C’è
qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico. Il nuovo è il caporale
Renzi che tenta di scaricare le difficoltà sul potere europeo che gli
ha cucito la divisa, l’antico è il berlusconismo che trasuda da ogni
poro, solo un po’ attualizzato: i disegnini di Silvio alla lavagna sono
sostituiti dalle diapositive di Powerpoint, le brochure da Costa
crociere rimpiazzate dal twitteraggio dei gohst accounter, le promesse
di andarsene a fronte delle promesse mancate, vengono surrogate da
ancora più vaghe dichiarazioni di buffonaggio molesto.
Ma tutto è uguale a prima, senza alcuna direzione che non sia quella
di mantenere il potere, senza nemmeno il tentativo di mettere mano a
qualcosa di strutturale che non sia la legge elettorale destinata alle
magnifiche sorti del’oligarchia: lo sconto Irpef fino ai famosi 80 euro,
rimane un fatto emergenziale e oltretutto assolutamente inutile a
risollevare la domanda visto che gran parte dell’elemosina è già
impegnata per gli aumenti di altri balzelli, le pensioni restano un
bancomat al quale attingere senza vergogna, anche qui con provvedimenti
volanti e senza un piano di riequilibrio organico che consenta di
mantenere il sistema pensionistico meno drammaticamente iniquo e allo
stesso tempo sostenibile, mentre il risparmio degli italiani viene
impegnato per stare dentro al maledetto 3%.
Il famoso piano casa è una sorta di presa in giro perché diminuisce
corposamente la tassazione per i proprietari a fronte di affitti
concordati appena appena inferiori a quelli di mercato, spaccia un
elemosina per la morosità incolpevole di 40 milioni all’anno a fronte di
quasi centomila sfratti, per un grande intervento di 266 milioni,
sperando che la cifra rimanga in mente e ci si scordi che i milioni sono
spalmati su sette anni e che alla fine si tratta di 20 euro al mese per
chi non ha più casa. E come ciliegina, parla di un piano per il
recupero dell’edilizia popolare che non è altro se non un progetto
mutui per ristrutturazione da addossare agli assegnatari, con quale
successo lo lascio immaginare.
Del lavoro meglio non parlare, come già si poteva intuire dal nome
Job Act: di certo c’è solo lo sbaraccamento della cassa integrazione
sostituito da una fumosa promessa di sussidi non quantizzati e dalla
precarietà come norma. Non appena venduto come il sol dell’avvenire gli
80 euro di sconto irpef, l’idea di una sola tipologia di contratto è
stata dismessa come una pelle tarlata. In compenso i contratti precari
sono stati portati da 12 a 36 mesi, senza il requisito di causalità,
ossia senza i motivi per l’assunzione in modo che sia possibile affidare
qualunque mansione e licenziare senza alcun motivo apparente. Però c’è
tutto un apparato decorativo di cazzate contemporanee, formazione,
stage, aggiornamento che hanno un buon sound, ma che di certo servono a
ben poco oltre che a produrre lavoro gratuito o a basso costo. Oltre che
ovviamente a mantenere un apparto corsistico di pessima qualità e di
costo esorbitante.
Insomma alla fine del rutilante trailer di Renzi rimangono gli 80
euro al mese per pagare i nuovi balzelli comunali e non, una sorta di
giro di cassa più complesso con presa in giro incorporata. quella che la
minoranza Pd pensa che sia politica di sinistra, facendo comprendere a
tutti in quale stato comatoso sia. In un Paese normale sarebbe già una
clamorosa sconfitta, una evidente patacca, ma su quelli punta Renzi per
evitare di dirsi buffone, pronto, c’è da giurarci, a smentirsi
immediatamente caso mai non si possa arrivare a questa donazione che ha
tutte le caratteristiche della temporaneità. Anche il buon Silvio, non
si è mai dimesso pur senza aver ottemperato a nessuna delle promesse
fatte: una scusa la si trova sempre. E in questo sono maestri proprio i
buffoni.
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