L’ultima frontiera dei reality, subito
prima degli adolescenti posseduti da fantasmi di una vita precedente e
dell’esecuzione in diretta, con tanto di patibolo e il condannato che
frigge sulla sedia, è il lascia o raddoppia sul Corano con un neonato in
premio per il vincitore.
Oggi televisioni e quotidiani
intervistano massmediologi e sociologi sulla tvcattivamaestra, primato
dei simulacri, decodificazione aberrante della verità, potenza dei mezzi
di comunicazione.
“Il dispositivo televisivo è ossessionato
dalla realtà, chiosa Carlo Freccero, e il reality, un “terzo livello”
oltre il documentario e la fiction, traduce la realtà in gioco”,
commentando lo show pakistano che ha offerto bambini abbandonati alle
coppie concorrenti, grazie alla collaborazione di una Ong “dedicata”
all’infanzia che difende l’iniziativa.
Si grida allo scandalo.
Ma ci deve essere uno strano gioco di
prospettive, che allontana e avvicina, esalta e spegne l’indignazione e
la partecipazione, ad intermittenza, come le lucette dell’albero di
Natale.
Ci devono essere bambini e bambini.
Ci sono quelli molto più lontani messi in
palio e per i quali ci si commuove più comodamente, quelli più vicini
di là dallo Ionio, che svengono per la fame, dai quali è preferibile
distogliere lo sguardo perché ci parlano di un non troppo remoto e
impossibile futuro a portata di fame.
Ci sono bambini lontani anche di
due o tre anni offerti come prede sessuali, a volte dagli stessi
genitori annichiliti dalla miseria, in paradisi turistici come
passatempo di mariti e fidanzati molto vicini.
Ci sono bambini lontani,
gli stessi che compaiono sui manifesti a propagandare fratellanza, che
cuciono tomaie, lavorano con le colle e le respirano per stordirsi.
Ci
sono bambini vicini che anche loro respirano veleni in città su un bel
mare, anche quello intossicato e si ammalano e muoiono prima di
diventare grandi e anche prima di aver giocato e nuotato in quel mare.
Ci sono bambini che hanno subito oltraggio da chi doveva vigilare sulle
loro anime e che li ha condannati all’eterna memoria della violenza e
della perversione.
Ci sono quasi bambine, appena adolescenti, non molto
lontano da qui, caricate sui pullman e scaricate sulla strada.
E altre,
ragazzine, offerte in cene eleganti.
E altre che minacciano il suicidio
perché costrette a matrimoni imposti nell’età nella quale si gioca alla
casetta. Ci sono bambini messi in palio perché nel loro paese non
esistono leggi sull’adozione e ci sono bambini che crescono negli
istituto e nell’ignoranza dell’amore perché invece esistono leggi
trappola, capestro e trabocchetto, che ostacolano chi vorrebbe
prendersene cura, per una malintesa interpretazione delle leggi di
natura che legittimano genitori indegni, ma proibiscono ad altri di
esserlo, magari perché sono dello stesso sesso, o persone single.
Che brutto reality è la vita se così
tanti bambini sono vittime, se non hanno voce né per ridere né per
gridare, se è triste il loro presente e buio il loro futuro.
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