Mancava soltanto quella dichiarazione del presidente del Consiglio,
quelle parole di puro e semplice disprezzo per la seconda parte della
Costituzione, a mettere il sigillo sul sentimento e sul rispetto col
quale il governo delle larghe intese si appresta a cancellare la Carta
approvata dall’assemblea Costituente il 22 dicembre del 1947.
Per capire lo spirito di allora, ricordo i titoli di un paio di
quotidiani. l’Unità: «La Costituzione antifascista e repubblicana
approvata in una storica seduta alla Costituente». il Popolo: «Approvata
la carta Costituzionale del nuovo Risorgimento italiano».
Un altro secolo, un’altra politica. Oggi il capo del governo precisa
che bella è soltanto la prima parte, quella dei principi. Tutto il resto
no. Come se fosse separabile, come se grandi maestri, a cominciare da
Leopoldo Elia, non avessero passato la vita a spiegare che la
Costituzione è una cosa sola. Una cosa che può essere aggiornata,
secondo le procedure dell’articolo 138, ma non stravolta. Cambiare
totalmente la seconda parte, modificando almeno 60 articoli come spiega
Alessandro Pace, significa scrivere e far approvare un’altra
Costituzione, che avrà alla fine altre firme. Meglio non pensare quali.
Almeno Enrico Letta ha avuto il coraggio di dichiararlo. Gli altri
fingono di ignorare dove si andrà a parare, avendo imboccato la strada
della violazione dell’articolo 138. La risposta a questo progetto la
daranno il 12 ottobre a Roma tutti quegli italiani che si riconoscono
nel manifesto “la via maestra” sottoscritto da Lorenza Carlassare,
Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, don Luigi Ciotti e Maurizio
Landini. Associazioni e cittadini insieme, migliaia di adesioni sotto
quelle cinque firme. Dopo la grande manifestazione del 2 giugno scorso a
Bologna, dopo la raccolta di firme del Fatto . Molte iniziative che
confluiranno in una sola piazza pacifica e decisa. Nel rivendicare tutti
i diritti calpestati in questa fase politica, a partire dal diritto
alla Costituzione del ’47-’48 che non siamo disposti a vederci scippare.
Mi provoca un certo fastidio pensare che mentre scrivo queste poche
righe i “saggi” del comitato presieduto da Luciano Violante stano
facendo la valigia per esser trasportati nell’albergo di Francavilla per
trovare, in un dorato “ritiro”, quello che una volta si chiamava lo
“spirito costituente”. Il che significa sostanzialmente per trovare fra
loro l’accordo fra premierato e presidenzialismo.
Oggi Il Sole 24 Ore
ci informa che la scelta è già stata fatta, sarà “soltanto” un
rafforzamento dei poteri del premier, la trasformazione del Senato in
Camera delle autonomie (non sarà chiamato nemmeno a dare o togliere la
fiducia al governo), la diminuzione dei deputati (da 630 a 480). Basta
dunque con il Bicameralismo, tanto vituperato (anche se il dubbio che
alle volte la seconda lettura possa averci risparmiato oscenità e
porcate mi pare legittimo, dato il livello dei politici che scrivevano
le leggi). Pochi deputati, scelti accuratamente dai dirigenti politici. E
un premier forte, che possa prender decisioni in fretta e in
solitudine, senza le “catene” del Parlamento. Un salto nel buio. E
nessuna certezza che invece, alla fine, sia con questa che con una
prossima maggioranza non si imbocchi la via del presidenzialismo. In
mezzo alla tempesta, noi abbiamo scelto di distruggere le basi del patto
che ci ha tenuto insieme. Invece di aggiornare punti specifici della
Carta, abbiamo scelto di stravolgerla. Da qui, dalla protesta per questo
“furto” storico di democrazia, la manifestazione del 12 ottobre. Da li,
la “Via maestra” ci indicherà come riempire di contenuti il vuoto in
cui ci ha lasciato il fallimento della politica. Non nasceranno né un
nuovo governo, né un nuovo partito. Ma, spero, un comune sentire e una
comune cultura dei diritti e dei doveri che dovrebbero essere la base di
ogni politica futura che abbia a cuore la solidarietà, la legalità e la
giustizia. Che si fondi sulla prima parte e sulla seconda parte della
Costituzione: un patrimonio che non deve essere nella disponibilità di
nessun governo e di nessuna istituzione.
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