All’indomani della bufera mediatica che mi interessò nel settembre 2012, queste furono le parole, fuori dal coro, di Pizzarotti.
Molti portavoce grillini (anche amici) dopo avermi portato su un
piedistallo per anni e aver chiesto il mio aiuto in campagna elettorale,
mi scaricarono in pochi minuti dandomi del furfante e del venduto
facendo così gioire l’ego del bi-leader che mi aveva lanciato contro la
fatwa via blog. Pizzarotti non si mischiò nel linciaggio dell’impuro,
anzi rilanciò con la famosa frase “un congresso è auspicabile” che
poteva suonare come: abbiamo necessità di un confronto, perché qualche
problema nel movimento c’è e non è Favia. Non è un caso che un’altra
consigliera, Federica Salsi, in seguito a dichiarazioni del genere, entrò nella black list e poi alla prima scusa fu espulsa.
Basterebbe già questo, conoscendo il carattere autoritario ed assolutistico dei proprietari del brand, per intuire che dietro i tweet glaciali di questi giorni si nascondano vecchie questioni e non un malinteso.
La più indigesta per la diarchia milano-genovese è però quattro mesi prima. Il peccato originale di tutte le espulsioni.
E’ il maggio del 2012 ed io, anche se in pochissimi lo sapevano, ero già separato in casa con Casaleggio. Motivo iniziale del conflitto? Questo blog che state leggendo.
Ma è un’altra storia. Il risultato della mia tensione con lo staff fu
un attacco generalizzato a tutto l’M5s dell’Emilia-Romagna. Il nostro
era il gruppo più compatto e strutturato d’Italia, numeri alla mano e
visto come un modello dal resto del movimento. Non solo, volevamo
convincere Grillo a scaricare la politica marketing e opaca stile
Casaleggio per una democrazia reale (cercasi Democrazy day). A pagare il
conto dell’attacco folle e paranoico fu Valentino Tavolazzi.
Valentino (eletto a Ferrara) non era un consigliere qualunque per l’M5s
regionale. Se io ero quello più in vista, l’ariete mediatico, lui era
il tecnico, il più preparato e stimato, da tutti. Fu scaricato con dure righe, un PS.
Il motivo? Aveva criticato Grillo e Casaleggio con un commento sul
blog. Lo so per certo perché Grillo quel giorno mi telefonò. Così ebbe
inizio l’epoca dei PS. Fu uno shock, l’inizio di un brutto sogno.
Pizzarotti (non è un caso che grillo gli abbia dedicato la formula del
PS), come tutti noi, visse quell’espulsione e quello che ne conseguì
piuttosto male. Ma c’erano le Comunali di Parma a breve e noi (questo a
Casaleggio dava molto fastidio) eravamo una comunità regionale compatta e
solidale. Testarda. Sgobbammo tutti per le elezioni, anche l’espulso
Tavolazzi, ed il risultato arrivò. Federico era diventato sindaco.
Neanche
finita la sbornia della festa e il neosindaco cercò subito un direttore
generale per mettersi al lavoro con qualcuno di competente e fidato. Lo
chiese a Valentino, cosciente del rischio che correva, ma Parma veniva
prima e quella era la scelta migliore. Appena i capi lo seppero non la
presero bene e partì la telefonata della Casaleggio Associati. O Parma mollava Tavolazzi o loro mollavano Parma. Il bi-leader valutò di non poter attaccare direttamente Pizzarotti, ma in quel momento si consumò la prima rottura.
Venne pubblicato un post dicendo che l’espulso Valentino si era
autocandidato e che il grande burattinaio dell’operazione fosse il
sottoscritto con lo scopo di spaccare il movimento. Delirio puro. Noi
avevamo già contezza che Grillo spesso sul blog mentisse, ma non
pensavamo che potesse arrivare a una manipolazione di quella portata
cosciente della falsità di quello che stava scrivendo.
Chi fa
credere che sia stato tutto un malinteso nato per scarsa comunicazione
tra i due, o non conosce la storia del M5s o non conosce Beppe Grillo. Lui e Casaleggio non fanno nulla a caso
e sono perfettamente coscienti delle conseguenze delle loro uscite, di
ogni virgola che scrivono su quel sito. Probabilmente tutto rientrerà
(non conviene a nessuno dei due la rottura) e si faranno vedere insieme
alla prima occasione utile. Ma intanto quello che è successo è un chiaro
messaggio al resto del movimento: non ho piena fiducia in quel ragazzo.
Ma perché ora e non prima?
Le
dichiarazioni sulle espulsioni sono state la goccia, e ora che il brand
è forte è più facile osare. In Emilia-Romagna infatti mancava ancora un
“PS” e c’erano dei conti in sospeso. Federico è rimasto l’unico (o
quasi) di quella lista di proscrizione regionale a essere saldamente in
sella, non solo come portavoce, ma anche come punto di riferimento per un pezzo del movimento.
Ora
l’M5s è in vetta e i piccoli sgobbatori locali non sono più così
importanti. Il sindaco col suo equilibrio e col suo realismo, con i suoi
toni rispettosi delle altre persone, è all’antitesi del grillismo parlamentare, talebano e di propaganda. Il nuovo mondo del M5s è quello dei Di Battista, degli scontrini nascosti e delle diarie ipertrofiche, di quelli che con efficace retorica da ventennio urlano in Tv “morirei per il mio paese” o in aula “boia chi molla”.
E’ l’M5s dei Di Maio che imperversano nei salotti da Vespa a Giletti
con gli argomenti concordati, l’M5s del “facciamo man bassa dei voti”
giù le tasse, via Equitalia e fuori dall’Euro. Tutto facile no?
Quelli
del primo movimento invece (quando Di Battista votava Veltroni e noi
già eravamo in trincea a dichiarare guerra al Pd) che ci hanno messo
sudore, intelligenza e passione, senza poltrone, soldi e voti
all’orizzonte, ora al bi-leader non servono più. D’altronde, nel M5s,
basta un PS per spegnere una persona.
Ora si
mettano i pompieri in azione con le supercazzole, ma ormai il messaggio
Grillo l’ha lanciato: ‘Caro Pizza, attento, possiamo fare anche senza di
te’. Ma forse anche qualcun altro dovrebbe fare attenzione, perché se
viene cacciato anche Federico Pizzarotti, la scissione al M5s questa volta non gliela toglie nessuno. Le fuoriuscite nel silenzio dei media, sono in costante aumento e alla fine queste forze saranno destinate a riunirsi.
Ps. Io sono dietro Pizzarotti, solo nella foto dei festeggiamenti di Parma e al massimo nella testa del gomblottaro di turno.
Pps.
per i bugiardi seriali: non sono in nessun processo, non sono mai stato
rinviato a giudizio, non sono nemmeno indagato e sono stato il primo in
Italia a denunciare i “casi Fiorito”.
Nessun commento:
Posta un commento