martedì 11 marzo 2014

Quello che ho da dire su Flores, Camilleri e la lista Tsipras

tsipras_EUROPAFlores e Camilleri, dimettendosi da garanti hanno compiuto un gesto grave e sbagliato.
Quando Alexis Tsipras è venuto al Teatro Valle ha detto una cosa semplice, lineare e inequivocabile. Il candidato alla Commissione Europea aveva rimproverato la nostra sinistra “divisa ed errante”, invitandola a mettere da parte le “differenze” e a fare qualcosa “tutti insieme”. “Ho accettato di essere qui” – disse Tsipras – “non per entrare a far parte della politica italiana o per mettermi in mezzo alle vostre contrapposizioni, ne’ tantomeno per essere a capo di un nuovo partito politico. Sono tra voi come uno di voi, solo per portarvi l’esperienza di chi è arrivato a un passo dal governo, per unire e non per dividere.
Un concetto tradotto con un semplice slogan: bisogna fare tutti un passo indietro per farne due in avanti.”
Ecco: Camilleri e Flores non hanno avuto né la sensibilità politica né l’intelligenza umana di convivere con le contraddizioni che inevitabilmente il loro progetto avrebbe generato, e che andavano condivise faticosamente, direi con sofferenza.
Hanno preferito percorrere il facile solco tracciato in tutti questi anni dal frazionismo e dal settarismo, comportandosi come antichi capipartito bizzosi e irascibili: non vedendosi accontentati si sono prima offesi poi pubblicamente tirati fuori, cercando come sempre in questi casi la più ampia risonanza mediatica possibile in modo da fare più danno possibile.
Bravi.
Qualcuno a questo punto mi chiederà del merito. E il merito sono le candidature, un banco di prova delicatissimo in cui ovviamente sarebbero venute a galla tutte quelle contraddizioni che è molto più facile annullare in un documento astrattamente unitario, o sedare in un’assemblea, che gestire giorno per giorno.
Invece non è possibile annullarle come per incanto: bisogna conviverci. Che senso ha avuto l’alzata di scudi di Camilleri per Sonia Alfano quando era stato enunciato fin dal principio che non si poteva presentare chi aveva avuto un incarico elettivo regionale o nazionale negli ultimi 10 anni? Derogare su Alfano avrebbe avuto come immediato effetto quello di ritirare dentro tutto il vecchio ceto politico che giustamente si voleva lasciar fuori.
E veniamo al caso Battaglia. Dico subito che nel merito del caso Ilva non ho certo una posizione politicamente benevola nei confronti di Vendola. E questo può essere ben riassunto con quanto scrissi all’epoca dello scandalo delle intercettazioni. Ma come si può pensare che un partito come Sel che con grande fatica (e sorpresa) si spacca al congresso decidendo di non presentarsi alle elezioni per appoggiare il progetto Tsipras, che decide di annullarsi completamente come lista, non abbia a quel punto neanche il diritto di presentare delle candidature di persone incensurate e senza incarichi parlamentari?
Come si può inoltre accettare che un candidato (qualunque esso sia), in questo contesto ponga l’aut aut: “io dentro e tu fuori”, come in una qualsiasi lotta intestina tra correnti? Ha senso in una lista che presenta candidature che tengono dentro dai No Tav a Curzio Maltese un atteggiamento di totale contrapposizione?
Allora tanto valeva che la lista Tsipras si presentasse da sola facendo la fine dell’ennesimo frammento di sinistra in competizione con tutti gli altri. Invece la posta in palio è molto più alta, ambiziosa e vitale, anche per il futuro del Paese.
La linea passata a Rimini ha spiazzato tutto il ceto politico Vendoliano, in particolare quello che non vede altro approdo che una confluenza nel Pd (Questo Pd, quello di Renzi…). Un risultato a mio modo di vedere insperato e salutare.
Ebbene, anche a fronte della fortissima contraddizione che c’è a Taranto sull’Ilva bisognava che Flores e Camilleri dessero come garanti della lista una prova ben diversa di unità e compattezza: gli altri garanti hanno provato in tutti i modi a convincere Battaglia a convivere con quella che sicuramente per lei è una contraddizione lacerante. Non ce l’hanno fatta.
Il problema però non è la scelta della Battaglia ma quella compiuta da Camilleri e Flores, che hanno deciso su questa vicenda di vanificare quanto sin qui avevano contribuito a costruire consumando il loro malessere montato sui casi Alfano e Casarini.
La costruzione di una lista unitaria fra soggetti diversissimi e molto conflittuali fra loro è una scommessa difficilissima, non un pranzo di gala: ci vogliono cabeza, corazon y cojones. Flores e Camilleri hanno dimostrato di non averli e di non aver capito nulla di quanto detto e auspicato da Alexis Tsipras.
Peccato.
Paolo Soglia

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