A
quanto pare i servizi americani, si sono fatti cogliere di sorpresa
dalla reazione della Russia al colpo di stato filo occidentale in
Ucraina e anche da quella di rigetto della popolazione sia in Crimea che
nelle regioni orientali del Paese. Il direttore della National Security
Agency, ancora il 27 febbraio, a poche ore dalla formazione del nuovo
governo di Kiev, sosteneva che anche le manovre militari russe ai
confini dell’Ucraina erano un bluff e che Mosca alla fine non avrebbe
reagito.
Purtroppo l’Europa, non si sa bene grazie a quale mandato, si è fatta
trascinare mani e piedi dentro questa irrealtà e dentro un confronto
con la Russia che era stato evidentemente venduto da Washington come una
passeggiata. Le cose come sappiamo sono andate diversamente, mettendo
gli Usa in grande imbarazzo, quando anche un bambino avrebbe capito che
le cose stavano diversamente da come le presentavano i servizi. Del
resto la pretesa di conoscere la realtà, non operando sul campo, ma
attraverso la ricognizione elettronica, ha rivelato ancora una volta
tutti i suoi limiti: starsene con le cuffie davanti a uno scanner con la
scatola di ciambelline a fianco non è certo il modo migliore di
conoscere il mondo, anzi è il modo perfetto di rimanere dentro un
piccolo universo autoreferenziale alla star and stripes dove magari
s’immagina che Putin riveli le sue intenzioni su Twitter o sul cellulare
e venga così intercettato. Oppure che attraverso i social network e le
mail si possa davvero arguire quali saranno le reazioni della
popolazione. Un metodo magari efficace per il controllo di piccoli
gruppi, ma ridicolo su larga scala. Qualcosa che assomiglia ai
videogiochi, così come le azioni killer dei droni comandati col
joystick, anche se qualche volta bisogna arrendersi al game over, come
nel caso dell’Ucraina. E d’altronde non stupirà sapere che un wargame
sull’Ucraina è stato effettivamente prodotto ed è disponibile on line:
un motore software calcola le conseguenze delle azioni dell’una e
dell’altra parte.
Però qui non è questione solo di metodi e di errori, dietro c’è
qualcosa di molto più inquietante e sono i sempre più evidenti sintomi
di autismo della maggiore potenza del pianeta che ormai non riesce più a
confrontarsi col mondo, ma solo a spiarlo e le cui azioni e reazioni
consistono sempre di più in azioni militari dirette o indirette
attraverso il finanziamento di gruppi di qualsiasi risma. Il fatto è che
le azioni belliche, specie contro avversari di gran lunga inferiori per
capacità, sono psicologicamente facili, non implicano lo sforzo di
capire e di confrontarsi, di mettere in piedi complesse strategie e non
richiedono che qualche balla di copertura, magari clamorosa, qualche
valore apocrifo da dare in pasto al pubblico (la democrazia è molto
gettonata) e qualche benvenuto soldino al complesso militare e al Pil.
Certo anche qualche morto, ma solo tra i poveracci delle periferie
cittadine e delle campagne catturati dal culto del sogno americano. Ne
uccide più Hollywood della spada.
Come si vide qualche anno fa ad Haiti, gli Usa non riescono ad uscire
dalla logica dell’intervento militare anche di fronte al generale
terremoto, come se si fossero accorti che il tentativo di omologazione
del mondo a sé, non solo non ha aumentato il potere di attrazione, ma ha
creato nuovi potenti sfidanti. Ed è in questo clima che è maturato il
progetto di impadronirsi politicamente dell’Ucraina per fare una base
del proprio sistema missilistico. E la Nato ha seguito docile. Anzi no
l’Europa, ma alla fine temo si ratti solo di nominalismi senza
importanza.
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