No, non riesco ad esultare. Immagino non
fossero raggianti, forse appena appena sollevati i cittadini di
Chicago, per via della modesta condanna per evasione fiscale del
pericolo pubblico n.1, Al Capone. A differenza di Renzi, io Berlusconi
lo voglio ad Alcatraz, e a differenza di molti post garantisti, oltre
alla condanna della storia, per chi viola la legge, esigo anche quella
giudiziaria. Inoltre non considero superfluo il valore simbolico del
castigo per i trasgressori, della gogna esemplare per i colpevoli ed
anche per gli astanti, compresi quelli che sferruzzano a Place de la
Concorde.
Ma condannato il volto prestato, che
continua a imperversare indisturbato in tutte le reti mediaset e
diversamente private, il fenomeno chiamato berlusconismo continua, come
ha scritto il Simplicissimus http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/08/02/vinta-una-battaglia-non-la-guerra-il-berlusconismo-continua/
, tra ipocrita riprovazione e patetica indulgenza, tra riconoscimenti e
disconoscimenti, via misurazioni della percezione e sondaggi tarocchi,
bignami di giurisprudenza e realpolitik de noantri.
La imitazione nostrana di grosse
koalition, questo blocco affaristico- clerical- populistico quanto
anti-popolare, vige ed è probabile vigerà, con o senza Berlusconi,
rispecchia un’italietta incanaglita, con una classe politica sempre più
strutturata su una logica di ceto, sempre più remota e separata da tutto
ciò che sta “in basso”, cittadinanza, lavoratori o mai occupati,
movimento o elettorato, società civile o astensionisti. Con gli attori
di una narrazione pubblica che ha sempre meno a che fare con
l’esperienza vissuta di ognuno di noi, che procede e si riproduce lungo
quella traiettoria che va dai media alla classe politica e dalla classe
politica ai media, che ogni giorno ci dicono che cosa è il mondo che
conta, che cosa deve essere assunto come realtà: smart city, Expo,
modernità, profitto, egemonia e benefici del privato, profittevole
progresso, euro e europa, e cosa al contrario sta fuori, esecrata come
marginale e disfattista, che non ha corso legale anche se è legale,
costituzionale, morale, democratica. Si tratta di un racconto pubblico
persuasivo, fatto di gossip e gergo, nel quale si materializzano figure
inconsistenti e grigie ma molto troppo loquaci, nel quale le vite
vissute, le nostre non contano, perché vale la parte assegnata in
commedia, l’ultima immagine a Porta a Porta, l’annuncio imbonitore al
tiggì.
Il fatto è che Berlusconi e l’Italia si
sono berlusconizzati reciprocamente, nel loro intimo, nei comportamenti
più profondi, nelle emozioni e nelle immagini del mondo che si
proiettano e si portano dentro. Non è bastata una brezzolina elettorale,
che anzi confondeva i campi fino alla coincidenza di principi e
programmi, non basterà la ventata giudiziaria a ripulire l’aria dei
miasmi tossici, a fermare il contagio delle sacche infette, fatte di
conservazione oscena di privilegi, di rancore e ambizione, di antichi
egoismi e nuove volgarità. Il condannato non è un errore nel meccanismo
di riproduzione genetica della classe dirigente italiana: è un fenomeno
antropologico, la faccia ridicola e plastificata di un tipo umani che
si è formato in quel processo di de-costruzione morale, civile e
sociale, nel quale lavoro, diritti, ideologie sono stati smantellati,
trasformando il produttore in consumatore – quando ci sono soldi da
spendere, l’elettore in utente, i diritti in elargizioni, le garanzie
conquistate in erogazioni arbitrarie continuamente ridiscusse.
In questa tramortita contemporaneità,
annichilita da nuove povertà, perdite inattese, principi etici irrisi e
sovranità espropriata, di rapina dei suoli identitari personali e
collettivi, i messaggi pop, pubblicitari e persuasivi del grande
venditori hanno agito come una rassicurazione, con la sua
semplificazione governante, quella del ghe pensi mi, in grado di
condensare le categorie astratte per non dire nemiche della politica e
delle istituzioni, in una figura sola, che sorride e minaccia, chiede e
promette, entrando in sintonia con fastidio diffusa tramite Imu, che
interpreta il malessere per la burocrazia, tramite licenze condoni, che
testimonia il disappunto per le tasse tramite evasione.
Si, non mi riesce di esultare, in troppi,
a cominciare a chi sta in alto sul colle, stanno confezionando lo
sfilatino con dentro la lima, per liberare l’influente condannato e
quelli che rappresenta e interpreta.
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