle larghe intese, preda di quello stato confusionale
indotto da anni di leggi ad personam, di oltraggi alla Carta, di
golpismo e eclissi democratica, che ha stravolto i capisaldi dello stato
di diritto, ridicolizzato la giustizia, favorito autoritarismo,
razzismo, svuotamento del parlamentarismo e della rappresentanza.
Le esternazioni dello scolaretto asino
gettano una luce inquietante sul periodico riaffacciarsi del partito dei
sindaci, largamente rappresentato per ora da soggetti improvvisati,
eredi degli sceriffi, amministratori inadeguati, assoggettati a poteri
forti locali e non solo, al cui inventario di difetti e perversioni
possiamo adesso aggiungere la pericolosa patologia del Bizzozero, quel
grave offuscamento della coscienza, quel disorientamento
spazio-temporale, quel disturbo della percezione, che lui chiama
pacifismo, ma che – guarda un po’ – assomiglia da vicino al fascismo.
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