Per i trentenni di oggi tempi triplicati per il sogno di un tetto. E l’Italia non cresce
Quanti anni ha perso il nostro Paese? Ma
soprattutto quanti ne stanno perdendo oggi quelli che ci vivono? Per
misurare concretamente questa perdita abbiamo deciso di guardare alle
case, al loro prezzo e al lavoro per offrire una prima, limitata ma
intuitiva, misura di questa sconfitta.
La mancanza di crescita italiana è straordinaria se confrontata con le altre economie
sviluppate nell’ultimo decennio. Tra tutte le economie dell’Ocse,
l’Italia è il paese che ha avuto la minore crescita media del reddito
reale pro capite. Se possibile in realtà il dato è perfino peggiore:
l’Italia è l’unica delle economie sviluppate ad avere un tasso di
crescita del reddito medio negativo nell’ultimo decennio. Mentre dal
2001 al 2011 in tutte le economie sviluppate ed emergenti, il reddito
reale medio è cresciuto, magari anche di poco, in Italia è calato. Ci
ritroviamo nel 2012 ad essere mediamente più poveri di ben dieci anni
fa. Non siamo più poveri del 2007, ma del 2001. È un dato
impressionante.
Figura 1 - Crescita media del reddito reale pro capite
Da quando l’Italia ha smesso di crescere, si è verificato un cambiamento radicale
nella struttura della società italiana. E’ un cambiamento che ha a che
fare con il ruolo e il riconoscimento del lavoro. Forse non è immediato
per tutti comprendere cosa significa concretamente la mancanza di
crescita economica. Se si perde il lavoro oppure si comincia a pagare
l’IMU sulla prima casa o un ticket sanitario per cui prima si era
esenti, se ne ha un primo senso. In realtà però il cambiamento dovuto
alla mancanza di crescita economica è più profondo, riguarda tutti queli
che lavorano ed lo si percepisce davvero solo se si guarda alle scelte
fondamentali che scandiscono la vita delle persone.
Tra tutte le scelte che le persone compiono durante la propria vita, una tra le più caratterizzanti è certamente l’acquisto della propria abitazione.
Utilizzando l’indagine sui bilanci delle famiglie italiane di Banca d’Italia, ci siamo perciò chiesti quanti anni impiegherebbe un trentenne, in media, per comprare casa se potesse impiegare tutto il proprio reddito per farlo. La risposta è poco più di 10 anni. Se poi, invece della casa media, ci riferissimo ad un appartamento di 100 metri quadrati, sarebbero necessari più di 12 anni. Se 10 o 12 anni non sembrano molti – i mutui accesi dalle famiglie sono ben più lunghi, si tenga presente che questo esercizio assume che le persone spendano il proprio intero reddito annuale per comprare casa.
Utilizzando l’indagine sui bilanci delle famiglie italiane di Banca d’Italia, ci siamo perciò chiesti quanti anni impiegherebbe un trentenne, in media, per comprare casa se potesse impiegare tutto il proprio reddito per farlo. La risposta è poco più di 10 anni. Se poi, invece della casa media, ci riferissimo ad un appartamento di 100 metri quadrati, sarebbero necessari più di 12 anni. Se 10 o 12 anni non sembrano molti – i mutui accesi dalle famiglie sono ben più lunghi, si tenga presente che questo esercizio assume che le persone spendano il proprio intero reddito annuale per comprare casa.
L’informazione veramente importante non è però
quanto ci impiegherebbe un trentenne oggi, ma quanto ci impiegava lo
stesso trentenne 30 anni fa, cioè nel 1980: la risposta è tra 3 anni e
mezzo e 4 anni e mezzo.
Questa è la misura più sconcertante della mancanza di crescita economia:
il lavoro non conta più come una volta perchè un trentenne non può più
permettersi di comprare l’appartamento medio in un tempo ragionevole se
vive solamente del proprio lavoro. È facile capire che tipo di paese sia
quello in cui l’acquisto della casa dipende dai risparmi dei genitori:
un paese senza mobilità sociale. Non abbiamo scelta se non pensare a
quali politiche economiche possono farci tornare a premiare il lavoro.
Figura 2 - Numero di anni per acquistare appartamento con un reddito medio da lavoro dipendente per chi ha da 30 a 40 anni
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